Sindacalismo e speranza nel futuro …

Intervista allo Sportello Sindacale autogestito di Parma. Un altro modo di fare sindacalismo. (FONTE)

La crisi come momento di angoscia, la crisi come momento di riflessione. Si può dire non ci sia lettore (e il discorso vale anche per chi lo fa) di Rosso Parma che non abbia in questi lunghi anni sbattuto il naso contro la violenza del periodo storico che stiamo affrontando. Aziende che vanno a gambe all’aria senza che si senta un fiato, una contrattazione difensiva che sovente coincide con demansionamenti o impoverimenti in busta paga.

Sindacalisti che allargano le braccia, funzionari sindacali (personaggini squallidi che semplicemente hanno trovato dove intrupparsi) che di fronte ad assemblee aziendali ostili alle loro soluzioni fanno spallucce ed esclamano “i lavoratori non hanno sempre ragione”, chiudendo accordi vergognosi. Che poi sono alla base di un crollo di consenso, di credibilità e di tesseramenti mai così imponente.

Dall’altra parte c’è una valanga di Rsu (di un po’ tutte le sigle, per inciso) e di rappresentanti di base che si fanno un mazzo tanto con passione e rinunciando ad ore di sonno per trovare la quadra, per studiare riforme del lavoro, per rispondere a mail.

Nell’ambito della gratuità e dello sbattersi “controcorrente” trova un posto d’onore senza dubbio l’ Usi-Ait, per tutti noto come “il sindacato degli anarchici”, espressione che fa ad alcuni storcere il naso ma non è neanche siano ciellini, a ben guardare.

L’Usi è un’organizzazione sindacale nata nella vicina Modena nel 1912 venne promossa nella nostra città pochi anni dopo da Alceste de Ambris in un periodino intenso che sarebbe troppo lungo da spiegare ora ma che comportò 34 scioperi in fila e in svariati settori. Ed allora gli scioperi erano una faccenda dannatamente seria, che sovente finisce a manganellate. Tipo come con Renzi, tanto per capirci.

Fin dalle origini si è distinta dalla Cgil per il riferirsi al sindacalismo rivoluzionario trasudato dalla Prima Internazionale, motivo per cui il governo fascista ne impose lo scioglimento nel 1925.

Da allora e per mezzo secolo non è che sia cambiato molto, in termini di “attenzione” da parte del padronato e delle vecchie e nuove camice nere: il nome Giuseppe Pinelli vi ricorda qualcosa? LEGGI.

Oggi l’ Usi-Ait è un sindacato molto giovane, e decisamente conflittuale: il presidente della sezione parmigiana (al secolo Manuel Pagliarini), per capirci, è un ragazzo poco più che ventenne, con alle spalle già molti anni di militanza e studio. Il vice presidente (Francesco Salton) non arriva ai 40. Detta così può non sembrare un rilievo particolarmente significativo ( lo diventa se pensiamo ai danni di una Patrizia Maestri, però ), nella realtà racconta anche di una dimestichezza con le ingiustizie e le incongruenze di una società intrinsecamente precaria.

Non sono loro che intervistiamo, però: stanno sistemando la biblioteca Furlotti ( LEGGI ), sono indaffarati a catalogare, suddividere, creare mucchi di libri via via meno corposi. La sede di via Testi comincia a prendere forma, ed è proprio carina.

A concederci una chiacchierata è invece quello che ha ormai più dimestichezza con l’orrido microfono, strumento necessario a raccontarsi ma in effetti un po’ “ingombrante” interiormente: Max Ilari. Facciamo un po’ di anticamera, in saletta ci sono alcuni lavoratori in attesa.

“Noi come Usi svolgiamo attività sindacale ormai da diversi anni – ci racconta Massimiliano, anche lui poco più che quarantenne -, e ci muoviamo soprattutto nel mondo della cooperazione, ma il nostro intervento è rivolto un po’ a tutti i settori. Abbiamo notato da quando abbiamo aperto lo sportello, che si chiama non a caso Sportello Sindacale Autogestito, che stiamo andando molto molto bene, ed in un certo senso dico “purtroppo”, perché significa che il mondo del lavoro sta andando molto molto male. L’organizzazione, mi chiedevi: noi abbiamo un modello organizzativo che è differente da quello di altri sindacati, siano essi di base o di tipo confederale. Da noi non esistono sindacalisti stipendiati o sindacalisti di mestiere: da noi ogni militante è un sindacalista e ogni militante è un attivista sindacale. Ognuno di noi è un collega di lavoro che aiuta un altro collega di lavoro. Va da se’ che negli anni qualcuno di noi più ferrato e più preparato, che quindi possa affiancare chi si propone per la prima volta, c’è. E per esempio abbiamo il nostro avvocato convenzionato, abbiamo il nostro Caf convenzionato e quindi noi questi servizi li garantiamo, ad un prezzo che non è paragonabile a quello di altre sigle. Ma la cosa che per noi è bella, quella che vediamo sta ottenendo dei riscontri è questo modello di rapporti: ognuno deve diventare un soggetto consapevole. Il primo step, il primo riscontro con cui deve confrontarsi un datore di lavoro deve venire dal lavoratore stesso”.

