Campi, fabbriche, officine, computer

Un’enorme lavoro intellettuale verificato di continuo nella militanza: è ciò che più entusiasma del talk di Giuseppe Allegri ed Alex Foti tenuto il 22 ottobre, nella sede di Usi La Spezia e territorio, su “Europa precaria-Quinto Stato, Populismo e Precariato dopo la Grande Recessione”.

 

Introdotta da Foti, la discussione si è concentrata sul Quinto stato, tema centrale, secondo noi, per un Usi che affronti la multiforme realtà del lavoro vivo. Il Quinto stato, per Allegri, è la condizione di “apolidia”, estraneità alla cittadinanza, di una larga fetta di classi operose. (Alex Foti è lapidario: Quinto stato sono i free-lance.) Il compromesso sociale costruito dalle lotte operaie e contadine, sancito nella costituzione repubblicana, riconosce pienezza di diritti chi ha un contratto di lavoro dipendente a tempo pieno e indeterminato.

Chi non rientra nello status di lavoratore dipendente o pensionato, non esiste. Il Quinto stato però esiste, eccome!, ed afferma con forza il suo diritto alla vita. La sua rappresentanza è un enigma: in passato ha avuto varie forme, che non lo hanno mai assorbito. Oggi, è interessante e positiva l’associazione ACTA, che però, secondo noi, resta a metà tra l’ordine professionale di chi non ha Ordini di appartenenza e il sindacato. Inoltre, rappresenta una frazione di Quinto stato, essendo rivolta ai consulenti del terziario avanzato. Tra i suoi militanti e ispiratori c’è Sergio Bologna, forse il maggior intellettuale militante in circolazione. Sul fronte politico, è il Grillismo che guarda al Quinto stato. In passato lo hanno fatto altri, lontani del sindacalismo rivoluzionario. Nella condizione descritta da Allegri, resta intatta una carica antistatalista, a causa delle pressione fiscale che non viene restituita in forma di servizi pubblici e tutele, e di una tendenza ineliminabile all’autonomia e all’auto-organizzazione, carattere che separa Quinto stato e ceto politico.

E’ impossibile organizzare il Quinto Stato in classe per sé? Il Quinto stato non sciopera?

Domande lecite, ma certo è difficile dimenticare la novità di fantasia e colore introdotta in piazza dall’Euromayday a confronto con le vecchie liturgie. I relatori hanno sottolineato l’interesse pratico del Quinto stato per le forme di resistenza e costruzione di alternative sviluppate nel movimento operaio prima che il Fascismo lo statalizzasse e, poi, il PCI, nella sua lunga fase di egemonia, mantenesse una struttura verticale con corpi sociali intermedi senza autonomia e ben subalterni a stato e partito. Quindi, riferimento alle società di mutuo soccorso e di resistenza, ma altrettanto significativi alcuni nomi fatti: F.S.Merlino con la sua proposta di coalizione tra artigiani, braccianti, operai. Oggi, Pino Ferraris.


L’azione del Quinto stato (o dei free-lance, secondo Alex) ha una dimensione internazionale, che ricorda gli spostamenti dei wobblies, ma il territorio di espressione è anche nelle città. Evocando l’ “Europa dei diritti universali e delle città” contro l’Europa delle banche e quella dei neofascismi, è emerso il nome di Carlo Cattaneo, aggiornato dal nostro Camillo Berneri, in un intervento municipalista che, a molti, sembra fecondo. Con quali prospettive? È stato fatto un esempio di potere costituente del movimento operaio richiamando Alceste De Ambris a Fiume. E’ ferma la nostra condanna dell’ interventismo di De Ambris nella Grande guerra e degli aspetti deteriori, dannunziani, nazionalisti dell’esperienza di Fiume. Non abbiamo neanche dimenticato che De Ambris, uno tra i fondatori di Usi, ha combattuto i fascisti ed è morto povero, in esilio, rifiutando cariche nel Regime. Il costituzionalista Allegri ha sottolineato alcuni elementi nella costituzione della Repubblica di Fiume elaborata da De Ambris: la vita operosa, cioè il lavoro, come base della società; la parità tra donna e uomo; il diritto al reddito di esistenza ( per inciso:Allegri è un esperto di reddito minimo di esistenza). Dopo il talk, Foti ha realizzato un’ intervista video e, assieme ad Allegri, si è confrontato con alcuni presenti sul centro sociale Mayday di La Spezia che rischia lo sgombro.

Alla fine, entusiasmo, stimoli, una domanda pesante: il sindacalismo rivoluzionario saprà consolidare un dialogo col Quinto stato?


Usi La Spezia e territorio

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