Report 14 dicembre 2019 – Milano

14 DICEMBRE 2019: SERATA NEL RICORDO DI PINO

Sabato 14 dicembre, come annunciato e comunicato in occasione del corteo cittadino del 12 dicembre, contro la Strage di Stato, e in occasione della Catena Musicale in ricordo di Giuseppe Pinelli, si è svolta nello “Spazio Micene”  la serata in ricordo di Giuseppe Pinelli.

L’iniziativa è promossa dalla FAI di Milano e dall’USI milanese in collaborazione con “quelli del Micene”, uno spazio autogestito che si trova nella zona di San Siro. Quest’anno è stata molto partecipata per effetto della Catena Musicale che si è svolta nel centro di Milano nel pomeriggio della stessa giornata, con una partecipazione straordinaria di manifestanti.

Una volta riempito il locale dove avveniva l’iniziativa moltissimi hanno sostato lungo la via. Dalle 19 alle 20,30  nello spazio interno molti hanno potuto trovare un pasto caldo. Dalle 21 circa nella sala stracolma è iniziato il programma della serata.

La manifestazione si è aperta con un saluto portato da un esponente dello “Spazio Micene” che ha ricordato che sono molti anni che si svolge questa iniziativa e l’importanza di mantenere viva la memoria di Giuseppe Pinelli nei luoghi dove viveva con la sua famiglia, preannunciando che nella serata sarebbe avvenuto un nuovo evento: quello di mettere in atto la proposta di intitolare quella stessa via a Pinelli.

Nell’intervento del compagno che coordinava la serata si precisava che si è arrivati alla 15°edizione di queste serate,  svolte sempre il 14 dicembre per evitare sovrapposizione con altre commemorazioni. Quest’anno, è stato osservato, è particolare, perché si celebrano il cinquantenario degli avvenimenti della strage di piazza Fontana e dell’assassinio di Pinelli. E si percepisce per le tante iniziative promosse: tante nuove pubblicazioni sull’argomento, tante presentazioni di libri, convegni di studio e di approfondimento, dibattiti vari che si susseguono e s’intrecciano. In questa serata particolare, diversamente dagli altri anni che si collegava la vicenda della tragica morte di Pino e delle stragi con avvenimenti repressivi, in Italia e nel mondo, fino ai giorni nostri, si è scelto per questioni di tempo, per le cose da fare e la partecipazione molto ampia, di concentrarsi soprattutto sulla revocazione di Giuseppe Pinelli.

Cogliamo l’occasione, delle tante pubblicazione uscite, di presentare nella serata “Croce Nera Anarchica”,  una raccolta di Bollettini di controinformazione dell’epoca in cui Pino stesso era un attivo collaboratore. La presentazione del volume è stata fatta prima dal compagno avv. Grabriele Fuga, che ne ha scritto la prefazione, cogliendo l’occasione per ricordare l’attività svolta in quei Bollettini da Enrico Maltini, recentemente scomparso, assieme a Giuseppe Pinelli ed altri compagni del Ponte della Ghisolfa con sede in Bovisa, una controinformazione a partire dal 1969 con lo scopo di denunciare gli atti repressivi verso i compagni anarchici, che venivano già incolpati delle bombe del 25 aprile alla Fiera e alla stazione di Milano, ma anche in altri paesi come la Spagna e la Grecia. La “Croce Nera Anarchica” aveva anche una funzione di sostegno per i compagni arrestati. Completava la presentazione il compagno Franco Schirone, curatore del libro, precisando come già in quei Bollettini  si denunciava quella strategia della tensione, per cui s’incolpavano gli anarchici di attentati fatti da fascisti, come poi è stato palesemente dimostrato. (Nella serata andati distribuiti 60 libri “Croce Nera Anarchica” oltre 10  su G.Pinelli “Il ferroviere di San Siro”)

E’ seguito l’intervento di Massimo Varengo della FAI di Milano che ha trattato il tema “50 anni dalla morte di Giuseppe Pinelli: quali insegnamenti”.  E’ andato alle origini della strategia della tensione, già collauda con le bombe del 25 aprile del “69, poi continuata con la Strage di Stato di piazza Fontana, espressione della volontà del potere di fermare quelle lotte rivendicative del movimento operaio e studentesco che mettevano in discussione alla base la struttura gerarchica del potere stesso. Stragi che sono continuante anche in seguito e rimaste impunite, sempre compiute dalla manovalanza fascista, ma coperte dai servizi segreti che ricevevano ordini dagli apparati statali di alto livello, addossando la colpa agli anarchici per colpire l’intero movimento di lotta.

