Gli Arditi poi Arditi del Popolo-la difesa proletaria

Una pillola di storia per tutti coloro che pensano, come i fascisti di oggi, che gli Arditi della prima guerra mondiale abbiano poi aderito in massa al fascismo. Le strumentalizzazioni nascono dalla mancata conoscenza della verità storica, conservare la memoria storica è non solo doveroso, ma anche salvifico. In riferimento al recente articolo di Federica Ravizza circa gli arditi che combatterono nella prima guerra mondiale e sulla loro adesione alle squadracce fasciste che supportarono il fascismo, ritengo doverose alcune precisazioni: é pur vero che alcuni appartenenti agli arditi del primo conflitto mondiale abbiano aderito alle squadracce fasciste ma è anche vero che una grande parte degli stessi aderì all’associazione degli “Arditi del popolo”, costituitasi il 22 giugno del 21 a Roma.

 

Argo Secondari

 

Nella elezione successiva del 27 giugno fu eletto capo del direttorio Argo Secondari, ( ardito nel primo conflitto mondiale e reduce dall’impresa di Fiume, impresa dove già esplosero i primi violenti contrasti con i fascisti), l’ex tenete Ferrari e l’ex sergente maggiore Pierdomenici.Durante la riunione, dove venne rivolto un appello-manifesto
” Arditi lavoratori proletari oppressi”, ad un intervento ostile di tale Ulisse Igliori, capo delle squadracce fasciste romane, Scordari replicò con estrema durezza ….. fino a quando i fascisti continueranno a bruciare le case del popolo, sacre ai lavoratori, fino a quando continueranno la guerra fratricida, gli arditi del popolo d’Italia non potranno avere nulla in comune con loro. Un solco profondo di sangue e maceri fumanti divide fascisti ed Arditi.

Il 2 luglio si tenne la terza assemblea degli Arditi del popolo in una sala dell’Associazione Nazionale Combattenti a Roma.Segui di li a poco una un grande raduno antifascista all’orto botanico, dove ca. 3000 arditi del popolo sfilarono armati alla meglio.Il 29 luglio presso la casa del popolo di Roma, si tenne un’assemblea di tutti i battaglioni della capitale e venne reso nota la consistenza numerica dello sviluppo delle adesioni in italia che contava 154 sezioni con 55.000 iscritti.

La direzione politica venne affidata a Mingrino, amministrativa al repubblicano Baldazzi e a Scordari l’organizzazione tecnico-militare.

Il 2 settembre, sul nuovo “Giornale di difesa proletaria” compariva un appello ” per un fronte antifascista” firmato a da Vittorio Ambrosini ex ufficiale degli arditi e fondatore di “Ardito rosso”.
Le azioni di difesa proletarie sostenute dagli arditi contro le
squadracce fasciste si traducevano quasi sempre in dure sconfitte militari per i fascisti.

Le cronache raccontano della straordinaria forza d’urto degli arditi nei confronti delle squadracce fasciste. Nel luglio del 22 l’ex ardito ed ex legionario fascista Ettore Muti inviò a Balbo un massaggio disperato….La situazione è gravissima. Hanno ucciso Balestrazzi a randellate. Sparatoria generale sette i morti, la città( Ravenna ) è in mano ai sovversivi. Veni subito.
Balbo intervenne con l’appoggio delle forze dell’ordine( carabinieri) devastando la Casa del popolo e la Confederazione delle cooperaive. Gli scontri proseguirono, al sud le città come Bari Taranto impedirono le azioni squadristiche dei fascisti.

A Roma, dove il 9 e il 13 novembre del 21 Mussolini forte di 35 mila fascisti e l’assistenza delle forze dell’ordine( che per l’occasione avevano inviato anche alcuni
autoblindo) e la condiscendenza del governo Bonomi, deciso a dare una prova di forza convocando il Congresso Nazionale, subì una pesante sconfitta e fu costretto alla ritirata in testa alle sue squadracce, incalzato dalle formazioni degli Arditi del popolo dagli anarchici dai militanti dell’Unione Sindacale Italiana che aveva proclamato uno sciopero generale e da alcune squdre di comunisti .