Stop. E’ questo il punto dirimente con altre linee politiche di altri sindacati: l’Usi ha una struttura basata essenzialmente sull’autogestione e sul federalismo libertario. Da ciò nasce il nomignolo di “sindacato degli anarchici”, di cui in effetti mutua un po’ lo schema di base.

Per noi la delega in bianco – ci spiega Ilari – e l’assenza di conflittualità sono i due motivi per cui i lavoratori in vent’anni, in trent’anni, hanno perso tutto. Perchè? Perchè siamo passati da un lavoratore consapevole ad un lavoratore che ha delegato a degli enti che lo fanno per mestiere, con i risultati che si sono visti”.

Ok, tutto chiaro. Se ciò che vi dicono in altri sindacati (può capitare, il mondo è bello perché è vario e non necessariamente c’è un “colpevole”) non vi convince, o vi pare non rappresenti ciò che avete dentro, ecco qui un’alternativa. Sempre che abbiate ben capito che all’ Usi ci si va non per trovare la pappetta pronta ma per diventare a propria volta di aiuto ai colleghi.

“La sede è aperta tutti i giorni – specifica Massimiliano Ilari – e c’è sempre dentro qualcuno. Ma in particolare per quanto riguarda lo Sportello sindacale esso accoglie il mercoledì dalle 18 e 30 alle 20“.

“Qual è la “fotografia” scattata dal basso, cioè da chi si occupa dei casi più complicati?”

“E’ una risposta complicata: ogni periodo fa un po’ storia a sé. In questo è certamente il lavoratore cooperativo, che affronta la precarietà di una progressiva dismissione del servizio pubblico, con l’ente pubblico che sempre meno poi controlla i servizi dati in gestione. Molti di loro vanno incontro a contratti da “multiservizi”. A loro si affiancano i lavoratori precari, che non hanno un loro posto nel sindacalismo classico, che non da risposte così flessibili come possiamo dare noi. Abbiamo questo tipo di azione diretta: certo vertenza, trattativa, e se va male direzione territoriale del lavoro e quindi avvocato, ma rispolveriamo anche il modello di azione diretta, ed in alcune realtà quando ci rendiamo conto che la trattativa non da le risposte adeguate noi ci presentiamo lì in un po’ di persone e facciamo in modo che i diritti del lavoratore vengano direttamente conquistati. Dimostrare quando i giochi sono ormai fatti a nostro avviso ha valenza dimostrativa: noi ci muoviamo un attimino prima. E comunque ribadendo che ogni singolo passo, anche le virgole, deve essere concordato e condiviso dal lavoratore in questione. Quando noi parliamo di sindacalismo di base, di cui vediamo anche la degenerazione in alcune sigle, per noi è ancora quel significato più autentico: tutto è stabilito assieme ai lavoratori, e da noi non esiste una élite di capi che sanno qual è la strada migliore, scavalcano anche il lavoratore stesso. Da noi ogni azione, dalla più stupida alla più complessa viene decisa assieme al lavoratore”.

L’ Usi-Ait, con il proprio Sportello Sindacale Autogestito, è ospitato negli spazi dell’ Ateneo Libertario (GUARDA LA PAGINA FACEBOOK ) e si trova in via Testi al civico 2.

Essenzialmente lo trovate percorrendo via Toscana da via Tanara, lasciandovi alle spalle il parco dell’ ex Eridania e facendo il sottopasso. L’edificio è sede di svariate altre organizzazioni come Uisp, Arci e via dicendo: non vi sarà difficile capire di essere arrivati nel posto giusto.

Altro buon modo per non vagare oltre i bastioni di Orione è contattarli preventivamente via mail, scrivendo a usi-aitparma@libero.it . Insomma, non smettete di credere nei vostri diritti, né di lottare per il vostro posto di lavoro: se avete incontrato qualche esperienza sindacale amara, provate a cambiare punto di partenza e di prospettiva, tutto lì.


Guarda la video intervista.