L’anarchico Giuseppe Pinelli ne fu vittima. Invitato dal commissario Calabresi a seguirlo volontariamente in Questura con il proprio motorino, ne uscirà morto dalla finestra del 4° piano, dopo essere trattenuto impropriamente per 4 giorni d’interrogatorio in una stanza in cui erano presenti, come è stato dimostrato inseguito, anche gli uomini degli “affari riservati” che dettavano la linea. 

Veniva evidenziato come anche in tempi più recenti, vedi il caso Cucchi, si ripetano esempi gravi, come quello di causarne la morte e i tentativi di occultamento da parte degli apparati polizieschi.

Terminava l’intervento con una prospettiva di lotte sociali emancipatrici contro ogni forma di sfruttamento e di potere.

Si termina con Silvia Pinelli che ringrazia per la partecipazione di tutti i presenti a ricordare Pino,  partigiano e anarchico, per l’ingiustizia subita, esprimendo tutta la sua emozione nel partecipare ad un evento che la ricollega ai ricordi della sua infanzia in quel quartiere.

A questo punto tutti i presenti nella sala, che avevano seguito gl’interventi, escono in strada unendosi a quelli che erano già fuori in un canto corale della “Ballata di Pinelli”,  mentre si provvedeva da Silvia e Claudia Pinelli a tirar via il drappo rosso/nero per scoprire la targa in cui compariva la scritta “Via Giuseppe Pinelli”.  Un compagno prendeva la parola illustrando quel percorso che ormai tanti anni si svolge assieme allo “Spazio Micene” con la Federazione Anarchica Milanese per dedicare una serata in ricordo di Pinelli in quei luoghi dove abitava.  La proposta che inizialmente prevedeva un serata del 14 dicembre, visto la riuscita e l’interesse, si è ripetuta di anno  fino ai giorni d’oggi, con varie evoluzioni. Prima ci si accordò per mettere una targa con il quadro di Bay all’ingresso del palazzo delle case popolari dove viveva con la sua famiglia Pinelli, diventando occasione di corteo notturno in ogni ricorrenza. Poi si aggiungeva nell’organizzazione anche l’USI milanese in quanto Pino era ad essa aderente e attivo. Successivamente si decideva di sostituire quella targa con una di marmo, confezionata dai compagni a Carrara, con la scritta “Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico, ucciso nella Questura di Milano”, sempre con il corteo notturno, accompagnati dai canti del mitico “Coro del Micene” e il deposito di una corono con il nastro rosso/nero. Quest’anno, in occasione del cinquantenario, si doveva mettere un altro mattone nella costruzione della serata e si è pensato di intitolare questa stessa via a Giuseppe Pinelli al posto di via Micene ed ecco  perché di questa targa scoperta. Adesso staremo a vedere se nelle dichiarazioni del Sindaco Sala, in occasione dell’inaugurazione di pochi giorni fa di una pianta dedicata a Pinelli, che si è pronunciato con  le scuse della città per l’ingiustizia subita, verrà accolta la richiesta di una via da dedicare a Pino. Comunque andranno le cose per noi da questo momento sarà via Giuseppe Pinelli.

 Soprattutto dobbiamo  tenere presente che i giovani che escono dalle scuole non sono per niente informati, nella maggioranza, su quanto è accaduto realmente negli anni della strategia della tensione e delle stragi. Pertanto l’impegno che dobbiamo prenderci in questo cinquantenario è quello di una informazione corretta verso i giovani e nelle scuole, affinchè certi avvenimenti non accadano più e questo “Spazio autogestito” può diventare un punto di coordinamento di  tale controinformazione  nei confronti dei giovani.

A questo punto si formava un corteo di manifestanti  lungo tutta la via, un migliaia circa, con in testa lo striscione”Nostra Patria è il Mondo Intero/Nostra Legge la Libertà” lungo il quale sventolavano le bandiere degli anarchici e dell’USI, iniziando un canto corale con “L’Inno del Primo Maggio” seguito da “Figli dell’officina”  e dal repertorio dei canti anarchici e popolari. Il corteo attraversava l’intero quartiere fino ad arrivare sotto la targa di Giuseppe Pinelli , dove veniva posata una nuova corona, mentre continuavano i cori, ripetendo la “Ballata di Pinelli” e continuando con“La Ballata di Sacco e Vanzetti”, “Stornelli d’Esilio”  e tutto il repertorio anarchico. Anche il coro francese cantava  canzoni in lingua propria. Ci si tratteneva a lungo.  Alla fine in tanti raggiungevano lo Spazio autogestito dove si continuava a cantare canzoni popolari e a discutere.

Enrico Moroni

 

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