I congressi USI e la loro storia

L’Unione Sindacale Italiana ha il suo primo Congresso di costituzione a Modena nel 1912. nel solco delle idee della Prima Internazionale in Italia, l’ USI collega le forze del sindacalismo rivoluzionario sorte dopo lo sciopero nazionale del 1904 e le grandi lotte agrarie ed operaie dei primi anni del secolo.
L’USI si contrappone anche alla CGdL riformista e controllata dal partito politico. Le sue armi sono quelle dell’assemblearismo e dell’azione diretta. Un’altra caratteristica dell’Unione è quella di organizzare anche lavoratori non qualificati e rifiutare ogni tipo di cogestione, istituzionalizzazione del sindacato o patteggiamento con lo stato.
I centri di radicamento maggiore del Sindacato sono il triangolo industriale (Milano, Torino e la Liguria), la Toscana, l’Emilia Romagna e la Puglia.
I lavoratori maggiormente rappresentati sono i metallurgici, minatori, contadini e giornalieri.
Nel 1913 l’USI celebra a Milano il suo secondo congresso. Come titola il suo periodico (“L’Internazionale” che dal 1915 sarà sostituito da “Guerra di Classe”) in quel contesto avviene una “grande prova di forza dell’Unione Sindacale”.
Sono rappresentati 1003 Sindacati e 101.000 operai.. I temi del Congresso sono quelli dello Sciopero Generale, dei Sindacati Nazionali, dei Movimenti Agricoli e dell’Antimilitarismo.
Grandiosa la manifestazione che si tiene al pomeriggio, nonostante le autorità regie negassero il corteo, con 20.000 operai che si radunano in piazza attorno al palco dell’USI. Una piazza che viene circondata da un incredibile “cerchio di ferro” di cavalleria, bersaglieri, artiglieria e plotoni di carabinieri.
Alla fine del comizio si forma spontaneamente un corteo immenso a cui si unisce la musica.
Nel 1919 (dicembre) a Parma si svolge il terzo congresso. Sono anni caldissimi. L’USI (dal 1915 al 1918) ha pagato il suo antimilitarismo e la sua intransigente scelta contro la guerra con una pesantissima repressione e ora si è riorganizzata e sviluppata massicciamente (al congresso sono rappresentati 300.000 lavoratori, numero che crescerà ancora nei due anni successivi). A livello internazionale la rivoluzione russa e l’esperienza dei soviet ha sconvolto il mondo ed ovunque soffia un vento d’insurrezione.
Il Congresso esamina la fase sociale e decide di appoggiare le iniziative proletarie come i Consigli di Fabbrica mettendo però in guardia i lavoratori da ogni possibile deviazione o recupero riformista.
E’ il momento delle grandi lotte e l’USI (anche grazie al suo fortissimo Sindacato dei Metallurgici) nel biennio rosso è tra i protagonisti delle occupazioni delle fabbriche e delle terre.
Il 1922 è l’anno del fascismo che va al potere. In una situazione terribile (attacco armato degli squadristi alle sue Camere del lavoro, uccisioni e arresti di molti attivisti) l’USI tiene nel marzo a Roma il suo quarto Congresso (l’ultimo prima dello scioglimento del Sindacato da parte del fascismo).
Il tema centrale è l’adesione o meno all’Internazionale Sindacale Rossa di Mosca (diretta dal partito comunista russo). Una corrente interna filo-mosca, legata all’appena nato Partito Comunista, opera con ogni mezzo per l’adesione o in alternativa la dissoluzione dell’Unione e la convergenza nella CGdL. Il resto del sindacato (correnti sindacaliste e libertarie) è orientato per la nascita di una nuova Internazionale Sindacale libera da qualsiasi condizionamento dei partiti e orientata sulle scelte del sindacalismo rivoluzionario.
Alla fine i moscoviti sono sconfitti e l’USI decide di subordinare l’adesione internazionale all’esclusione assoluta di qualsiasi legame con partiti o aggruppamenti politici e per la completa autonomia e indipendenza dei Sindacati.
Di fatto questa scelta porta nel dicembre 1922-gennaio 1923 l’USI ad aderire all’A.I.T. (Associazione Internazionale dei Lavoratori) che si costituisce a Berlino con la partecipazione dei sindacati rivoluzionari di tutto il mondo.
Costretta all’esilio e alla clandestinità l’USI negli anni venti e trenta continua comunque ad operare. Importante il contributo che suoi militanti danno alla rivoluzione e alla guerra civile spagnola del 1936-1939 al fianco della grande centrale anarcosindacalista spagnola la CNT, sezione iberica dell’AIT. Molti dell’USI saranno in prima fila nella lotta di resistenza al nazifascismo sia in Francia che in Italia.
