Report manifestazione contro il lusso del 21 dicembre a Firenze

FIRENZE 21 DICEMBRE:

UNA CITTA’ BLINDATA A DIFESA DEGLI AFFARI, CONTRO LA PROTESTA SOCIALE

 

La Manifestazione contro il lusso a Firenze del 21 dicembre, proposta dai compagni del Movimento Lotta Per la Casa, è stata poi discussa e coodeterminata in diverse assemblee da alcune forze sociali e politiche cittadine: il Centro Sociale Next Emerson, l’Ateneo Libertario Fiorentino, il sindacato libertario USI-AIT, la Rete Studentesca, i Cobas ed il PCL.

Hanno poi aderito anche altri due centri sociali (il CPA Firenze Sud ed il Cienfuegos di Campi Bisenzio).

La manifestazione intendeva attraversare il centro di Firenze nelle vie “pregiate” dello shopping fiorentino, dove, in barba alla crisi economica e all’impoverimento progressivo di larghe fasce di popolazione, si vendono merci scintillanti a prezzi esorbitanti.

Gli obbiettivi politici condivisi da tutti gli organizzatori della manifestazione erano almeno 4.

 

-Segnalare una stridente contraddizione tra l’ostentato benessere natalizio nella città- vetrina e la Firenze reale: la Firenze degli operai della fù-industria licenziati, cassaintegrati a migliaia; la Firenze dei lavoratori, immigrati e non, ridotti al di sotto della sussistenza; la Firenze dei senza casa, degli sfrattati o di persone sotto-sfratto per morosità (come si dice oggi) “incolpevole”.

 

-Il secondo obbiettivo era quello di riprendersi la piazza dopo l’ondata dei “Forconi”.

Gli avvenimenti del 9-15 dicembre hanno dimostrato come il diffuso malcontento popolare, dovuto alla crisi economica, può essere catalizzato da segmenti di ceto medio reazionario che possono riuscire a ricomporre le diverse proteste attorno ad una inquietante “difesa della Comunità Nazionale”.

C’era dunque la necessità di affermare che l’unica Comunità che riconosciamo è quella degli oppressi e degli sfruttati, al di là di ogni differenza nazionale, etnica, o di colore della pelle.

 

-Si voleva poi sollevare una voce di protesta per il fatto che molti prodotti tessili venduti nel “Santo Natale” fiorentino provengono da quelle produzioni schiavistiche del comprensorio fiorentino-pratese, che sono recentemente state al centro della cronaca con la morte dei lavoratori cinesi bruciati vivi nella loro fabbrica- dormitorio-prigione.

 

-Infine si voleva mandare un forte segnale al sindaco di Firenze, ora neo –segretario del PD, che si è fatto conoscere in questi anni per gli sgomberi violenti  della povera gente, per la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, per le privatizzazioni selvagge (vedi trasporto pubblico locale), per i tagli all’assistenza degli anziani e dei disabili.

Quel Matteo Renzi che come futuro premier promette fin da ora: ai padroni libertà di licenziare; ai giovani un lavoro ancora più precario.

 

La manifestazione aveva intenzioni comunicative ed inequivocabilmente pacifiche.

Ciò nonostante la Questura, ha vietato il percorso proposto dagli organizzatori ed ha proposto un irricevibile percorso alternativa che non permetteva neanche di sfiorare le strade fondamentali.

Allo scontato rifiuto, da parte degli organizzatori, di accettare tale “alternativa”, la Questura ha risposto vietando ogni corteo per le strade di Firenze, autorizzando solo un presidio in Piazza San Marco.

In sostanza si è detto “voi non potete manifestare!”.

E che non era uno scherzo lo si è capito subito, quando un imponente schieramento di celerini e carabinieri in assetto di guerra hanno letteralmente blindato il confine tra Piazza San Marco e via Cavour, ovvero la strada che qualunque manifestazione cittadina ha sempre attraversato.

Da subito è stato ben chiaro che non c’era da parte di celerini e carabinieri nessuna intenzione di “togliersi il casco” come fu invece fatto con i Forconi.

Il corteo che si è trovato a fronteggiare la provocazione poliziesca era consistente, anche se forse leggermente al di sotto delle attese. Assolutamente irrealistica la valutazione data dalla grande stampa di 150 persone (realmente circa 3 volte tanto).

Consistente e visibile la presenza dell’area libertaria con uno striscione ironico “Torna a casa Lussy”, un volantino apprezzato, tante bandiere anarchiche e dell’USI, .

Il corteo ha tentato di partire prima chiedendo alla polizia di poter passare, poi premendo sul muro di scudi che impediva il passaggio. Sono cominciate così 2 ore di tensione in cui a più riprese i manganelli degli uomini in divisa hanno colpito le teste ed i corpi dei manifestanti. Diversi i compagni contusi anche se per fortuna nessuno in maniera grave.

Dopo due ore di tira e molla il corteo è stato fatto sfilare in via Cavour e quindi deviato verso il Mercato di San Lorenzo. Da quella via è stata raggiunta via dei Cerretani al limite di una Piazza Duomo letteralmente militarizzata.

Totalmente falso lo scenario descritto da alcuni organi di stampa a proposito di passanti terrorizzati e saracinesche abbassate ( le hanno viste solo loro) di bar e negozi.

Al contrario proprio nel fronteggiamento tra corteo e polizia al limite di Piazza Duomo, alcune decine di passanti hanno cominciato ad applaudire i manifestanti e ad intonare “fateli passare”. E’ stata costretta ad ammetterlo “La Repubblica” del giorno dopo, che descrive a malincuore il fatto giustificando la simpatia verso i manifestanti con l’esasperazione per la crisi (eh bé ma di cosa si stava parlando???!!!) e con il fatto che comunque quei passanti non avevano visto le precedenti scene violente in piazza San Marco.

Dopo alcuni minuti di stallo davanti a Piazza Duomo, il corteo ha cominciato a correre per via Cerretani per cercare di aggirare il blocco poliziesco e raggiungere quanto meno Piazza Repubblica che è adiacente alla zona dei negozi di lusso.

Tentativo bloccato violentemente da un gruppo di celerini accorsi prontamente. Ancora manganellate forse anche più forti che in piazza San Marco. Ad un certo punto uno spezzone di circa 150 compagni, separato dal resto del corteo, si è trovato chiuso tra due fuochi. Per fortuna i “Signori” in divisa non hanno voluto approfittarne e dopo una decina di minuti hanno consentito ai compagni di tornare a sfilare in via dei Cerretani e di concludere insieme agli altri la manifestazione in piazza dell’Unità nei pressi di Santa Maria Novella.

 

A fronte di una forza repressiva così imponente non si può che essere soddisfatti di esser riusciti a tenere la piazza e di aver comunque condizionato l’intero sabato natalizio, con un forte messaggio di classe.

D’altra parte forte è la consapevolezza che solo nella concretezza della battaglia sociale – negli scioperi, nella resistenza agli sfratti, nella costruzione di esperienze sociali autogestionarie – si può avviare un reale percorso di riscatto.

 

Claudio Strambi

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