La crisi come momento di angoscia, la crisi come momento di riflessione. Si può dire non ci sia lettore ( e il discorso vale anche per chi lo fa ) di Rosso Parma che non abbia in questi lunghi anni sbattuto il naso contro la violenza del periodo storico che stiamo affrontando. Aziende che vanno a gambe all’aria senza che si senta un fiato, una contrattazione difensiva che sovente coincide con demansionamenti o impoverimenti in busta paga.

Sindacalisti che allargano le braccia, funzionari sindacali (personaggini squallidi che semplicemente hanno trovato dove intrupparsi) che di fronte ad assemblee aziendali ostili alle loro soluzioni fanno spallucce ed esclamano “i lavoratori non hanno sempre ragione”, chiudendo accordi vergognosi. Che poi sono alla base di un crollo di consenso, di credibilità e di tesseramenti mai così imponente.
Dall’altra parte c’è una valanga di Rsu ( di un po’ tutte le sigle, per inciso ) e di rappresentanti di base che si fanno un mazzo tanto con passione e rinunciando ad ore di sonno per trovare la quadra, per studiare riforme del lavoro, per rispondere a mail.

Nell’ambito della gratuità e dello sbattersi “controcorrente” trova un posto d’onore senza dubbio l’ Usi-Ait, per tutti noto come “il sindacato degli anarchici”, espressione che fa ad alcuni storcere il naso ma non è neanche siano ciellini, a ben guardare.

Usi Ait Parma: il giovane segretario Manuel PagliariniUsi Ait Parma: il giovane segretario Manuel PagliariniL’Usi è un’organizzazione sindacale nata nella vicina Modena. Nel 1912 venne promossa nella nostra città pochi anni dopo da Alceste de Ambris in un periodino intenso che sarebbe troppo lungo da spiegare ora ma che comportò 34 scioperi in fila e in svariati settori. Ed allora gli scioperi erano una faccenda dannatamente seria, che sovente finisce a manganellate. Tipo come con Renzi, tanto per capirci.
Fin dalle origini si è distinta dalla Cgil per il riferirsi al sindacalismo rivoluzionario trasudato dalla Prima Internazionale, motivo per cui il governo fascista ne impose lo scioglimento nel 1925.
Da allora e per mezzo secolo non è che sia cambiato molto, in termini di “attenzione” da parte del padronato e delle vecchie e nuove camice nere: il nome Giuseppe Pinelli vi ricorda qualcosa? LEGGI.
Oggi l’ Usi-Ait è un sindacato molto giovane, e decisamente conflittuale: il segretario della sezione parmigiana (al secolo Manuel Pagliarini ), per capirci, è un ragazzo poco più che ventenne, con alle spalle già molti anni di militanza e studio. Il vice segretario (Francesco Salton) non arriva ai trenta. Detta così può non sembrare un rilievo particolarmente significativo ( lo diventa se pensiamo ai danni di una Patrizia Maestri, però ), nella realtà racconta anche di una dimestichezza con le ingiustizie e le incongruenze di una società intrinsecamente precaria.
Non sono loro che intervistiamo, però: stanno sistemando la biblioteca Furlotti ( LEGGI ), sono indaffarati a catalogare, suddividere, creare mucchi di libri via via meno corposi. La sede di via Testi comincia a prendere forma, ed è proprio carina.
A concederci una chiacchierata è invece quello che ha ormai più dimestichezza con l’orrido microfono, strumento necessario a raccontarsi ma in effetti un po’ “ingombrante” interiormente: Max Ilari. Facciamo un po’ di anticamera, in saletta ci sono alcuni lavoratori in attesa.

