L’azienda imbottigliatrice S. Carlo DEVE chiudere?

La vergogna San Carlo

 imbottigliamento

Sei operai a casa, in cassa integrazione. Sei operai che da giugno non percepiscono l’indennità della cassa integrazione. Di questi sei solo tre vengono sporadicamente chiamati per fare un ridottissimo imbottigliamento. Un’azienda che annaspa vivendo alla giornata. Una amministrazione comunale che, per essere buoni, si disinteressa non solo dell’azienda di imbottigliamento, ma di tutto un territorio termale che potrebbe essere una eccellenza in Italia – in virtù delle caratteristiche della sua acqua. Questa è la realtà di San Carlo, il paese dell’acqua. Non quella descritta da articoli propagandistici della proprietà e della amministrazione che ogni tanto si leggono sulla stampa locale. Da tempo stiamo seguendo, come sindacato, l’infinita storia dell’azienda di imbottigliamento e quello che ci ha sempre sconcertato e schifato nello stesso tempo è il disinteresse – o forse un interesse diverso – che c’è attorno a questa realtà.

Da quando la vecchia azienda Bonini venne venduta, si sono succedute proprietà sempre fallimentari e delle quali non si è mai ben capito quale fosse l’interesse vero. Altrettanto si può dire delle amministrazioni comunali.
A quanto pare l’attualità non smentisce il passato.

Tempo fa, avevamo chiesto, come rappresentanti sindacali dei lavoratori dell’azienda, che il Comune si facesse carico di organizzare un incontro tra lavoratori e proprietà, non solo per tutelare la situazione occupazionale corrente, ma anche per salvaguardare un bene collettivo dato in concessione, interesse diretto dell’amministrazione. Nonostante l’impegno preso dal sindaco Volpi di darci una risposta in breve tempo, nulla si è più saputo. Alla fine, dopo alcune richieste, siamo riusciti a ottenere un incontro con la proprietà e quanto emerso conferma le nostre ipotesi. Gli operai verranno licenziati. Sicuramente tre, se non tutti. E quelli che rimarranno, saranno inquadrati con contratti a chiamata, per essere utilizzati solo quando ci sarà da evadere
gli sporadici ordini che arriveranno.

Malgrado le dichiarazioni di rilancio (la prima è dell’ottobre 2012), quello a cui assistiamo non è certo l’operare di una azienda che vuole rilanciarsi e che sostiene di avere in mano ordini su ordini. Non si dimezza la forza lavoro se si ha la certezza di ricominciare a pieno regime. Con estremo rammarico, vediamo che le cose non sono cambiate di molto. A dispetto delle promesse fatte, nulla si muove attorno al problema San Carlo. Oggi ci troviamo di fronte a una proprietà che ha rilevato un’azienda senza aver la minima idea di che fare. Da notare anche che questa “cordata” saltò fuori dal magico cilindro dell’ex sindaco Pucci quando, di fronte al prefetto, la Profarm, seria azienda di Parma, manifestò l’interesse all’acquisto, presentandosi con tanto  di piani commerciali e aziendali.

Da un anno e mezzo circa sta brancolando tra promesse varie, senza che poi a queste ci sia un seguito. E non solo. La condotta nei confronti dei dipendenti è a dir poco insolente. Non solo rifiutano ogni richiesta di incontro collettivo, ma tendono anche creare divisioni tra loro. Già al termine dello scorso anno venne paventata la possibilità che in tre potessero essere licenziati, poi subito ritirata a seguito delle proteste. E questi tre sono regolarmente sviliti da un atteggiamento dequalificante. Per eseguire i ridotti e sporadici ordini che arrivano, vengono chiamati solo tre di loro e, poi, per le successive pulizie dell’impianto, si adopera personale esterno. Un gioco sporco che mira a creare una divisone e rompere l’unità che c’è da sempre tra i dipendenti San Carlo. Ma in questo la proprietà ha fatto male i suoi calcoli, perché gli operai sono ben decisi a mantenere la loro unità e continuare la lotta fino in fondo.
Come conseguenza di questa politica aziendale, lo stabilimento e le sorgenti sono ridotte in uno stato al limite dell’igienico. È di questa estate l’intervento dell’ASL per verificare lo stato degli impianti, quando vennero messi i sigilli ad alcune macchine, e poi, con un accordo tra le parti, mediato dall’amministrazione comunale, gli impianti vennero riattivati a condizione che venissero effettuati alcuni lavori. Ebbene, di questo nulla è stato fatto.

