Per la laicità della scuola

Il mio intervento è molto pratico, contiene una serie di questioni della scuola e su cui vorrei che USI-Ed ragionasse, per poterle affrontare sia sul territorio sia a livello nazionale.
– La difesa delle scuole piccole a rischio di chiusura, specialmente in campagna e in montagna, come la situazione della Versilia, ricordata da Lorenzo Micheli in un recente video; il fatto che presto le Province trasferiranno le proprie competenze sull’edilizia scolastica ai Comuni potrebbe essere d’aiuto, dal momento che si avranno meno interlocutori.


– “La buona scuola” e tutte le sue storture: non c’è al suo interno nulla di valido e positivo.
– La figura delle educatrici e degli educatori, delle mediatrici e dei mediatori all’interno delle scuole: vengono spesso vissute/i come mere/i assistenti ai bisogni di chi è affidata/o loro, dimenticando che hanno un importante ruolo nell’ambito dell’integrazione; esse/i stesse/i, poi, si sentono fantasmi, non considerate/i, sono scarsamente motivate/i, come più volte ricordato da Davide Milanesi. È opportuno che si rivaluti la loro presenza a scuola, permettendo che assistano, retribuite/i, alle riunioni degli organi collegiali.
– È necessario ribadire la laicità della scuola pubblica statale; sono troppi i casi in cui la subordinazione alla chiesa cattolica fa sì che si ledano i diritti non solo di chi professa altre fedi, ma anche di chi non ne professa nessuna.

Gratuità della scuola, non del lavoro

– La gratuità della scuola va riconquistata: il contributo volontario, deciso dai Consigli d’Istituto per ampliare l’offerta formativa, viene spacciato per obbligatorio da dirigenti scolastiche/i in mala fede, si va a caricare spesso sulle famiglie il costo dei laboratori e delle normali attrezzature; c’è una grande disparità tra chi studia in un liceo e chi invece fa il professionale, per esempio l’alberghiero, dove le alunne e gli alunni devono comprare costose divise e il contributo deciso dall’istituto è di 250-300 euro. Anche il dover ricorrere ai trasporti pubblici impedisce di fatto la gratuità della scuola, dal momento che sono penalizzate le persone che abitano in piccoli paesi e frequentano scuole superiori situate in centri più grandi.
– Sempre più spesso, sta per diventare obbligatorio in tutti i tipi di scuola superiore, lo stage, il tirocinio o l’alternanza scuola-lavoro alle studentesse e agli studenti: questa pratica, con la scusa (pericolosa) di far conoscere il mondo del lavoro, mette letteralmente le giovani e i giovani nelle mani delle imprese che, nel migliore dei casi, le/li parcheggiano a guardare chi lavora al computer o le/li costringe a passare il tempo a far fotocopie e caffè e, nel peggiore dei casi (come avviene nelle scuole alberghiere e per il turismo), le/li sfrutta a costo zero, in competizione, per di più, con coloro che del lavoro avrebbero realmente bisogno.
– Sono contenta che anche le studentesse e gli studenti possano far parte di USI-Ed: il nostro invito a loro deve essere fatto, a mio avviso, con rispetto e cautela, affinché non ci considerino alla stregua delle/dei solite/i adulte/i che vogliono propinare loro la solita visione adulta delle cose; è necessario che facciamo capire loro che saranno ascoltate e ascoltati, che le loro proposte saranno accolte come quelle di chiunque altra o altro, perché vedo che non ne possono più (parlo degli ambienti scolastici in cui mi muovo, ma non solo) di chi le/li invita per poi dirigerle/i in qualche modo.
– È urgente trovare altre forme di lotta oltre allo sciopero, come già detto da Maria;
– propongo di dotarci di un blog di settore, associato al sito usi-ait.org, che raccolga le nostre riflessioni e dibattiti online.

Anna Gussetti


Da A rivista anarchica

Potrebbero interessarti anche...