Usi Ait : il vice segretario Francesco Cisco SaltonUsi Ait : il vice segretario Francesco Cisco Salton” Noi come Usi svolgiamo attività sindacale ormai da diversi anni – ci racconta Massimiliano, anche lui poco più che quarantenne -, e ci muoviamo soprattutto nel mondo della cooperazione, ma il nostro intervento è rivolto un po’ a tutti i settori. Abbiamo notato da quando abbiamo aperto lo sportello, che si chiama non a caso Sportello Sindacale Autogestito, che stiamo andando molto molto bene, ed in un certo senso dico “purtroppo”, perché significa che il mondo del lavoro sta andando molto molto male. L’organizzazione, mi chiedevi: noi abbiamo un modello organizzativo che è differente da quello di altri sindacati, siano essi di base o di tipo confederale. Da noi non esistono sindacalisti stipendiati o sindacalisti di mestiere: da noi ogni militante è un sindacalista e ogni militante è un attivista sindacale. Ognuno di noi è un collega di lavoro che aiuta un altro collega di lavoro. Va da se che negli anni qualcuno di noi più ferrato e più preparato, che quindi possa affiancare chi si propone per la prima volta, c’è. E per esempio abbiamo il nostro avvocato convenzionato, abbiamo il nostro Caf convenzionato e quindi noi questi servizi li garantiamo, ad un prezzo che non è paragonabile a quello di altre sigle. Ma la cosa che per noi è bella, quella che vediamo sta ottenendo dei riscontri è questo modello di rapporti: ognuno deve diventare un soggetto consapevole. Il primo step, il primo riscontro con cui deve confrontarsi un datore di lavoro deve venire dal lavoratore stesso”.
Stop. E’ questo il punto dirimente con altre linee politiche di altri sindacati: l’Usi ha una struttura basata essenzialmente sull’autogestione e sul federalismo libertario. Da ciò nasce il nomignolo di “sindacato degli anarchici”, di cui in effetti mutua un po’ lo schema di base.
Per noi la delega in bianco – ci spiega Ilari – e l’assenza di conflittualità sono i due motivi per cui i lavoratori in vent’anni, in trent’anni, hanno perso tutto. Perchè? Perchè siamo passati da un lavoratore consapevole ad un lavoratore che ha delegato a degli enti che lo fanno per mestiere, con i risultati che si sono visti”.
Ok, tutto chiaro. Se ciò che vi dicono in altri sindacati (può capitare, il mondo è bello perché è vario e non necessariamente c’è un “colpevole”) non vi convince, o vi pare non rappresenti ciò che avete dentro, ecco qui un’alternativa. Sempre che abbiate ben capito che all’ Usi ci si va non per trovare la pappetta pronta ma per diventare a propria volta di aiuto ai colleghi.

” La sede è aperta tutti i giorni – specifica Massimiliano Ilari -, e c’è sempre dentro qualcuno. Ma in particolare per quanto riguarda lo Sportello sindacale esso accoglie il mercoledì dalle 18 e 30 alle 20“.
“Qual è la “fotografia” scattata dal basso, cioè da chi si occupa dei casi più complicati?”

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” E’ una risposta complicata: ogni periodo fa un po’ storia a sé. In questo è certamente il lavoratore cooperativo, che affronta la precarietà di una progressiva dismissione del servizio pubblico, con l’ente pubblico che sempre meno poi controlla i servizi dati in gestione. Molti di loro vanno incontro a contratti da “multiservizi”. A loro si affiancano i lavoratori precari, che non hanno un loro posto nel sindacalismo classico, che non da risposte così flessibili come possiamo dare noi. Abbiamo questo tipo di azione diretta: certo vertenza, trattativa, e se va male direzione territoriale del lavoro e quindi avvocato, ma rispolveriamo anche il modello di azione diretta, ed in alcune realtà quando ci rendiamo conto che la trattativa non da le risposte adeguate noi ci presentiamo lì in un po’ di persone e facciamo in modo che i diritti del lavoratore vengano direttamente conquistati. Dimostrare quando i giochi sono ormai fatti a nostro avviso ha valenza dimostrativa: noi ci muoviamo un attimino prima. E comunque ribadendo che ogni singolo passo, anche le virgole, deve essere concordato e condiviso dal lavoratore in questione. Quando noi parliamo di sindacalismo di base, di cui vediamo anche la degenerazione in alcune sigle, per noi è ancora quel significato più autentico: tutto è stabilito assieme ai lavoratori, e da noi non esiste una élite di capi che sanno qual è la strada migliore, scavalcano anche il lavoratore stesso. Da noi ogni azione, dalla più stupida alla più complessa viene decisa assieme al lavoratore”.
L’ Usi-Ait, con il proprio Sportello Sindacale Autogestito, è ospitato negli spazi dell’ Ateneo Libertario ( GUARDA LA PAGINA FACEBOOK ) e si trova in via Testi al civico 2 (//www.google.it/maps/@44.8044255,10.3474138,17z?hl=it”> GUARDA ) . Essenzialmente lo trovate percorrendo via Toscana da via Tanara, lasciandovi alle spalle il parco dell’ ex Eridania e facendo il sottopasso. L’edificio è sede di svariate altre organizzazioni come Uisp, Arci e via dicendo: non vi sarà difficile capire di essere arrivati nel posto giusto.
Altro buon modo per non vagare oltre i bastioni di Orione è contattarli preventivamente via mail, scrivendo a usi-aitparma@libero.it“>usi-aitparma@libero.it  . Insomma, non smettete di credere nei vostri diritti, né di lottare per il vostro posto di lavoro: se avete incontrato qualche esperienza sindacale amara, provate a cambiare punto di partenza e di prospettiva, tutto lì.

