Contratto metalmeccanici: il peggiore in assoluto

Il recente contratto dei metalmeccanici sottoscritto da Fim-Fiom-Uilm e Federmeccanica ha sicuramente il primato di essere uno dei peggiori sottoscritti ultimamente. E’ stato definito un contratto di “svolta”: una svolta tutta nell’interesse dell’associazione padronale che si è assicurata l’aumento dello sfruttamento, dei profitti, la riduzione dei costi, con sostanziosi sgravi fiscali e miseri salari. Il peggior contratto sotto tutti i punti di vista: salariale, orario settimanale, sicurezza sul lavoro, diritti.

I salari

Con questo contratto innanzitutto non c’è alcun aumento salariale certo. E’ previsto solo il recupero parziale della prossima inflazione, dalla quale verrà escluso il costo dell’energia e i suoi derivati. Secondo tale ricalcolo dell’inflazione futura è previsto un aumento al netto: 6 euro al mese nel 2017, 10 euro al mese nel 2018, 13 euro al mese nel 2019. Totale aumento mensile netto di 29 euro alla fine del quadriennio.
Non contenti di ciò si stabilisce l’assorbimento dei minimi negli incrementi fissi delle contrattazione aziendali future e di quelli individuali (se non dichiarati esplicitamente non assorbibili).
Verrà versato ai dipendenti una tantum di 80 euro per coprire l’intero periodo del 2016, una cifra ben al disotto del costo degli scioperi effettuati e dello stesso contributo della “vacanza contrattuale”.


Sul premio di produzione


Anche qui un notevole peggioramento in quanto i vecchi “premi di produzione” diventano “premi di risultato”, non più garantiti e fissi, ma totalmente variabili e dipendenti dagli obbiettivi di produttività e di profitto delle singole aziende, per cui anche in aziende con bilanci in attivo può risultare la riduzione in merito al profitto preventivato con la, conseguente, perdita del “premio di risultato”. Inoltre si attua una divisione dei lavoratori metalmeccanici tra varie aziende e all’interno della stessa azienda: sarà possibile ottenere “premi di risultato” solo per aziende di esportazione e per quelle più grandi. Per le aziende che producono solo per il mercato interno e quelle più piccole (la stragrande maggioranza basti pensare a quelle del, cosiddetto, “indotto”) i lavoratori saranno fortemente penalizzati rispetto ai “premi”. All’interno delle aziende i lavoratori subiranno la divisione nella logica di concorrenza dell’incentivo a produrre. L’aumento dello sfruttamento e dei carichi di lavoro ne sarà la logica coneguenza.
Salario indiretto a favore delle logiche privatistiche di Sanità e Pensioni

L’accordo prevede, a carico delle aziende, un aumento di 84 euro all’anno, passando da 72 a 156 euro, la quota destinata al fondo sanitario METASALUTE. Finiranno nelle casse di METASALUTE la somma di 316.800.000 all’anno, un lucroso affare cogestito da Fim-Fiom-Uilm – Federmeccanica e Unipol di una sanità integrativa che mina le basi a quella della Sanità Pubblica.
Anche i contributi aziendali al fondo pensione COMETA passano dal 1,6% al 2% (+ 4 euro mensili) ma solo per gli aderenti. Una logica di incremento anch’essa che mina le basi al fondo Pensionistico Pubblico.


Orario di lavoro

Ci sarà un aumento degli orari flessibili e degli straordinari ad esclusivo beneficio delle direzioni aziendali.


Appalti e cooperative

Al contrario per i lavoratori in appalto e delle cooperative, che aumentano di giorno in giorno di numero nel settore, nessuna garanzia: restano senza “clausola sociale” che garantisca i lavoratori degli appalti quando c’è un cambio di ditta.


Riduzione dei diritti

L’accordo dà applicazione al Testo Unico del 10 gennaio 2014, riconoscendo anche le intese di modificazione peggiorative (legge deroga). Un accordo che mina alle fondamenta il diritto di sciopero per i sottoscrittori in cambio della Rappresentanza Sindacale nelle RSU. La normativa prevede che per le organizzazioni sindacali e relative RSU firmatarie del Testo Unico il divieto a indire scioperi contro gli Accordi e i CCNL sottoscritti dalla cosiddetta maggioranza (leggi Cgil-Cisl-Uil), provvedendone l’applicazione, altrimenti si è sottoposti a penalizzazioni, anche di forte rilevanza economica, e la sospensione temporanea della Rappresentanza stessa.


Il referendum e la ratifica

Il Referendum promosso da Fim-Fiom-Uilm sull’accordo sottoscritto è terminato il 22 dicembre. I promotori hanno comunicato che i votanti sarebbero stati 350.749, di sui i sì avrebbero raccolto 276.627 voti pari all’80,11% e i no 68.695. Ma quale fiducia può essere data ai burocrati sindacali dal momento che non hanno neanche reso pubblica la certificazione azienda per azienda?.

Va evidenziato che sono un milione e 650 mila i dipendenti del settore metalmeccanico, per cui solo una esigua minoranza ha partecipato alla consultazione.


DA PARTE NOSTRA PROPONIAMO: SALARI, ORARI, SALUTE, DIRITTI, GARANZIA DEL POSTO DI LAVORO, TUTTA MATERIA DA RICONTRATTARE. L’USI-AIT SI RENDE DISPONIBILE A DARE COPERTURA SINDACALE A TUTTI COLORO (SIANO RSU “DECADUTE”, GRUPPI, SOGGETTI SINGOLI) CHE INTENDONO OPPORSI FIN DA SUBITO ALLA SUA APPLICAZIONE.

Quella della ribellione generalizzata è la strada giusta da percorre!


Unione Sindacale Italiana (USI – AIT) www.usi-ait.org

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