La manifestazione a Milano, nella giornata dello sciopero contro la guerra del 20 maggio

I sindacati di base e conflittuali promotori dello sciopero generale del 20 maggio si sono mossi in corteo da L.rgo Cairoli con in testa lo striscione concordato a livello nazionale per tutte le manifestazioni della giornata: Fuori dalla guerra/Aumenti salariali e spese sociali.

Il camion unitario si è posizionato nella parte iniziale trasmettendo dagli amplificatori musiche e canti di lotta, intercalati da interventi che riportavano i contenuti della piattaforma condivisa. Altri camioncini, da parte di singole organizzazioni, svolgevano analoghe funzioni. Un corteo molto vivace e partecipato con slogans gridati contro i responsabili della guerra e per rivendicare i diritti della classe lavoratrice, colorato dalle tante bandiere dei sindacati di base partecipi, da CUB, SGB, Adl Varese, USB, dai numerose organizzazioni Cobas, dal SI Cobas al Sol Cobas. Soprattutto nella logistica molti lavoratori sono rimasti nella mattinata ad organizzare i picchetti nei loro magazzini dove c’erano vertenze in corso. I compagni dell’USI CIT con le loro bandiere si sono posizionati dietro lo striscione che riportava “Energia Rivoluzionaria/ Contro Stati, Guerre e Capitale” assieme ai compagni della Fai  milanese e altre componenti libertarie, promuovendo uno spezzone rosso/nero. Erano presenti qualche bandiera della Cub ferrovieri che hanno adottato i colori rosso/nero con la scritta wobbly. Alcuni compagni e compagne USI per ripararsi dal solo indossavano i capellini con il simbolo dell’unione sindacale italiana e del gatto. C’era anche chi distribuiva lungo il percorso il giornale Umanità Nova che riportava nella prima pagina l’articolo di un nostro compagno  sullo sciopero.

Erano presenti anche striscioni nel corteo che indicavano i settori lavorativi o la località di provenienza. Presenti striscioni di associazioni pacifiste, ambientaliste e associazioni culturali oltre naturalmente striscioni e bandiere di gruppi e partiti politici della sinistra. Il corteo era un serpentone con la presenza di diverse migliaia di partecipanti che ha attraversato le vie del centro, fiancheggiando piazza Del Duomo fino ad arrivare in via Pantano, sotto la sede dell’Assalombarda dove si sono svolti gli interventi finali. E’ stata data la parola a Cremaschi che ha portato il saluto ai scioperanti e manifestanti contro la guerra, contro il governo che di fatto vi partecipa che aumenta le spese militari mentre i salari e le pensioni vengono penalizzate dal costo della vita in continuo aumento come conseguenza della guerra.

E’ poi intervenuto un rappresentante della CUB evidenziando le tante manifestazioni che si stanno svolgendo in tutta Italia, frutto dello sciopero unitario da parte del sindacalismo di base, non come stappa finale, ma nella prospettiva di continuare il percorso con la stessa forza unitaria. E’ intervenuto un rappresentante dell’USI CIT che ha evidenziato come tutti i mezzi d’informazione hanno indossato l’elmetto a sostegno del governo della guerra. Un governo che se pensa di azzittirci con una mancetta di 200  euro annui è semplicemente ridicolo e che per testimoniare la sua vocazione alla guerra non trova di meglio che proclamare una giornata in memoria degli alpini nell’anniversario della loro aggressione nella seconda guerra verso la stessa Ucraina. Per cui mentre si condannano l’attuale aggressione  dell’Ucraina, si premiano i nostri militari per la stessa cosa. E’ poi intervenuto un rappresentante di SGB che ha ribadito il percorso unitario dello sciopero soprattutto sui medesimi contenuti. E’ seguito un intervento dello Slai Cobas.

Il 20 maggio si è scioperato e manifestato contro la più grande ingiustizia che governi e padroni possano imporci: quella di una guerra portata nel cuore dell’Europa che come tutte le guerre provoca stragi d’innocenti, distruzione e popolazioni costrette alla fuga. Parlano di difesa della democrazia, ma nascondono i loro sporchi interessi nell’accaparramento di fonti energetiche come gas e petrolio,  interessi di cui sono portatori  gli industriali e commercianti di armi che soffiano sul fuoco perché dalle guerre traggono i loro massimi profitti.

Si è scioperato e manifestato contro l’economia di guerra. Parlano di sanzioni, ma le sanzione li pagano solo lavoratori, lavoratrici, pensionati e disoccupati costretti a subire l’aumento dei prezzi senza alcun controllo, la perdita di posti di lavoro.

Si è scioperato e manifestato contro il governo della guerra che vi partecipa inviando armi che incentivano i massacri già in corso, che invia missioni militari nelle zone di guerra, che decide l’aumento  delle spese militari tagliando le spesi sociali, che ci ripropone il ritorno al carbone invece della transizione ecologica promessa a causa della guerra.

Tutto questo ci sta portando a pochi passi dalla possibilità di una terza guerra mondiale dalle conseguenze catastrofiche per l’intera umanità.

Questo sciopero e queste mobilitazioni che si sono svolte in tutta Italia hanno finalmente visto l’intero schieramento del sindacalismo di base e conflittuale unito, inviando un forte e importante segnale contro la guerra e gli interessi che ci stanno dietro, contro le spese militari e a favore delle spese sociali necessarie. Soprattutto per rivendicare salari e pensioni adeguate, il ripristino della scala mobile, la garanzia di un reddito adeguato per tutti.

Questo è solo l’inizio, perché il percorso unitario continuerà nelle mobilitazioni fino quando le giuste rivendicazioni non troveranno adeguata soddisfazione.   Enrico M.

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