Considerazioni di un insegnante che ama il proprio lavoro

“Senza la memoria e il sentimento l’uomo sarebbe soltanto un cinghiale che conosce l’alta matematica”.

Fabrizio de Andrè

 

L’ empatia è stata considerata dall’OMS la decima competenza cognitiva che ci distingue dall’intelligenza cibernetica.

L’empatia è la capacità di comprendere ,di mettersi nelle situazioni degli altri senza giudicare o criticare.

In alcune scuole europee è diventata materia didattica nella programmazione formativa, poiché si può educare all’emozione.

Biologicamente l’essere umano è predisposto all’empatia grazie ai “neuroni a specchio” presenti nel nostro cervello . Essi ci danno la possibilità di imitare a livello cognitivo le azioni degli altri, comprendendone le motivazioni.

Questa capacità non appartiene solo all’uomo poiché è stata scoperta anche nelle scimmie.

Ma l’uomo si distingue dall’animale per la capacità di ridere e di concernere l’umorismo.

Grazie all’empatia non solo siamo capaci di comprendere gli altri, ma anche di concepire il mondo e di sviluppare la consapevolezza di come i destini di ciascuno di noi sono inevitabilmente intrecciati con quelli degli altri.

In una società globalizzata è indispensabile la ragione empatica per comprendere la società multietnica.

Questo ha portato quindi ad inserire nella didattica il modello laboratoriale sull’alfabetizzazione dell’intelligenza emotiva.

Malgrado gli sforzi di molti insegnanti che da sempre più o meno consapevolmente hanno cercato di educare all’empatia, sembra che qualcosa ci sia sfuggita.

Osservando gli ultimi eventi storici -sociali sembra che la competenza empatica sia sfruttata solo a livello primordiale. Ad esempio i programmi televisivi, nei quali è coinvolto  il pubblico si nota immediatamente che l’ “audience” sale sopratutto sulle sensibilità legate alle realtà personali, peccando notevolmente sulle realtà universali.

Oggi è più facile indignarsi per un cane abbandonato sulla strada che per la strage di uomini morti a largo delle coste del Mediterraneo.

Così la trasformazione dell’intelligenza emotiva, attanagliata dal progrsso cibernetico e dall’ uso acritico delle modalità multimediali, sembra farci vivere un’ esperienza direi più guardata che vissuta, trasformando l’esperienza empatica in emozione primitiva  legata ad un pensiero autistico.

Se fosse altrimenti la società si sarebbe sicuramente ribellata allo scempio sociale che sta avvenendo in questi anni.

Lentamente ci stanno togliendo i diritti fondamentali di una civiltà democratica che sono la Salute e la Cultura, smantellando pezzo dopo pezzo quello che i nostri avi avevano faticosamente guadagnato con il sudore e la lotta, alcuni anche perdendo la vita nella speranza di offrire un mondo migliore ai propri figli.

Hanno iniziato con la sanità, accentrando tutto in un poli unici disumanizzanti, eliminando personale e costringendolo a volte a faticosissimi turni.

Si sono moltiplicate le liste di attesa, i tempi per le operazioni, sono spariti i medici sulle  ambulanze che vengono chiamati  con le auto  in momenti di estremo bisogno.

Sono capitate molte cose ma, anche adesso qualcuno sarebbe pronto a smentirmi facendomi passare per pazza o allarmista

Certo, qualcuno nelle proprie case, protetto dalle mura della propria famiglia che sembra intoccabile ed inaccessibile ha sicuramente sbofochiato, ha espresso il proprio disappunto, tenendoselo per sè per non essere sconveniente agli occhi degli altri.

E adesso tocca alla scuola…veramente anche questa ha subito un lungo processo di smantellamento con istituti chiusi, piccole scuole smantellate ,edifici che nessuno ristruttura e insegnanti e alunni spesso costretti ad avanzare come in un percorso di guerra tra transenne e luoghi inaccessibili.

I docenti più capaci ,appoggiati a volte da Dirigenti scolastici, quelli “bravi”, quelli che ancora amano la Scuola e non l’industria scolastica, hanno fatto i salti mortali per migliorare l’educazione  dando la possibilità ai ragazzi di studiare in maniera dignitosa.

In questo stato di emergenza, determinato dalla pandemia dove si è stati costretti a cambiare lo stile educativo con la didattica a distanza (fra l’altro mai contrattata),si nasconde un grosso pericolo che  pare visibile a pochi.

Le preoccupazioni sono molte. Chi guarderà i ragazzi a casa se continuerà la DAD? I genitori debbono lavorare e i nonni non ci sono o non sono all’altezza della situazione.

Poi c’è il problema della salute. I nostri docenti sono tutti a rischio visto che l’età media è compresa in gran parte dtra i 50 e i 60 anni.

Abbiamo bisogno di una nuova scuola, ma cosa si intende per questo?

Credo che non bisogna essere tanto eruditi per comprendere che per scuola si intende quello spazio critico di crescita intellettiva che porta i nostri ragazzi ad una visione personale della realtà,  sviluppando delle competenze che li aiuteranno a diventare uomini e donne liberi  capaci di lavorare e di crearsi una personalità unica e indipendente.

Abbiamo bisogno che la scuola ritorni ad essere, oltre che dispensatrice di conoscenza anche luogo di interscambio, di socializzazione, di inclusione, di emotività e sentimento.

Per i ragazzi la scuola non è solo educazione, ma anche un posto sicuro dove trovano risposte alle loro domande,dove nascono i loro sogni e si fanno progetti per il futuro.

La scuola è il posto dove “ci si sporca le mani”  con discussioni aspre  ma che coinvolgono in egual misura insegnanti e alunni.

Insomma è l’ultimo baluardo di speranza per una vita migliore, l’ultima resistenza alla disumanità.

Se tutti noi non comprendiamo il valore assoluto che la scuola riveste che essa va protetta e salvaguardata , che bisogna tirarsi su le maniche e LOTTARE per questo nostro diritto , vuol veramente dire che abbiamo perso l’unica caratteristica che ci distingue dall’intelligenza cibernetica.

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