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La crisi come momento di angoscia, la crisi come momento di riflessione. Si può dire non ci sia lettore ( e il discorso vale anche per chi lo fa ) di Rosso Parma che non abbia in questi lunghi anni sbattuto il naso contro la violenza del periodo storico che stiamo affrontando. Aziende che vanno a gambe all’aria senza che si senta un fiato, una contrattazione difensiva che sovente coincide con demansionamenti o impoverimenti in busta paga.

Sindacalisti che allargano le braccia, funzionari sindacali (personaggini squallidi che semplicemente hanno trovato dove intrupparsi) che di fronte ad assemblee aziendali ostili alle loro soluzioni fanno spallucce ed esclamano “i lavoratori non hanno sempre ragione”, chiudendo accordi vergognosi. Che poi sono alla base di un crollo di consenso, di credibilità e di tesseramenti mai così imponente.
Dall’altra parte c’è una valanga di Rsu ( di un po’ tutte le sigle, per inciso ) e di rappresentanti di base che si fanno un mazzo tanto con passione e rinunciando ad ore di sonno per trovare la quadra, per studiare riforme del lavoro, per rispondere a mail.

Nell’ambito della gratuità e dello sbattersi “controcorrente” trova un posto d’onore senza dubbio l’ Usi-Ait, per tutti noto come “il sindacato degli anarchici”, espressione che fa ad alcuni storcere il naso ma non è neanche siano ciellini, a ben guardare.

Usi Ait Parma: il giovane segretario Manuel PagliariniUsi Ait Parma: il giovane segretario Manuel PagliariniL’Usi è un’organizzazione sindacale nata nella vicina Modena. Nel 1912 venne promossa nella nostra città pochi anni dopo da Alceste de Ambris in un periodino intenso che sarebbe troppo lungo da spiegare ora ma che comportò 34 scioperi in fila e in svariati settori. Ed allora gli scioperi erano una faccenda dannatamente seria, che sovente finisce a manganellate. Tipo come con Renzi, tanto per capirci.
Fin dalle origini si è distinta dalla Cgil per il riferirsi al sindacalismo rivoluzionario trasudato dalla Prima Internazionale, motivo per cui il governo fascista ne impose lo scioglimento nel 1925.
Da allora e per mezzo secolo non è che sia cambiato molto, in termini di “attenzione” da parte del padronato e delle vecchie e nuove camice nere: il nome Giuseppe Pinelli vi ricorda qualcosa? LEGGI.
Oggi l’ Usi-Ait è un sindacato molto giovane, e decisamente conflittuale: il segretario della sezione parmigiana (al secolo Manuel Pagliarini ), per capirci, è un ragazzo poco più che ventenne, con alle spalle già molti anni di militanza e studio. Il vice segretario (Francesco Salton) non arriva ai trenta. Detta così può non sembrare un rilievo particolarmente significativo ( lo diventa se pensiamo ai danni di una Patrizia Maestri, però ), nella realtà racconta anche di una dimestichezza con le ingiustizie e le incongruenze di una società intrinsecamente precaria.
Non sono loro che intervistiamo, però: stanno sistemando la biblioteca Furlotti ( LEGGI ), sono indaffarati a catalogare, suddividere, creare mucchi di libri via via meno corposi. La sede di via Testi comincia a prendere forma, ed è proprio carina.
A concederci una chiacchierata è invece quello che ha ormai più dimestichezza con l’orrido microfono, strumento necessario a raccontarsi ma in effetti un po’ “ingombrante” interiormente: Max Ilari. Facciamo un po’ di anticamera, in saletta ci sono alcuni lavoratori in attesa.

