Sciopero Generale e spese militari

Non è stato un successo numerico, è vero. E anche il riscontro tra la cittadinanza dell’anticamente rossa Reggio Emilia ha alternato qualche pacca sulla spalla, una contestazione (una signora dall’abbigliamento “diversamente povero”), e tanta indifferenza.

Ma lo sciopero generale proclamato dalle sigle del sindacalismo di base, l’Usi-Ait, la Cub e la Sgb è stato ugualmente essenziale ed in un certo senso riuscito, per almeno due motivi differenti. Su un piano prettamente locale per il confortante numero di parmigiani che hanno superato l’Enza e hanno partecipato al corteo (e Dio solo sa se c’è bisogno di rimpinguare le fila con intelligenze e sensibilità nuove), in linea generale perché in anni così superficiali e anaffettivi, trovare ancora un gruppo di persone che parla con fermezza di lotta di classe, di necessità di contrapposizione alle categorie dominanti, e che analizza le voci di spesa di una pazza società capitalista, beh…al pensarci viene da commuoversi.

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Usi Ait Franco Colby BertoliQuasi stesse intuendo i pensieri di chi scrive e degli astanti, Franco “Colby” Bertoli ha però invitato a cambiare prospettiva: “l’obiettivo di questa manifestazione non era di bloccare il paese, e non è importante che oggi abbiano partecipato il 5 o il 10%: l’obiettivo di oggi era ribadire che noi lo sciopero lo facciamo, e che esso è un diritto”.
Un passaggio tutt’altro che scontato, se si tiene conto dell’infame accordo sulla rappresentanza firmato dai sindacati confederali e da qualche sedicente unione di base non troppo tempo fa.
“ Oggi dovrebbe essere la festa delle Forze Armate: noi che come Unione Sindacale Italiana siamo da sempre antimilitaristi – ha aggiunto il Segretario nazionale, allargando il discorso – pensiamo che il 4 novembre sia la festa dei disertori, e di tutti quelli che hanno pagato con la morte e la galera il rifiuto a partecipare a qualsiasi guerra. Perché sappiamo che le guerre non solo sono decise dai potenti e fatte dalla gente, ma sappiamo anche che sottraggono molte risorse a tutta la società. Ogni ora, anche quella che dedichiamo a questa manifestazione, lo Stato Italiano spende 2 milioni e mezzo di euro”. Eh sì, ha ragione Colby: dove vuole lo Stato li trova, i soldi. Magari taglia sulla disabilità o sugli esami esenti da ticket, ma per le armi due lire le trova sempre.
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Usi Ait Parma giovaniE a rappresentare i lavoratori, tra gli altri, ha preso la parola uno dei troppi esodati: “in un paese in cui 11 milioni di persone non riescono a pagarsi le cure e oltre 1 milione e mezzo di persone è in stato di assoluta libertà è necessario fare mente locale e tornare un attimo indietro per parlare degli eurocriminali di Bruxelles, che hanno imposto le politiche di lacrime e sangue di questi anni. Noi , parafrasando De André, chiedevamo giustizia, ci hanno dato la legge: ci hanno dato la legge Fornero, chiediamo giustizia da 5 anni”. Una parte dei 35 mila esodati verrà salvaguardato ma “noi non ci dimentichiamo i suicidi e le sofferenze che le politiche del governo Monti e di quello Letta hanno prodotto tra milioni di persone”.
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La gente passa, ascolta con aria distratta, talvolta di scherno, e tira avanti, a ricordarci quanto ci sia da rimboccarsi le maniche da certi punti di vista. Nondimeno i concetti espressi calano sui presenti quasi a ricordare la necessità e i mille buoni motivi di una militanza, di una intransigenza interiore. Da questo punto di vista lo sciopero generale è riuscito come pochi prima di lui.


Da Rosso Parma

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