La “lezione diParma“ 1-6 agosto 1922

 

le barricate alla Bixio

 

Parma rappresentava il “cuore” del sindacalismo rivoluzionario, ma anche dell’inteventismo di sinistra nel primo conflitto mondiale.
La camera del lavoro dell’Unione Sindacale Italiana, ebbe, anteguerra, tra i suoi artefici Rossoni, Corridoni, De Ambris.
Guido Picelli, sconfessato dai vertici del Partito Socialista, organizzò una guardia rossa autonoma a difesa delle strutture proletarie dall’incombente minaccia reazionaria.
La sua iniziativa era finalizzata ad una ricomposizione e creazione di un fronte antifascista dal basso, anche in contrapposizione alla cieca inettitudine delle burocrazie presenti nel panorama politico dell’epoca.
Così scriveva:

La borghesia non si divide e non discute, ma uccide senza pietà. Il fascismo ha come primo comandamento “Ammazzare”.
Quando ogni diritto è calpestato e tutti indistintamente, socialisti, comunisti,sindacalisti e anarchici, sottoposti allo stesso martirio e colpiti dallo stesso bastone, devono porre fine alle loro posizioni di parte e le discussioni inutili( Nonostante la vasta e spontanea adesione di molti loro militanti agli Arditi del Popolo, le burocrazie partitiche socialiste e comuniste, presero le distanze e cercarono di sabotare lo sviluppo di quel movimento. Gli organi centrali del neonato PCd’I giunsero al punto di imporre ai propri iscritti di evitare qualsiasi contatto con gli Arditi, contro i quali fu imbastita anche una campagna di stampa a base di falsità . Intervistato negli anni settanta alla televisione il comunista Umberto Terracini cercava ancora di giustificare quella scelta politica.)
Al fronte unico borghese bisogna opporre quello proletario.

I tentativi da parte fascista di annientare i movimenti della città simbolo, furono molteplici.
I combattimenti di Parma dell’ aprile 22 diedero il battesimo del fuoco agli Arditi del Popolo, come per la neocostituita “Legione Filippo Corridoni” di cui fece parte l’allora esponente di spicco dell’USI ( rifondatore della CGIL nel dopoguerra) Giuseppe di Vittorio.
All’organizzazione degli Arditi del Popolo si aggregarono centinaia di aderenti di molti rioni e della provincia, come militanti delle organizzazioni sindacali (Camera del Lavoro Confederale, la Camera del Lavoro DeAmbriana e l’USI).
Alcuni esponenti del PCd’I entrarono a far parte del Direttorio e della direzione militare, anche Umberto Balestrazzi dell’USI, presso la cui sede era ospitato il Comitato di Difesa Proletaria degli Arditi del Popolo, comandato da Antonio Cieri anarchico ed ex ufficiale degli Arditi.
Tra il 1-2 agosto del 22 scattò l’offensiva fascista comandata da Balbo.
C.a. 300 Arditi si trovarono di fronte a 20.000 fascisti bel organizzati, giunti con i camion dal resto della regione, dal Veneto, dalla Toscana e dalle Marche, equipaggiati con armi nuovissime, rivoltelle, bombe. moschetti e grandi quantità di munizioni, mentre carabinieri e guardie regie lasciavano loro libero il campo.
Balbo rimase impressionato dell’organizzazione difensiva posta in essere dagli Arditi del Popolo.
La lotta durò 5 giorni, dopo innumerevoli tentativi di assalto, i fascisti furono costretti a ritirarsi con 39 morti e 150 feriti, contro i 5 morti e 30 feriti in seno agli Arditi del Popolo.
Per coprire la ritirata ai fascisti e per evitare che la rivolta divampasse, venne proclamato lo stato d’assedio, salutato con sollievo dalle camicie nere.
Ma molti soldati dell’esercito regio, chiamati a sostenere l’azione dei fascisti, fraternizzarono con la popolazione, impedendo una nuovo tentativo di assalto alla città.
Successivamente venne stipulato, da parte della Camera del Lavoro Confederale e dai vertici del Partito Socialista il” patto di pacificazione” con il fascismo( una gigantesca beffa nei confronti dei vertici socialisti & c), respinto sdegnosamente dalla base proletaria e da molte altre organizzazioni, tra cui l’USI.
Balbo in ottobre progettò una nuova incursione su Parma, ma lo stesso Mussolini lo impedì.

