RIEPILOGO DEI FATTI (a cura della redazione)

Polmoni aperti. Tendini scambiati. Mammelle asportate. Ogni pezzo, un prezzo. Un guadagno. Sembravano provenire da una macelleria le conversazioni intercettate nell’ambito dell’inchiesta sui Drg gonfiati alla clinica Santa Rita di Milano.

La Guardia di Finanza di Milano arrestava il 9 giugno  13 medici e il titolare della casa di cura milanese Santa Rita, struttura privata ma convenzionata con il Servizio sanitario nazionale.

14 ordinanze di custodia cautelare per presunti rimborsi gonfiati per un totale di circa 2 milioni e mezzo di euro, denaro sequestrato insieme a circa 4mila cartelle cliniche. Destinatari 13 medici, tra cui l’ex direttore sanitario della Santa Rita, (al momento della stampa del giornale, ancora in carcere) e il rappresentante legale nonché socio di maggioranza della struttura, il notaio Francesco Paolo Pipitone. Anche la clinica in qualità di ente giuridico è indagata in base alla legge sulla responsabilità amministrativa degli enti.

C’era anche l’omicidio aggravato dalla crudeltà tra le 90 accuse totali contestate a un paio di medici destinatari delle ordinanze delle custodie cautelari. A vario titolo le altre accuse vanno dalle lesioni gravissime alla truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale fino al falso. L’accusa di omicidio aggravato si riferisce a cinque pazienti, anziani in condizioni di forte debilitazione, operati nonostante non fosse necessario. Secondo le indagini, in conseguenza dell’intervento i cinque sono morti. Il reato di lesioni gravissime si riferisce invece a operazioni ritenute dagli inquirenti inutili, su malati terminali o comunque con prognosi infausta.

Tra gli episodi contestati anche una decina di casi di pazienti con tubercolosi curati con l’asportazione del polmone. Proprio per far luce su questi episodi lo scorso anno l’Asl di Milano aveva creato una commissione d’inchiesta e sospeso l’accreditamento col Ssn per il reparto di chirurgia toracica della clinica. In altri casi sarebbero state asportate mammelle a donne in giovane età, compresa una ragazza di 18 anni, senza motivo, quando sarebbe bastata la semplice asportazione di un nodulo. Una donna di 88 anni affetta da tumore, sarebbe stata operata 3 volte in tre mesi (con un rimborso di 12 mila euro a intervento), quando sarebbe bastato un solo intervento. In molti casi il consenso all’intervento non sarebbe stato firmato dai pazienti e l’operazione eseguita anche contro il parere del medico curante. Complessivamente gli indagati sono 18.

L’inchiesta, che riguarda la clinica situata in via Jommelli, era cominciata nella primavera del 2007. Le Fiamme gialle avevano sequestrato migliaia di cartelle cliniche su richiesta dei pm, ritenute non veritiere o comunque alterate in modo tale da permettere rimborsi maggiori rispetto a quelli dovuti.

Molte testimonianze, anche fra i medici, nel corso delle indagini che si svolgono a tuttora, sembrano confermare, tristemente e tragicamente, i capi di imputazione.

 

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