Metalmeccanici: ultima chiamata?

L’ultima settimana di giugno ha visto lo sciopero di tutta la giornata dei lavoratori del gruppo FIAT e delle aziende della componentistica con manifestazione nazionale a Roma venerdì 28.

La manifestazione non è stata molto partecipata, e anche per lo sciopero la FIOM non dà percentuali esaltanti; in realtà si è trattato di un’iniziativa che giunge al termine di un periodo che havisto la FIOM esitante, se non schierata sulle posizioni aziendali.

 

La questione dei sabato lavorativi, che ha visto mobilitazioni di operai in produzione e in cassa integrazione, soprattutto a Pomigliano d’Arco e a Modena alla CNH, è stata probabilmente un’occasione per saper incidere sulla produzione e toccare i padroni là dove sono più sensibili, nel portafoglio. La vicenda di Pomigliano è stata trattata anche sulla stampa nazionale; un operaio che abbia un minimo di coscienza ha capito benissimo che la FIOM si è defilata,lasciando il primo sabato sguarnita la porta dove entravano i comandati, e poi abbandonando alla repressione poliziesca, al soldo di Marchionne, il piccolo corteo composto soprattutto di cassaintegrati, che si dirigeva verso i cancelli. Il secondo sabato la presenza di Maurizio Landini ha fornito l’occasione per una squallida sceneggiata, con la FIOM, segretario nazionale in testa, che si ritira dai cancelli poco prima che comincino ad arrivare i comandati.

In realtà, nonostante le chiacchiere dei burocrati sindacali e dei politici interessati, la classe operaia sta cominciando a rialzare la testa: ad esempio alla Fiat CNH lo sciopero contro i sabato lavorativi è partito lentamente, ma sempre nuovi operai aderiscono alla lotta, nonostante il clima di intimidazione in fabbrica. Anche la scarsa adesione allo sciopero e alla manifestazione FIOM dimostra che anche le minoranze più combattive non sono disposti a perdere soldi per le parodie delle lotte.

 

Mentre Marchionne e i dirigenti delle fabbriche attaccano con decisione gli operai, con il licenziamento dei lavoratori più combattivi, con la repressione di ogni attività sindacale sul posto di lavoro, spostamento continuo di turno e di reparto per chi solidarizza con i licenziati, turni massacranti e clima irrespirabile, la FIOM sembra più preoccupata di non disturbare il manovratore e di combattere una guerra privata contro il sindacalismo di base e le minoranze combattive al suo interno. La battaglia sui diritti è stata combattuta in modo da tutelare l’organizzazione: in questo senso va interpretato sia l’accettazione dell’accordo di regime del 31 maggio,sia il giudizio positivo su una sentenza ambigua come quella della Corte Costituzionale.

L’obiettivo del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, dopo la firma separata di FIM e UILM di un CCNL peggiorativo, era stato salutato come un segno di ritrovata volontà di lotta. Certo, la piattaforma non era fatta per entusiasmare ed anzi conteneva anch’essa elementi peggiorativi, ma in molti avevano guardato con speranza ad una possibile ripresa dell’iniziativa operaia sui posti di lavoro, di fronte allo spadroneggiare dei capitalisti e delle direzioni aziendali. Poco per volta queste speranze si sono dissolte, dopo che la FIOM ha rinunciato ad un effettivo ruolo rivendicativo, è difatto uscito dalla manifestazione del 18 maggio scorso.

Perché, sia ben chiaro, quello che sta passando in queste settimane di luglio è l’ultimo treno per condurre lotte incisive, per riuscire astrappare con la mobilitazione significativi punti a favore dei lavoratori.

Già ora in molti comparti gli operai sono in estrema difficoltà a condurre lotte incisive: la siderurgia e la metallurgia, la cantieristica, in parte gli elettrodomestici vivono situazioni di crisi che rendono inefficace l’arma dello sciopero; la manifattura in genere sta puntando a raggiungere gli obiettivi produttivi annuali entro le vacanze di agosto. Ecco perché la battaglia contro i sabato lavorativi assume un’importanza strategica: attraverso queste misure le direzioni aziendali puntano a costituire scorte di prodotti finiti che rendano inefficaci gli scioperi nella seconda partedell’anno.

I padroni si stanno preparando ad una serrata mascherata da crisi nella seconda parte dell’anno: con la cassa integrazione, la delocalizzazione, il mancato rinnovo dei contratti ai precari sperano di ridurre i metalmeccanici alla fame e costringerli ad accettare le loro posizioni. I soldi che Letta ha ricevuto dall’Unione Europea sono destinati ad aiutare i capitalisti industriali nella loro lotta contro i lavoratori, ad assumere potenziali crumiri con la scusa della disoccupazione giovanile, a finanziare le delocalizzazioni e le ristrutturazioni per cacciare gli elementi più combattivi dalle fabbriche.

La lotta dei metalmeccanici è la lotta di tutto il movimento operaio. In questa situazione iniziative come quella di una legge sullarappresentanza, voluta da un ampio arco di forze che comprende Rete 28 Aprile ed alcuni sindacati di base, sono delle semplici perdite di tempo. Occorre colpire là dove tira la produzione, bloccare lo straordinario, fare iniziative di lotta che costino più al padrone che ai lavoratori; occorre organizzare i picchetti, in modo da rendere inefficace la rappresaglia verso i lavoratori più combattivi, sostenendo le lotte dall’esterno. Occorre soprattutto rimettere al centro il recupero salariale reale e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

 

Certo, padroni e governo faranno di tutto per cacciare ancora indietro il movimento operaio, ma attraverso l’unità, l’autorganizzazione e l’azione diretta le minoranze combattive potranno dare del filo da torcere al nemico di classe.

Tiziano Antonelli

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