L’accordo fascista sulla rappresentatività del 31-05

Allo stesso modo in cui il “porcellum” è una versione peggiorativa della legge elettorale Acerbo del 1923, che permise al fascismo di vincere le elezioni del 1924, il porcellum sindacale è una versione ammodernata dell’accordo fra CONFINDUSTRIA e sindacati fascisti del dicembre 1923, che sancirono la sottomissione del movimento operaio al governo e al padronato.
L’accordo venne firmato a palazzo Chigi, allora occupato da Benito Mussolini che era presidente del consiglio; essi dovevano preludere al riconoscimento del monopolio della rappresentanza sindacale ai sindacati controllati dai fascisti.
Il 2 ottobre 1925 fu sottoscritto un nuovo accordo interconfederale tra Confindustria e sindacati fascisti che prevedeva il reciproco esclusivo riconoscimento e l’abolizione delle commissioni interne di fabbrica, organismo eletto dai lavoratori; l’accordo ha preso il nome di patto di palazzo Vidoni.
La legge n.563 del 3 aprile 1926 emanata dal governo fascista recepì i precedenti accordi interconfederali tra Confindustria e associazioni agrarie da una parte e sindacati fascisti dall’altra, stabilendo per legge il monopolio della rappresentanza dei lavoratori per i sindacati “legalmente riconosciuti” e abolì il diritto di sciopero.

Allo stesso modo degli “accordi” e dalle leggi varate dal regime fascista, i sindacati ricevono la loro rappresentatività non dalla delega dei lavoratori, ma dal riconoscimento da parte del padronato e del governo. L’accordo prevede un complesso meccanismo che dalle confederazioni arriva alle federazioni di categoria e poi fino ai delegati di fabbrica: il loro compito diventa solo quello di applicare gli accordi fatti sulla pelle dei lavoratori, a cui di fatto viene anche negato il diritto di sciopero.
Anche questo è solo una tappa di un lungo processo, una tappa che attende la ratifica parlamentare el’eventuale modifica costituzionale, anche se più lungo nel tempo di quello che ha portato alla prima applicazione della normativa fascista, e anche se oggi non c’è stato bisogno dei lugubri figuri in camicia nera, bastando la burocrazia sindacale “antifascista”.

Chi spera che la libera rappresentanza dei lavoratori possa essere difesa dalla costituzione, sarebbe ben si rileggessero un intervento di Felice Mometti in cui si ricollega la recente sentenza della Corte Costituzionale a quella del 1996 in merito ai diritti della Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti. In questo intervento si mette in luce come la Corte abbia in mente non la libera rappresentanza dei lavoratori, mala tutela dei privilegi dei sindacati concertativi: fonte della rappresentanza non è la delega dei lavoratori ma il riconoscimento della controparte; ponendosi in tal modo non in contrapposizione, ma in continuità con l’accordo interconfederale del 31 maggio. Desta quindi stupore il comunicato entusiastico dell’USB sulla sentenza,che minerebbe alle fondamenta l’accodo sulla rappresentanza. I difensori intransigenti della costituzione nascondono abilmente il fatto che nelle pieghe dei suoi articoli si difendono gli attuali rapporti di produzione e i rapporti di classe che ne derivano.
La questione principale è comprendere che il quadro che si apre appare radicalmente diverso da quello a cui eravamo abituati, quindi l’esperienza storica può essere utile per comprendere il ruolo che esercita il governo nell’asservimento del movimento operaio. Da una parte si conferma che il fascismo è la forma politica adeguata al dominio di borghesia e proprietà fondiaria alleate nella fase dell’imperialismo. Dalla parte del fronte di classe è necessario che emerga una nuova leva di militanti sindacali capaci di raccogliere le masse attorno ai loro interessi immediati, un processo che si accompagni con la ricostruzione di organismi unitari che siano espressione dell’autonomia di classe, al di fuori e contro le strutture asservite al nemico di classe, al potere politico e a quello economico. Non si tratta tanto di tornare alla lotta di classe, quanto di tornare alla libera vita sindacale.

Tiziano Antonelli


In allegato il testo degli interventi sindacali e datoriali alla Conferenza sulla legislazione in vigore. Per capire cosa stanno preparando (vogliono coniugare il diritto di rappresentanza con il diritto di sciopero!) è opportuno leggere le dichiarazioni sindacal-padronali di cgil, cisl, uil e dei rappresentanti delle associazioni datoriali.


Leggi il testo della commissione di garanzia .pdf ( 4,5 Mb)

Potrebbero interessarti anche...