Usi Ait : il vice segretario Francesco Cisco SaltonUsi Ait : il vice segretario Francesco Cisco Salton” Noi come Usi svolgiamo attività sindacale ormai da diversi anni – ci racconta Massimiliano, anche lui poco più che quarantenne -, e ci muoviamo soprattutto nel mondo della cooperazione, ma il nostro intervento è rivolto un po’ a tutti i settori. Abbiamo notato da quando abbiamo aperto lo sportello, che si chiama non a caso Sportello Sindacale Autogestito, che stiamo andando molto molto bene, ed in un certo senso dico “purtroppo”, perché significa che il mondo del lavoro sta andando molto molto male. L’organizzazione, mi chiedevi: noi abbiamo un modello organizzativo che è differente da quello di altri sindacati, siano essi di base o di tipo confederale. Da noi non esistono sindacalisti stipendiati o sindacalisti di mestiere: da noi ogni militante è un sindacalista e ogni militante è un attivista sindacale. Ognuno di noi è un collega di lavoro che aiuta un altro collega di lavoro. Va da se che negli anni qualcuno di noi più ferrato e più preparato, che quindi possa affiancare chi si propone per la prima volta, c’è. E per esempio abbiamo il nostro avvocato convenzionato, abbiamo il nostro Caf convenzionato e quindi noi questi servizi li garantiamo, ad un prezzo che non è paragonabile a quello di altre sigle. Ma la cosa che per noi è bella, quella che vediamo sta ottenendo dei riscontri è questo modello di rapporti: ognuno deve diventare un soggetto consapevole. Il primo step, il primo riscontro con cui deve confrontarsi un datore di lavoro deve venire dal lavoratore stesso”.
Stop. E’ questo il punto dirimente con altre linee politiche di altri sindacati: l’Usi ha una struttura basata essenzialmente sull’autogestione e sul federalismo libertario. Da ciò nasce il nomignolo di “sindacato degli anarchici”, di cui in effetti mutua un po’ lo schema di base.
Per noi la delega in bianco – ci spiega Ilari – e l’assenza di conflittualità sono i due motivi per cui i lavoratori in vent’anni, in trent’anni, hanno perso tutto. Perchè? Perchè siamo passati da un lavoratore consapevole ad un lavoratore che ha delegato a degli enti che lo fanno per mestiere, con i risultati che si sono visti”.
Ok, tutto chiaro. Se ciò che vi dicono in altri sindacati (può capitare, il mondo è bello perché è vario e non necessariamente c’è un “colpevole”) non vi convince, o vi pare non rappresenti ciò che avete dentro, ecco qui un’alternativa. Sempre che abbiate ben capito che all’ Usi ci si va non per trovare la pappetta pronta ma per diventare a propria volta di aiuto ai colleghi.

” La sede è aperta tutti i giorni – specifica Massimiliano Ilari -, e c’è sempre dentro qualcuno. Ma in particolare per quanto riguarda lo Sportello sindacale esso accoglie il mercoledì dalle 18 e 30 alle 20“.
“Qual è la “fotografia” scattata dal basso, cioè da chi si occupa dei casi più complicati?”

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA
” E’ una risposta complicata: ogni periodo fa un po’ storia a sé. In questo è certamente il lavoratore cooperativo, che affronta la precarietà di una progressiva dismissione del servizio pubblico, con l’ente pubblico che sempre meno poi controlla i servizi dati in gestione. Molti di loro vanno incontro a contratti da “multiservizi”. A loro si affiancano i lavoratori precari, che non hanno un loro posto nel sindacalismo classico, che non da risposte così flessibili come possiamo dare noi. Abbiamo questo tipo di azione diretta: certo vertenza, trattativa, e se va male direzione territoriale del lavoro e quindi avvocato, ma rispolveriamo anche il modello di azione diretta, ed in alcune realtà quando ci rendiamo conto che la trattativa non da le risposte adeguate noi ci presentiamo lì in un po’ di persone e facciamo in modo che i diritti del lavoratore vengano direttamente conquistati. Dimostrare quando i giochi sono ormai fatti a nostro avviso ha valenza dimostrativa: noi ci muoviamo un attimino prima. E comunque ribadendo che ogni singolo passo, anche le virgole, deve essere concordato e condiviso dal lavoratore in questione. Quando noi parliamo di sindacalismo di base, di cui vediamo anche la degenerazione in alcune sigle, per noi è ancora quel significato più autentico: tutto è stabilito assieme ai lavoratori, e da noi non esiste una élite di capi che sanno qual è la strada migliore, scavalcano anche il lavoratore stesso. Da noi ogni azione, dalla più stupida alla più complessa viene decisa assieme al lavoratore”.
L’ Usi-Ait, con il proprio Sportello Sindacale Autogestito, è ospitato negli spazi dell’ Ateneo Libertario ( GUARDA LA PAGINA FACEBOOK ) e si trova in via Testi al civico 2 (//www.google.it/maps/@44.8044255,10.3474138,17z?hl=it”> GUARDA ) . Essenzialmente lo trovate percorrendo via Toscana da via Tanara, lasciandovi alle spalle il parco dell’ ex Eridania e facendo il sottopasso. L’edificio è sede di svariate altre organizzazioni come Uisp, Arci e via dicendo: non vi sarà difficile capire di essere arrivati nel posto giusto.
Altro buon modo per non vagare oltre i bastioni di Orione è contattarli preventivamente via mail, scrivendo a usi-aitparma@libero.it“>usi-aitparma@libero.it  . Insomma, non smettete di credere nei vostri diritti, né di lottare per il vostro posto di lavoro: se avete incontrato qualche esperienza sindacale amara, provate a cambiare punto di partenza e di prospettiva, tutto lì.

