A MILANO UN PRIMO MAGGIO RIVENDICATIVO

L’appuntamento per l’inizio della manifestazione era alle ore 15 in Largo Cairoli, ma già a quell’ora la piazza era piena ed il corteo cominciava a muoversi. Malgrado la pioggia, l’unità raggiunta tra gran parte dei sindacati presenti nel territorio (CUB, SI Cobas, Adl Cobas Lombardia, Adl Varese, Sial Cobas, Slai Cobas e USI CIT Milano) e le tantissime adesioni delle associazioni di base e gruppi della opposizione, si è comunque radunata una piazza ribelle, numerosa, entusiasta e soprattutto rivendicativa.

Alla testa del corteo due striscioni concordati: “+ Diritti – Profitti” e “Per un Primo Maggio di lotta, Uniti si vince”.

Apriva il corteo un cordone di donne. Molta la partecipazione e rumorosa da parte di studenti e aree giovanili del sociale. Tante le bandiere che sventolavano dei vari sindacati, compreso il nostro. Presente anche lo striscione e le bandiere dei compagni della federazione anarchica milanese. Il corteo ha percorso tutto il tratta, zona pedonale, da Largo Cairoli fino a piazza del Duomo, il centro cittadino, occupandone lo spazio, mentre dal camion organizzato gli autoparlanti mandavano musica e molti erano i manifestazioni che sventolavano le bandiere e ballavano anche.

Nel volantino unitario da parte dell’USI erano stati rivendicati due obbiettivi che riteniamo  importanti.

Quello riguardante il settore della sanità dove i lavoratori e le lavoratrici stanno subendo una pesantissima situazione, sottoposti alla aggressività della speculazione privata e della cattiva gestione della pandemia. Soprattutto nel settore della sanità privata dove vengono utilizzati decine di contratti di lavoro, uno peggiore dell’altro, per dividere, ricattare e sfruttare al massimo la mano d’opera sottoposta. Pertanto abbiamo voluto rivendicare l’esigenza di un contratto unico per l’intero comparto della sanità privata parificato a quello della sanità pubblica.

L’altro punto che abbiamo ritenuto importante inserire è quello di una battaglia a noi molto cara, contro le spese militari che significa anche il ritiro della tante missioni militari all’estero, falsamente umanitarie, affinchè tutte quelle risorse, che ogni anno aumentano, vengano utilizzate a favore delle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori e della parte più bisognosa della popolazione.

Sono obbiettivi che se continuerà un impegno unitario da parte dei promotori si potranno ottenere ottimi risultati. Enrico  

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