Presidio a sostegno della lotta alla RSA Saccardo

saccardo1Nel pomeriggio del 31 maggio, come preannunciato, si è svolto il presidio di protesta davanti alla RSA Saccardo (Milano) l’istituto che ospita l’assistenza degli anziani e di patologie gravi come l’alzheimer. Una cinquantina circa i partecipanti con una importante presenza di lavoratori dell’istituto stesso e dei compagni del coordinamento della sanità che hanno portato il loro sostegno.
L’iniziativa era caratterizzata da striscioni, messi anche ai cancelli dell’entrata, e da cartelli di protesta, mentre venivano distribuiti volantini ai passanti.

 

Interventi franchi e molto duri si sono succeduti al microfono che hanno denunciato i soprusi nei confronti dei lavoratori, costretti a carichi di lavoro insopportabili per il loro numero esiguo rispetto alle esigenze dell’utenza. E’ stato anche evidenziato che i lavoratori che protestano e si organizzano con il sindacato di base vengono duramente repressi e i delegati stessi soggetti a pesanti attacchi, tra cui lo spostamento da un luogo di lavoro ad un altro. Questa condizione di supersfruttamento e di bassi stipendi ricade di conseguenza sulla stessa utenza che non può essere adeguatamente seguita come necessita. Ne conseguono ricadute pesanti sulla salute dei lavoratori che vedono l’aumento progressivo dei casi di malattia cronica per cause professionali. Si è fatto appello ai parenti degli assistiti a schierarsi apertamente con la lotta dei lavoratori. Un attacco pesante è stato fatto verso le Istituzioni che, manovrate dagli sporchi interessi dei politici, consegnano tale assistenza al sistema senza scrupoli degli appalti che è il modo per mettere la cura dei più deboli e bisognosi nel tritacarne della speculazione privata, tutto a discapito della sanità ed assistenza pubblica.

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Molti sono stati gli interventi di lavoratori dell’Istituto RSA Saccardo e delegati sindacali che hanno testimoniato la loro volontà di contrastare la macchina repressiva aziendale nella rivendicazione dei loro semplici diritti e nel pretendere rispetto e dignità.

Enrico Moroni

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