Errico Malatesta – Non ho bisogno di stare tranquillo

Errico Malatesta rientra in Italia il 24 dicembre 1919 dopo 5 anni di esilio coatto a Londra dove si era rifugiato per sfuggire all’ordine d’arresto spiccato nei suoi confronti all’indomani della “settimana rossa”.

Per eludere la sorveglianza alla quale era sottoposto dalla polizia inglese Malatesta si imbarca, di nascosto, a Cardiff su una nave da carico greca – diretta a Taranto – comandata da Alfredo Giulietti il cui fratello (Giuseppe) era l’allora segretario nazionale della Federazione dei Lavoratori del Mare. Per dissimulare la cosa e coprire, in qualche modo, le responsabilità del capitano, Giuseppe Giulietti lo fece subito salire su un direttissimo per Genova dove giunsero – dopo aver attraversato tutta l’Italia – a Genova il 24 dicembre 1919 dove fu accolto da una folla plaudente (…)”.

Il periodo culminante dell’attività di Malatesta fu nell’estate del 1920 quando pareva che la rivoluzione dovesse scoppiare da un momento all’altro, tra la rivolta di Ancona e l’occupazione delle fabbriche di settembre (…)”. (cfr. Luigi Fabbri – prefazione vol. 1 Scritti scelti di E. Malatesta – ed. del Risveglio – Ginevra 1934).

(…)”Sin dalla primavera del 1920 il movimento metallurgico in Italia risentirà di questo dinamismo di idee. Ed ecco dei fatti precursori. (…) Fatti il cui ricordo venne eclissato dalla maggiore risonanza della occupazione generale venuta pochi mesi dopo. Un primo segnale lo avemmo a Sestri Ponente nella primavera del 1920. Era una località dove non aveva voce in capitolo la Confederazione del Lavoro (CGdL). Una vertenza sindacale tra le tante dà fuoco alla miccia e coinvolge una dozzina di grandi stabilimenti: Odero, S. Giorgio, Raggio, Piazzo, Bagnara, Ansaldo, Fossati ecc. La solita traiettoria; trattative; mancato accordo; ostruzionismo. Infine per parare il colpo di una serrata: occupazione. Questo era il primo tentativo in grande che trascinò ben presto le masse della Liguria e provocò grande allarme in tutta Italia. Al governo c’è Nitti, Sestri viene invasa dalla “regia”. Le fabbriche vengono attaccate una ad una; i lavoratori si difendono armata mano; ma ben presto la resistenza è impossibile. Nella officina Multedo la resistenza è maggiore, perché in luogo della guardia regia vi sono i soldati e questi fraternizzano con gli assediati, una parte combattendo con loro, una parte lasciandosi disarmare. Questa era della polvere pirica nell’ardente spirito delle masse in quell’ora. La gente si domandava: e se tutta l’Italia operaia avesse risposto occupando tutte le fabbriche? (…)” cfr. Umanità Nova supplemento al n. 39 settembre 1954 pagg. 10/11

È in questo contesto di forte conflittualità e dinamismo sociale che proponiamo – dal canale youtube del CSL-Archivio G. Pinelli – alcune immagini d’archivio di  Errico Malatesta. Le immagini di questo breve filmato, eccezionale per l’epoca, riprendono la grande manifestazione del Primo Maggio tenutasi a Savona i primi due giorni di maggio del 1920. Il corteo si concludeva in piazza Garibaldi con un comizio al quale partecipavano, oltre Malatesta, anche lo spezzino Pasquale Binazzi, Cesare Ravaschio, responsabile della Cooperativa Carbonai dei portuali genovesi arrivati a Savona con il treno speciale messo a disposizione dal Sindacato Ferrovieri, e Antonio Negro, responsabile della locale Camera del Lavoro Sindacale (USI) e padre della bambina che Malatesta tiene in braccio nei fotogrammi finali. Le immagini della festa popolare sono state girate il giorno successivo nel Bosco delle Ninfe.

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