San Carlo è oggi una vergogna per il comune di Massa, non solo perché permette che tutto questo avvenga, ma anche perché lascia abbandonata a se stessa una importante risorsa economica per il territorio. Un disinteresse talmente sfacciato che alcune volte ci ha fatto pensare all’esistenza di progetti più o meno oscuri attorno ai terreni e alle sorgenti. Si pensava che qualcosa fosse cambiato con la giunta nuova, ma visto la partenza, probabilmente non è così. E tutti questi sono fatti, non le solite chiacchiere stucchevoli che giurano di investimenti e riattivazioni lontane dalla realtà.
La San Carlo non è un’azienda ordinaria, è un’azienda che utilizza e sfrutta un bene comune della popolazione di San Carlo e come tale deve andare a beneficio della popolazione. Se nella San Carlo si vuole investire, come prima cosa si deve tenere conto di questa peculiarità.

 

Quello che chiediamo è che l’amministrazione comunale di Massa, chiamata a tutelare e “amministrare” i beni collettivi, disponga che alle concessioni per lo sfruttamento delle sorgenti San Carlo venga vincolata una ricaduta sul territorio in termini occupazionali. Inoltre che si impegni a promuovere un rilancio dell’impianto termale. Tutti gli operai devono rientrare dalla cassa integrazione, deve essere ripristinato lo stato dell’impianto e pulire le sorgenti. Poi concretizzare e presentare un piano commerciale per lo sviluppo delle acque San Carlo, tenendo conto delle sue peculiarità e riattivando quei contatti persi con aziende che sono ben consolidate nel settore di interesse della San Carlo. Basta ricordare l’accordo per la produzione di 1.500.000 di bottiglie che venne stipulato con la Profarm e che poi cadde nel vuoto nel momento del passaggio di proprietà.

Questo è quello che chiedono i lavoratori della San Carlo e che noi appoggiamo come loro sindacato. E per questo siamo pronti a lottare fino in fondo.

 

USI-AIT
Unione Sindacale Italiana
Sezione di Carrara
Gianluca Attuoni

 

Scarica il volantino

 


 

da Contattoradio

Azienda San Carlo. Usi-Ait all’attacco

Di “Vergogna San Carlo” parla oggi in un duro comunicato il sindacato Usi-Ait, riferendosi alle prospettive più che incerte che riguardano i 6 lavoratori dell’azienda di imbottigliamento di Massa. Secondo Usi-Ait i dipendenti in cassa integrazione fino al 31 dicembre rischiano il licenziamento e solamente 3 potrebbero essere riassunti, forse con contratto a chiamata.

“Da tempo stiamo seguendo, come sindacato, l’infinita storia dell’azienda di imbottigliamento e quello che ci ha sempre sconcertato e schifato nello stesso tempo è il disinteresse – o forse un interesse diverso – che c’è attorno a questa realtà” – si legge in un passaggio del comunicato di Usi-Ait, che prosegue “Da quando la vecchia azienda Bonini venne venduta, si sono succedute proprietà sempre fallimentari e delle quali non si è mai ben capito quale fosse l’interesse vero. Altrettanto si può dire delle amministrazioni comunali. A quanto pare l’attualità non smentisce il passato.”

Ne abbiamo parlato in onda con Gianluca Attuoni, che segue la vertenza per la sezione locale del sindacato.

Scarica questo file (attuoni_meltinpop.mp3) Gianluca Attuoni. Usi-Ait


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