La pacificazione cos’é? (la debolezza della sinistra)

 

I Fatti di Sarzana, dove il 21 luglio 1921 per la prima volta le squadre fasciste erano state affrontate e disperse dai carabinieri e la costituzione dell’organizzazione degli Arditi del Popolo operante a stretto contatto con ‘Unione Sindacale Italiana, che erano destinati ad opporsi sul terreno della resistenza armata alla violenza fascista, aveva preoccupato vivamente Mussolini. Egli temeva infatti che il Paese si distaccasse sempre più dal fascismo, che il movimento che egli aveva creato sfuggisse al suo controllo, e che si formasse un governo antifascista con l’appoggio diretto o indiretto dei socialisti. Nel corso del dibattito sulla fiducia, replicando al Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi che aveva fatto appello al disarmo di tutte <<le fazioni armate>>, egli aveva accennato alla possibilità di <<una nuova e grande coalizione>> quella delle tre grandi forze efficienti, nella vita del Paese: un socialismo che dovrà correggersi e già comincia; la forza dei popolari che esiste, che è potente anche perché si appoggia alla forza immensa del cattolicesimo; e un terzo movimento: complesso, formidabile, eminentemente idealistico, che raccoglie la parte migliore della gioventù italiana.

Credo, egli aveva proseguito tra lo stupore generale, che a queste tre forze coalizzate sopra a un programma che deve costituire il minimo comune denominatore, spetterà domani il compito di condurre la patria a più prospere fortune.

Aveva fatto seguito l’inizio di approcci tra i deputati socialisti Pietro Ellero e Tito Zaniboni e i deputati fascisti Giacomo Acerbo e Giovanni Giurati, approcci che erano avvenuti sotto gli auspici del Presidente della Camera Enrico De Nicola e del Presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi.

Dopo alcuni giorni di trattative il 3 agosto era stato firmato a Montecitorio, nell’ufficio del Presidente della Camera, il patto di pacificazione.

Avevano sottoscritto, a nome del Consiglio Nazionale dei Fasci e del Gruppo parlamentare fascista, Benito Mussolini, Cesare Maria De Vecchi, Giovanni Giurati, Cesare Rossi, Umberto Pasella, Gaetano Polverelli, e Nicola Sansanelli; per la direzione del Partito socialista italiano Giovanni Bacci, ed Emilio Zannerini, per il Gruppo parlamentare socialista Elia Musatti, e Oddino Morgari; per la Confederazione generale del lavoro (CGL) Gino Baldesi, Alessandro Galli ed Ernesto Caporali.

Scopo

I firmatari s’impegnavano a fare immediata opera perché cessassero <<minacce, vie di fatto, rappresaglie, puninzioni, vendette, pressioni e violenze personali di qualsiasi tipo>>.

Il Partito Socialista dichiarava in particolare di essere estraneo agli Arditi del Popolo( che unitamente all’USI,alla UAI e alla base dei movimenti socialisti e comunisti, respinsero con sdegno questa calata di braghe e crearono un movivmento di difesa proletaria, tale da riuscire a opporsi con successo alla violenza squadrista fascista e borghese). Le parti s’impegnavano poi: <<a non fare violenta opposizione alla effettiva reintegrazione delle cariche, se disposta con provvedimento legale, di coloro che sostengono di essere stati obbligati con la forza a rassegnare le dimissioni da pubblici uffici>>.

Conclusione del patto

La conclusione del patto, provocava una dura ostilità tra i gerarchi fascisti locali, i cosiddetti “ras” che vedevano minacciate le basi del loro potere. Il 16 agosto si riunivano a Bologna i rappresentanti di 544 fasci dell’Emilia Romagna che dopo aver attaccato esplicitamente Mussolini (chi ha tradito, tradirà, si leggeva sui manifesti affissi nella città), votavano un ordine del giorno nel quale dichiaravano disinteressarsi del patto stesso restando in atteggiamento di virile difesa. Poco dopo il patto veniva anche denunciato dai fascisti di Firenze, di Venezia e dell’Umbria. Mussolini diede allora le dimissioni dall’Esecutivo dei Fasci. Esse furono respinte dal Consiglio Nazionale riunito a Firenze il 26 e 27 agosto. Contemporaneamente venivano anche respinte le dimissioni di Roberto Farinacci di Cremona e di Piero Marsich di Venezia presentate per motivi esposti, cioè per protesta contro il Patto di pacificazione. La riconciliazione tra Mussolini e gli oppositori capeggiati dall’avvocato bolognese Dino Grandi, aveva poi luogo al Congresso Nazionale dei Fasci svoltosi a Roma dal 7 novembre al 10 novembre 1921, nel corso del quale avveniva la trasformazione del movimento fascista in partito. Essa venne suggellata da un pubblico abbraccio tra lo stesso Grandi e Mussolini. Il 15 novembre il Patto veniva infine ufficialmente denunciato con deliberazione del Consiglio nazionale dei Fasci.

In realtà l’accordo non aveva mai avuto pratica attuazione e gravi atti di violenza avevano avuto luogo anche durante il periodo della sua validità: a Ravenna, per esempio, il 12 settembre 1921 le squadre fasciste avevano compiuto una delle solite spedizioni, a Mola di Bari il 26 novembre alcuni studenti fascisti avevano assassinato il deputato socialista Giuseppe Di Vagno. Nelle giornate del Congresso poi, un conflitto tra fascisti e ferrovieri alla stazione romana di Portonaccio, con un morto per parte, aveva provocato uno sciopero di protesta della categoria, che si era prolungato fino al 14 novembre.

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