Il processo di ricostruzione dell’USI avviene in Italia dal 1948 in contrasto con la scelta di buona parte del movimento libertario di operare all’interno della logica nata nel dopoguerra dell’unità sindacale dei lavoratori nella CGL. La rottura di quest’unità da parte dei partiti politici italiani favorisce il processo di riorganizzazione dell’USI che porta nel 1953 a celebrare a Livorno il suo quinto congresso (primo dalla ricostruzione). Pur non avendo certo le dimensioni passate e nonostante una parte considerevole di sindacalisti libertari rimanga nella CGL  le dimensioni dell’USI dei primi anni cinquanta non sono certo trascurabili. Come scrive  Guido Barroero “si tratta di una minoranza abbastanza consistente” particolarmente in Liguria (Genova) e Toscana ma con sezioni anche in Piemonte, Lombardia, Emilia, Sardegna e Campania. Per alcuni anni forte è la presenza dell’USI tra i braccianti e i lavoratori dell’agricoltura di alcune zone della Puglia.
Il sesto congresso dell’USI si tiene a Modena nell’aprile del 1955 dopo di che il Sindacato subisce una fase di riflusso. Nel maggio del 1961un  settimo Congresso si svolge a Piombino (presenti tre sezioni sulle otto esistenti in quel periodo).
Un rilancio del sindacato avviene dal 1963 in poi con la costituzione di nuove sezioni , l’afflusso di forze giovanili libertarie e l’avvicinamento di militanti anarchici che hanno esaurito la loro esperienza nella CGL. . Nel 1967 l’USI tiene un importante Congresso (l’ottavo) a Carrara con una buona partecipazione di delegati. Col 1968 l’USI rilancia l’intervento in varie fabbriche (tra le sezioni che si costituiscono c’è quella importante di Milano-Bovisa a cui aderisce Giuseppe Pinelli).
Proprio a Milano l’USI nel 1969 si collega con i Comitati Unitari di Base (tra questi quello dei tranvieri). La strage di stato, la caccia alle streghe e l’uccisione di Pinelli segnano una nuova fase che incide pesantemente con l’avviato rilancio dell’USI. All’inizio del 1971 con la cessazione della attività della segreteria nazionale genovese si conclude questa fase della storia del Sindacato.
Alla fine degli anni settanta un nuovo ciclo di lotte autonome (tra cui quelle degli ospedalieri) ripropone l’esigenza di un sindacato libertario e di classe. Favorito anche dall’impetuosa rinascita della CNT in Spagna dal 1977 si avvia una fase di riattivazione dell’USI (due grandi attivi nazionale di Base nel ’78 a Roma e a Genova, una conferenza organizzativa nazionale a Parma nel 1979). Si arriva così al nono congresso dell’USI (detto anche della riattivazione) che si celebra ad Ancona nel dicembre del 1983. Gli anni ottanta sono anni difficili (riflusso delle lotte dopo sconfitta alla FIAT, ecc.) e il pur piccolo sindacato riesce a tenere e a dar vita a nuove sezioni.
Un decimo congresso nazionale si tiene nel 1986 a Torino e, con la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta l’USI comincia una fase di forte crescita. L’USI, grazie alla sua natura libertaria e federalista, trova consensi nel movimento di contestazione del sindacalismo confederale cogestionario e nella nascita dei comitati di base detti anche Cobas.
Nel 1990 si tiene l’undicesimo congresso USI a Roma. Il Sindacato è in fase di rafforzamento numerico, sviluppo che si accentua dopo lo sciopero generale contro la guerra in Irak (il primo extraconfederale) che agli inizi del 1991 vede l’USI come una delle principali forze promotrici e protagoniste.
L’USI (che tra il 1992 e il 1993 raggiunge i 2500 iscritti e un’estensione nazionale) arriva al dodicesimo congresso che nel maggio 1993 si svolge a Milano. Oltre al confronto con le grandi tematiche sindacali e sociali di quegli anni comincia a delinearsi una spaccatura con una componente accentratrice e verticistica che ha il suo centro nella sezione romana.
Nel dicembre del 1993 si deve effettuare un Congresso straordinario (il tredicesimo) ad Ancona per risolvere i contrasti sulla revisione degli statuti.
Nel 1995 avviene la scissione dall’USI della componente autoritaria che fa capo all’USI di Roma.
Nel 1996 mentre gli scissionisti celebrano un loro congresso a Roma l’USI tiene il suo quattordicesimo Congresso a Prato Carnico in un’antica casa del popolo rivoluzionaria.
L’AIT nel suo congresso del dicembre 1996 espelle la corrente romana e riconosce i congressisti di Prato Carnico come unica sezione italiana dell’Internazionale.
Nonostante i tempi difficili e i guasti della scissione l’USI riprende a crescere. Darà vita da sola a uno sciopero contro la guerra della NATO e dell’Italia alla Jugoslavia e proprio nei giorni del conflitto celebra a Jesi nel 1999 il suo quindicesimo Congresso.
Nuova fase di sviluppo e sedicesimo congresso nel 2002 a Milano (anche questo caratterizzato dalle grandi tematiche sindacali e delle lotte dei precari oltre che dalla nuova “guerra infinita” scatenata dal 2001 dagli Stati Uniti) Nel 2005 nuovo congresso (diciassettesimo)  Napoli per arrivare ad Ancona col diciottesimo congresso.

Il Responsabile dell’Archivio USI

Potrebbero interessarti anche...