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La crisi come momento di angoscia, la crisi come momento di riflessione. Si può dire non ci sia lettore ( e il discorso vale anche per chi lo fa ) di Rosso Parma che non abbia in questi lunghi anni sbattuto il naso contro la violenza del periodo storico che stiamo affrontando. Aziende che vanno a gambe all’aria senza che si senta un fiato, una contrattazione difensiva che sovente coincide con demansionamenti o impoverimenti in busta paga.

Sindacalisti che allargano le braccia, funzionari sindacali (personaggini squallidi che semplicemente hanno trovato dove intrupparsi) che di fronte ad assemblee aziendali ostili alle loro soluzioni fanno spallucce ed esclamano “i lavoratori non hanno sempre ragione”, chiudendo accordi vergognosi. Che poi sono alla base di un crollo di consenso, di credibilità e di tesseramenti mai così imponente.
Dall’altra parte c’è una valanga di Rsu ( di un po’ tutte le sigle, per inciso ) e di rappresentanti di base che si fanno un mazzo tanto con passione e rinunciando ad ore di sonno per trovare la quadra, per studiare riforme del lavoro, per rispondere a mail.

Nell’ambito della gratuità e dello sbattersi “controcorrente” trova un posto d’onore senza dubbio l’ Usi-Ait, per tutti noto come “il sindacato degli anarchici”, espressione che fa ad alcuni storcere il naso ma non è neanche siano ciellini, a ben guardare.

Usi Ait Parma: il giovane segretario Manuel PagliariniUsi Ait Parma: il giovane segretario Manuel PagliariniL’Usi è un’organizzazione sindacale nata nella vicina Modena. Nel 1912 venne promossa nella nostra città pochi anni dopo da Alceste de Ambris in un periodino intenso che sarebbe troppo lungo da spiegare ora ma che comportò 34 scioperi in fila e in svariati settori. Ed allora gli scioperi erano una faccenda dannatamente seria, che sovente finisce a manganellate. Tipo come con Renzi, tanto per capirci.
Fin dalle origini si è distinta dalla Cgil per il riferirsi al sindacalismo rivoluzionario trasudato dalla Prima Internazionale, motivo per cui il governo fascista ne impose lo scioglimento nel 1925.
Da allora e per mezzo secolo non è che sia cambiato molto, in termini di “attenzione” da parte del padronato e delle vecchie e nuove camice nere: il nome Giuseppe Pinelli vi ricorda qualcosa? LEGGI.
Oggi l’ Usi-Ait è un sindacato molto giovane, e decisamente conflittuale: il segretario della sezione parmigiana (al secolo Manuel Pagliarini ), per capirci, è un ragazzo poco più che ventenne, con alle spalle già molti anni di militanza e studio. Il vice segretario (Francesco Salton) non arriva ai trenta. Detta così può non sembrare un rilievo particolarmente significativo ( lo diventa se pensiamo ai danni di una Patrizia Maestri, però ), nella realtà racconta anche di una dimestichezza con le ingiustizie e le incongruenze di una società intrinsecamente precaria.
Non sono loro che intervistiamo, però: stanno sistemando la biblioteca Furlotti ( LEGGI ), sono indaffarati a catalogare, suddividere, creare mucchi di libri via via meno corposi. La sede di via Testi comincia a prendere forma, ed è proprio carina.
A concederci una chiacchierata è invece quello che ha ormai più dimestichezza con l’orrido microfono, strumento necessario a raccontarsi ma in effetti un po’ “ingombrante” interiormente: Max Ilari. Facciamo un po’ di anticamera, in saletta ci sono alcuni lavoratori in attesa.