Una feroce repressione si scatenò contro queste formazioni, da parte dei carabinieri, dall’esercito e dai fascisti, tanto che, scarsamente armati e con poche risorse, vennero lentamente isolati, dichiarati fuorilegge e perseguitati.
Le ultime sezioni andarono disgregandosi. La strada per Roma era libera per le manovre fasciste, senza che gli Arditi del Popolo, gli Arditi anarchici gli anarcosindadalisti e le squadre comuniste fossero in grado di impedirle.
Fu così che quella che fino ad un anno prima sarebbe stata una “marcia per il cimitero” fu per i fascisti una passeggiata, mentre l’antifascismo sovversivo stretto tra lo stato di polizia e la paralisi politica di una sinistra cieca sulla gravità della situazione, era di fatto disarmato davanti a questo ultimo atto.
Alcuni gruppi consistenti di Arditi del Popolo sopravvisseroanche qualche anno dopo l’insediamento al governo di Mussolini.
Nel giugno del 24 ,dopo l’uccisione di Matteotti, quando Gramsci sostenne la proposta di uno sciopero generale contro il fascismo, circa diecimila Arditi dl popolo si radunarono a Roma pronti ad agire se gli Aventiniani avessero dato l’ordine. Ma non avvenne.
La parabole dell’arditismo poteva dirsi conclusa, anche se singoli Arditi del popolo sopravvissuti alle persecuzioni e all’esilio, andarono in Spagna nel 36 durante la guerra.
La canzone di guerra degli Arditi del popolo “giovinezza” fu riscritta e divenne l’inno del regime fascista, mentre un canto caro agli arditi “bandiera nera”, nato al fronte sull’aria di bandiera rossa fu proibito perchè considerato sovversivo.

 

Gli arditi della prima guerra mondiale erano quasi tutti anarchici e comunisti. Indossavano la camicia nera perché nero era il colore degli anarchici. E anche dei primi comunisti.
Poi i fascisti hanno copiato la sinistra, perché non hanno idee e amanoconfondere le acque.
Nel 22 gli Arditi del Popolo (organizzazione comunista e anarchica di ex arditi della guerra, guidata da Argo Secondari) fecero un congresso a Parma, furono assediati dal Regio Esercito e dai fascisti. Barricate antifasciste in tutta la città. Ci scapparono i morti.
Gli arditi comunisti e anarchici avevano come simboli la bandiera nera e i pugnali con i teschi, i motti “me ne frego” e “boia chi molla”. La fiaccola anarchica.
I fascisti hanno copiato tutto.
Pensa per esempio alla formazione partigiana e antifascista Fronte della Gioventù fra le più attive nel ’44 e ’45: nome poi copiato dai fasci.
Pensa al libro di Gramsci: Ordine Nuovo. Anche questo copiato dai fascisti.
Senza idee loro, prendono e copiano.
……….
Riporto qui sotto il post a cui mi sono ispirata.

http://italia.indymedia.org/news/2003/05/286394.php
Un canto che deriva dagli arditi del popolo

Nel 1917 gli Arditi del Popolo, prendendo a prestito un canto degli arditi di guerra, intonavano “Bandiera nera”. La bandiera nera era la bandiera sia degli arditi che degli anarchici. Gli uni e gli altri, fra l’altro, garantirono il servizio d’ordine durante il congresso costitutivo del Partito Comunista d’Italia che nacque a Livorno nel ’21. Una parte della sua base, memore del canto arditista, l’adattò poi nelle versioni che conosciamo. [Cfr. S. Catanuto-F. Schirone, “Il canto anarchico in Italia nell’Ottocento e nel Novecento”, ed. Zero in condotta, Milano, 2001, p.204 e M.Rossi, “Arditi, non gendarmi! Dall’arditismo di guerra agli Arditi del Popolo 1917-1922, BFS, Pisa,1997].

BANDIERA NERA

Avanti Arditi in una schiera,
bandiera nera, bandiera nera!
Avanti Arditi in una schiera
bandiera nera trionferà.
Avanti Arditi per la libertà: (tre volte)
bandiera nera trionferà.

Avanti Arditi, alla riscossa,
bandiera rossa, bandiera rossa!
Avanti Arditi, alla riscossa,
bandiera rossa trionferà.
Avanti arditi per la libertà: (tre volte)
bandiera rossa trionferà.

 

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