In sanità il Jobs Act ha un nome ben preciso: comma 566.

Questa nefandezza non è altro che uno degli oltre 700 commi della legge di sta­bi­lità e che da subito, cioè ancor prima di essere tra­dotto in norme appli­ca­tive, come primo effetto ha praticamente spac­cato in due i lavoratori della sanità, mettendo appunto in con­trap­po­sizione il personale addetto alla cura e all’assistenza del malato. In Ita­lia il comma 566 è stato messo in piedi, con l’approvazione consacrata dal mini­stro Beatrice Loren­zin, cioè dal Pd stesso e da altri sog­getti istituzionali interessati. Coloro che ne trarranno un enorme vantaggio ai fini del rispar­mio saranno le Regioni, che chie­dono infatti mani libere nell’impiego fles­si­bile della mano­do­pera professionale. Il governo attra­verso il comma 566 le asse­conda vincolandole al prin­ci­pio asso­luto del costo zero. Un disastro mostruoso che sarà indif­fe­rente al pro­blema morale e soprattutto in merito alle neces­sità del cittadino e del malato. Una legge che apre la strada in sanità ad un progressivo demansionamento a catena nel processo di cura attraverso la sosti­tu­zione di alcune com­petenze pro­es­sionali apparte­nenti a profes­sioni diverse ma con­siderate equi­va­lenti quindi agi­bili indipendentemente dai diversi sog­getti profes­sionali. Per finire si manterranno il blocco dei contratti e del turn over, ma soprat­tutto la sua sva­luta­zione con lo scopo finale di tagliare nel tempo il mer­cato del lavoro ridu­cendo gli attuali livelli occu­pa­zio­nali. La legge di rior­dino della Toscana implica la liqui­da­zione di almeno 1500 esu­beri. Se la Regione Toscana teo­rizza la possibilità di togliere man­sioni ai medici darle agli infer­mieri, togliere man­sioni agli infer­mieri e darle a gene­ri­che figure di assi­stenza (Oss), L’Emilia Roma­gna ha pre­di­spo­sto una deli­bera sull’assistenza a domi­ci­lio che inte­ressa un gran numero di malati anziani e non auto­suf­fi­cienti, con la quale toglie man­sioni agli infer­mieri per darle alle badanti per le quali pre­vede corsi di for­ma­zione di poche ore. In Cam­pa­nia si pensa di ester­na­liz­zare non più solo le puli­zie e i pasti agli amma­lati, ma pezzi impor­tanti di lavoro cli­nico: a 1100 nuove assun­zioni appena auto­riz­zate cor­ri­spon­dono 800 sta­bi­liz­za­zioni a fronte di 15000 posti di lavoro persi negli ultimi anni. Un quadro desolante e drammatico: Oggi le Regioni, esau­rite le poli­ti­che di com­pa­ti­bi­lità attuate nell’ultimo decen­nio stanno met­tendo mano ad un “rior­dino” che in realtà è una destrut­tu­ra­zione del sistema sanitario, taglio mas­sic­cio di posti letto degli ospe­dali e da ultimo, la vera novità, deca­pi­ta­liz­zare il lavoro pro­fes­sio­nale con­si­de­ran­dolo non il vero capi­tale del sistema ma il prin­ci­pale costo da aggredire.

 

Federazione Nazionale USI- AIT Sanità

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