Report Assemblea cittadina a Sesto S. Giovanni verso lo sciopero generale

Nel pomeriggio di sabato 5 marzo si è svolta, come annunciato, l’assemblea cittadina a Sesto S. Giovanni, noto centro urbano attiguo a Milano, un tempo molto famoso come polo di sviluppo industriale e che oggi vede molto ridotte le sue principali attività.
Il luogo è un grande edificio di proprietà dell’Alitalia, dove sono stati licenziati tutti i suoi dipendenti e dismessa ogni attività: attualmente è occupato da famiglie sfrattate per garantirsi un tetto.


Per arrivare dove si svolge l’assemblea si deve salire 3 piani di uno stabile ancora ben custodito, arriva ad un grande salone provvisto di banchi e sedie oltre un lungo tavolo dove si predispongono le rappresentanze di CUB, USI-AIT, SI Cobas organizzatori dell’iniziativa nel percorso di preparazione dello sciopero generale del 18 marzo.

 

Quando il salone si riempie con la presenza di molti delegati, militanti e componenti di importanti aree sociali, l’assemblea ha inizio. Viene aperta da un intervento di parte CUB in cui si elencano le principali motivazioni alla basa dalla proclamazione dello sciopero: contro l’accordo capestro del 10 gennaio 2014, per l’adeguamento del salario, delle pensioni e la riduzione dell’orario di lavoro, contro la precarizzazione e la libertà di licenziamento, contro la riforma della scuola, per il diritto alla casa, alla sanità gratuita e di qualità, contro tutte le guerre che alimentano il terrorismo, per una conversione ecosostenibile della nostra economia. E’ seguito un intervento dell’Unione Inquilini sul diritto alla casa e sull’occupazione di quello stabile da circa due anni, dove sono passate centinaia di persone bisognose di alloggio e dove attualmente risiedono 250 occupanti, 60 nuclei famigliari e studenti che non possono permettersi affitti costosi, con varie etnie che convivono tranquillamente. Lo stabile è già da tempo sotto sgombero. E’ intervenuto un rappresentante della comunità curda che ha rivendicato le conquiste della loro lotta di resistenza, costretta a combattere contro Iris, mentre subiscono attacchi pesantissimi dallo Stato Turco.

 

L’intervento del rappresentate del SI Cobas evidenzia soprattutto le conquiste ottenute con lotte molto dure nel settore della logistica che uniscono lavoratori provenienti da varie parti del mondo, immigrati non disposti a farsi calpestare. Lotte rivendicative che andrebbero riportate in tutti i settori lavorativi per opporsi a quella guerra interna che stiamo subendo, come anche ci si deve opporre a quella guerra esterna che stiamo già facendo in varie parti del mondo. L’intervento del compagno dell’USI ha sottolineato come la proclamazione dello sciopero dei tre sindacati, non sottoscrittori dell’accordo per blindare la rappresentanza sindacale, è contro l’accordo stesso.

Si sottolinea l’importanza di aver scelto questo luogo per l’assemblea, dove si rivendica con l’occupazione il diritto all’abitare che la Costituzione proclama, ma non applica, impegnandoci a sostenere questa lotta contro la repressione che minaccia lo sfratto. E’ anche un luogo significativo, si rileva, perché da lì sono stati cacciati i lavoratori, come purtroppo avviene in molti luoghi da troppo tempo, sia per le speculazioni sul terreno, sia per delocalizzare la produzione dove la possibilità di sfruttamento è maggiore. E’ già da molti anni che le associazioni padronali, i vari governi e il sindacato confederale si sono accordati per il blocco e la riduzione di salari e pensioni, con la precarizzazione del lavoro fino all’abolizione dell’art. 18, le privatizzazioni, con la promessa che questi sacrifici avrebbero fatto crescere e sviluppare l’economia, mentre possiamo ben constatare che ci hanno portato alla regressione.

 

Ma la crisi di cui parlano è solo ed unicamente dalla parte dei lavoratori, lavoratrici e ceti più poveri della popolazione, mentre i ricchi, lo dimostrano le statistiche, hanno aumentato enormemente i loro profitti. Sull’esempio dell’occupazione di questo edificio analogamente è tempo di praticare le occupazioni delle aziende che chiudono i battenti, per riattivarle in modo autonomo e se necessario riconvertirle in produzioni socialmente utili. Sull’esempio di quanto è avvenuto in Argentina ai tempi della crisi e di quando avviene in tutto il mondo, come è accaduto alla Vio.Me in Grecia, dove la fabbrica è stata occupata e riattivata con la pratica dell’autogestione, riconvertendo la produzione della colla per piastrelle, prima della chiusura, in quella di sapone, saponette e detersivi vari utilizzando materiali naturali.

Un altro importante obbiettivo che si pone questo sciopero è di impedire la guerra prima che sia troppo tardi, mascherata da motivi “umanitari” che nascondono solo gli interessi dei produttori e commercianti di armi e di chi ha interessi alla spartizione di gas e petrolio, fregandosene di lutti e rovine che tutte le guerre comportano. Tutto questo mentre si lascia che la Resistenza Curda, impegnata a combattere contro Isis, venga pugnalata alla schiena dall’alleato stato Turco.
Il dibattito è poi proseguito e molti degli argomenti espressi sono stati successivamente ripresi. Alla fine dell’assemblea gli occupanti dello stabile si son resi disponibili, per chi era interessato, a visitare l’intero caseggiato. Il prossimo appuntamento di Assemblea Pubblica organizzato dai tre sindacati sarà domenica 13 marzo, alle ore 11, al c.s. Vittoria.


Enrico Moroni

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