Usi Ait : il vice segretario Francesco Cisco SaltonUsi Ait : il vice segretario Francesco Cisco Salton” Noi come Usi svolgiamo attività sindacale ormai da diversi anni – ci racconta Massimiliano, anche lui poco più che quarantenne -, e ci muoviamo soprattutto nel mondo della cooperazione, ma il nostro intervento è rivolto un po’ a tutti i settori. Abbiamo notato da quando abbiamo aperto lo sportello, che si chiama non a caso Sportello Sindacale Autogestito, che stiamo andando molto molto bene, ed in un certo senso dico “purtroppo”, perché significa che il mondo del lavoro sta andando molto molto male. L’organizzazione, mi chiedevi: noi abbiamo un modello organizzativo che è differente da quello di altri sindacati, siano essi di base o di tipo confederale. Da noi non esistono sindacalisti stipendiati o sindacalisti di mestiere: da noi ogni militante è un sindacalista e ogni militante è un attivista sindacale. Ognuno di noi è un collega di lavoro che aiuta un altro collega di lavoro. Va da se che negli anni qualcuno di noi più ferrato e più preparato, che quindi possa affiancare chi si propone per la prima volta, c’è. E per esempio abbiamo il nostro avvocato convenzionato, abbiamo il nostro Caf convenzionato e quindi noi questi servizi li garantiamo, ad un prezzo che non è paragonabile a quello di altre sigle. Ma la cosa che per noi è bella, quella che vediamo sta ottenendo dei riscontri è questo modello di rapporti: ognuno deve diventare un soggetto consapevole. Il primo step, il primo riscontro con cui deve confrontarsi un datore di lavoro deve venire dal lavoratore stesso”.
Stop. E’ questo il punto dirimente con altre linee politiche di altri sindacati: l’Usi ha una struttura basata essenzialmente sull’autogestione e sul federalismo libertario. Da ciò nasce il nomignolo di “sindacato degli anarchici”, di cui in effetti mutua un po’ lo schema di base.
Per noi la delega in bianco – ci spiega Ilari – e l’assenza di conflittualità sono i due motivi per cui i lavoratori in vent’anni, in trent’anni, hanno perso tutto. Perchè? Perchè siamo passati da un lavoratore consapevole ad un lavoratore che ha delegato a degli enti che lo fanno per mestiere, con i risultati che si sono visti”.
Ok, tutto chiaro. Se ciò che vi dicono in altri sindacati (può capitare, il mondo è bello perché è vario e non necessariamente c’è un “colpevole”) non vi convince, o vi pare non rappresenti ciò che avete dentro, ecco qui un’alternativa. Sempre che abbiate ben capito che all’ Usi ci si va non per trovare la pappetta pronta ma per diventare a propria volta di aiuto ai colleghi.

” La sede è aperta tutti i giorni – specifica Massimiliano Ilari -, e c’è sempre dentro qualcuno. Ma in particolare per quanto riguarda lo Sportello sindacale esso accoglie il mercoledì dalle 18 e 30 alle 20“.
“Qual è la “fotografia” scattata dal basso, cioè da chi si occupa dei casi più complicati?”

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” E’ una risposta complicata: ogni periodo fa un po’ storia a sé. In questo è certamente il lavoratore cooperativo, che affronta la precarietà di una progressiva dismissione del servizio pubblico, con l’ente pubblico che sempre meno poi controlla i servizi dati in gestione. Molti di loro vanno incontro a contratti da “multiservizi”. A loro si affiancano i lavoratori precari, che non hanno un loro posto nel sindacalismo classico, che non da risposte così flessibili come possiamo dare noi. Abbiamo questo tipo di azione diretta: certo vertenza, trattativa, e se va male direzione territoriale del lavoro e quindi avvocato, ma rispolveriamo anche il modello di azione diretta, ed in alcune realtà quando ci rendiamo conto che la trattativa non da le risposte adeguate noi ci presentiamo lì in un po’ di persone e facciamo in modo che i diritti del lavoratore vengano direttamente conquistati. Dimostrare quando i giochi sono ormai fatti a nostro avviso ha valenza dimostrativa: noi ci muoviamo un attimino prima. E comunque ribadendo che ogni singolo passo, anche le virgole, deve essere concordato e condiviso dal lavoratore in questione. Quando noi parliamo di sindacalismo di base, di cui vediamo anche la degenerazione in alcune sigle, per noi è ancora quel significato più autentico: tutto è stabilito assieme ai lavoratori, e da noi non esiste una élite di capi che sanno qual è la strada migliore, scavalcano anche il lavoratore stesso. Da noi ogni azione, dalla più stupida alla più complessa viene decisa assieme al lavoratore”.
L’ Usi-Ait, con il proprio Sportello Sindacale Autogestito, è ospitato negli spazi dell’ Ateneo Libertario ( GUARDA LA PAGINA FACEBOOK ) e si trova in via Testi al civico 2 (//www.google.it/maps/@44.8044255,10.3474138,17z?hl=it”> GUARDA ) . Essenzialmente lo trovate percorrendo via Toscana da via Tanara, lasciandovi alle spalle il parco dell’ ex Eridania e facendo il sottopasso. L’edificio è sede di svariate altre organizzazioni come Uisp, Arci e via dicendo: non vi sarà difficile capire di essere arrivati nel posto giusto.
Altro buon modo per non vagare oltre i bastioni di Orione è contattarli preventivamente via mail, scrivendo a usi-aitparma@libero.it“>usi-aitparma@libero.it  . Insomma, non smettete di credere nei vostri diritti, né di lottare per il vostro posto di lavoro: se avete incontrato qualche esperienza sindacale amara, provate a cambiare punto di partenza e di prospettiva, tutto lì.

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