Ancona: la solidarietà non si processa

Dichiarazione di Gianfranco Careri e Matteo Carrozza (USI-AIT e Gruppo Anarchico Malatesta), imputati al processo di Ancona per i fatti relativi alla protesta alla sede PD del 6 febbraio 2014

 

Con il presente documento intendiamo in primo luogo dire che in data 6 febbraio 2014 noi c’eravamo e che rivendichiamo quell’atto di protesta e solidarietà.

Il tutto nasce dalla rabbia per l’interruzione militare di una esperienza autogestionaria che ad Ancona non ha precedenti.

Per far fronte al problema ”casa”, che ad Ancona nel freddo invernale del 2013 teneva all’addiaccio tantissime persone, collettivamente si decise di aprire un posto da anni abbandonato e degradato.

Qua inizia un percorso che a costo zero per la comunità, con la solidarietà di tanta parte della popolazione, garantisce un tetto a chi fino pochi giorni prima dormiva al freddo in luoghi di fortuna, ma non solo, inizia una esperienza che permette a persone ormai disperate, di ritrovare speranza e dignità. Il tutto tra genti di diverse culture e religioni che collaborano collettivamente e costruiscono una nuova comunità, in serenità e in piena simbiosi con il quartiere.

Tutto questo è stato ostacolato dall’amministrazione comunale, il PD con il sindaco in prima fila, che rifiutando ogni possibilità di dialogo costruttivo, sono ricorsi all’uso della forza, mettendo in scena una operazione militare senza precedenti nella storia recente di Ancona.
In seguito a questo sgombero, molti occupanti vengono deportati e quasi segregati a molti chilometri da Ancona. Per questo abbiamo deciso di effettuare una protesta e siamo scesi in piazza, il 6 febbraio.
Dopo il rifiuto del sindaco a riceverci in Comune siamo stati respinti da un ingente schieramento di poliziotti.

Il corteo si è diretto alla sede regionale del PD, siamo entrati.
Qua sono caduti solo dei simboli, che a nostro avviso si sono suicidati dalla vergogna (un classico malore attivo, come quello di Pinelli).

Oggi non siamo in questo luogo per difenderci, dato che per noi la solidarietà non si può processare.
Cento bandiere non valgono un sol minuto della vita di una persona.
I veri accusati devono essere l’amministrazione comunale e il PD, la nostra protesta è stata eticamente e moralmente giusta, e in quanto tale. la rivendichiamo.

Gianfranco Careri
Matteo Carrozza

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