Milano chiama Kobane

Manifestazione in solidarietà con la resistenza kurda a Milano

 

Il motivo della giusta protesta che si è tenuta a Milano lunedì 14 settembre era dovuta alla presenza annunciata del presidente turco Erdogan in Italia, gradito ospite del governo italiano all’Expo. Non sono passati molti giorni da quando incursioni aeree del governo turco hanno bombardato villaggi kurdi con la falsa accusa di colpire postazioni terroristiche, nel silenzio assordante dei governi cosiddetti democratici.

I veri terroristi sono rappresentati dallo stato islamico-fascista I.S., il cui fanatismo è una minaccia per tutto il mondo, mentre quasi unico baluardo a questa espansione sono gli uomini e le donne della resistenza kurda. E’ Kobane che ha saputo resistere per circa 12 mesi di assedio, respinto a prezzo di tanti caduti e della quasi totale distruzione della città, sottoposta ai pesantissimi bombardamenti da parte delle milizie dello stato islamico dotato di potenti mezzi militari forniti dalle fabbriche dell’occidente.

 

La manifestazione organizzata dalla comunità kurda poneva tra gli obbiettivi principali, oltre la cessazione dei bombardamenti dei villaggi kurdi, anche quello dell’apertura di un corridoio umanitario per rifornire Kubane e la scarcerazione di tutti i prigionieri della resistenza kurda. La manifestazione ha avuto il suo concentramento a piazza San Babila alle 18,30. Dopo diversi interventi da parte della comunità kurda si è mosso il corteo percorrendo le vie del centro. Hanno partecipato circa cinquecento manifestanti composto per gran parte da kurdi, con vivaci colori, bandiere e striscioni. Pochissime le bandiere di altre associazioni e dei soliti parti della sinistra, mentre era presente una consistente spezzone rosso/nero dietro lo striscione molto visibile “Nostra patria è il mondo intero” dei compagni della Federazione Anarchica Milanese. Seguiva una presenza dei compagni dell’USI-AIT con una delegazione del San Raffaele e della “ Sacra Famiglia”, sezione di recente costituzione.

 

Da parte dell’area libertaria e dell’Unione Sindacale Italiana c’è un particolare interesse nel sostenere in questa fase la lotta di resistenza kurda per gli importanti connotati che sta assumendo, molto vicini ai nostri valori: la pratica dell’autorganizzazione, dell’autogestione e dell’autogoverno nel territorio, del federalismo autentico e della democrazia diretta. Di queste posizioni molto avanzate ne sono eloquente testimonianza le donne che nel lavoro, nell’amministrazione e nei campi di battaglia hanno una conquistato una effettiva parità con gli uomini. Vengono espressi valori rivoluzionari e anticapitalistici che fanno molto paura alle potenze “democratiche”. Ciò spiega l’isolamento e la mancanza di sostegno della resistenza kurda malgrado il loro sforzo sovrumano ad arginare l’avanzata dello stato Isis. Una situazione che ci evoca, per certi versi, l’isolamento che subì la rivoluzione spagnola (1936-39) con le conseguenze devastanti che tutti conosciamo.

 

Quando il corteo è passato sotto l’ambasciata turca, blindatissima dalle forze di polizia, ci si è fermati per un po’ scandendo slogan contro il governo turco e lasciando una grande scritta “Erdogan assassino”. La manifestazione è finita alle 21 nel centro della città, a piazza Duomo, dove si sono susseguiti interventi da parte di diversi partecipanti tra i quali un compagno della Federazione Anarchica.


Enrico Moroni

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