MANIFESTAZIONE A MILANO PER IL KURDISTAN E LA LIBERAZIONE DI OCALAN

Venerdì 17 febbraio si sono svolte a Roma e Milano manifestazioni nazionali per il Kurdistan e per la liberazione di Ocalan in prigione in Turchia da 25 anni in stato d’isolamento.

A Milano il corteo è partito da Largo Cairoli con moltissime bandiere curde con l’immagine di Ocalan. Circa millecinquecento manifestanti hanno percorso il tragitto con musiche proprie e interventi sulla situazione pesante che sta vivendo la popolazione curda, soprattutto nel Kurdistan sotto il fuoco dell’esercito turco per fiaccarne la resistenza. C’erano anche bandiere di Rifondazione e dei Verdi. I compagni di USI presenti si sono uniti con le loro bandiere con quelle dei compagni anarchici e libertari in uno spezzone rosso/nero. Il corteo è arrivato fin all’Arco della Pace proseguendo per circa altri ottocento metri verso il Consolato turco, bloccato molto prima da un forte contingente di polizia accerchiando i manifestanti con la presenza di contingenti di carabinieri. Si sono svolti sul posto gli interventi conclusivi prima dello scioglimento del corteo.

Come ben sappiamo la Turchia di Erdogan è fortemente finanziata dai governi europei per fare il lavoro sporco di impedire la partenza di migranti. E’ finanziata e coccolata dagli Stati Uniti affinchè resti nell’ambito Nato. Per questo tutte queste finte democrazie “non vedono, non sentono, non parlano” di fronte ai massacri della popolazione curda e in particolare nel Kurdistan. Eppure faceva comodo a tutte queste sedicenti democrazie quando le milizie curde, composte da uomini e donne, affrontavano e cacciavano lo Stato Islamico da quei territori come è stato fatto con la liberazione di Kobane.

La popolazione in Kurdistan vuol solo vivere la sua rivoluzione pacifica, senza Stato, nel Confederalismo democratico, in armonia con le varie etnie presenti, in armonia con la natura, nella parità tra uomini e donne come è stato realizzato.

Ci uniamo fortemente alla richiesta della scarcerazione di Ocalan e di tutti i prigionieri politici nelle carceri turche come atto di giustizia sociale e di pace tra i popoli.  

E. M.

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