I “FATTI DI PIAZZA STATUTO” – Torino 1962

I “FATTI DI PIAZZA STATUTO” la rivolta operaia a Torino nel 1962 nel racconto del militante dell’USI torinese Gerardo Lattarulo

La rivolta di Piazza Statuto, nella Torino operaia del 1962, segna un momento decisivo nello sviluppo di quella conflittualità operaia che esploderà nel 1969 con l’autunno caldo che travolge le centrali sindacali confederali e i partiti storici della sinistra. Durante uno sciopero la UIL e il sindacato giallo padronale Sida fanno un accordo separato coi dirigenti FIAT. Migliaia di operai (per lo più giovani e molti immigrati meridionali) assediano la sede della UIL in Piazza Statuto scontrandosi duramente con la polizia. Hanno inizio tre giorni di rivolta operaia e di battaglia di strada.

Come sempre i dirigenti CGIL e PCI cercano di convincere i dimostranti a mollare e a disperdersi ma non vi riescono. “L’Unità” definirà la rivolta come “tentativi teppistici e provocatori”. Alla fine sono 1215 i fermati, 90 gli arrestati, un centinaio i denunciati a piede libero e 169 i feriti tra la polizia.  Al processo, la linea è quella di negare il fatto, tutti stavano li per caso, addirittura “Gli imputati iscritti al partito comunista sostengono di essersi fermati in piazza per convincere eventuali iscritti al proprio partito ad andarsene…” (da la rivolta di piazza statuto di Dario Lanzardo)

“…Soltanto un imputato, Gerardo Lattarulo, riconosce di essere andato in piazza e di aver rilanciato qualcosa (candelotti lacrimogeni che arrivavano sui dimostranti) contro la polizia. Ricoverato all’ospedale dove era stato portato per una ferita alla gamba, viene arrestato perché aveva una catena ancora legata attorno alla vita” (da la rivolta di piazza statuto di Dario Lanzardo).

Lattarulo che affronta il processo con grande dignità rivendicando la scelta di stare in piazza contro la polizia, è, assieme a Luigi Assandri e ad altri, un attivo militante della sezione Torinese dell’USI (Unione Sindacale Italiana).

Archivio USI (Gianfranco Careri)


Nel settembre 1962 sul n.3-4 del “Bollettino d’informazione – Unione Sindacale Italiana” compare un documento di Lattarulo dal titolo “La lotta dei metallurgici torinesi – fatti e misfatti di piazza statuto” da cui riportiamo degli stralci significativi della sua testimonianza:

“…il 1962 si annunciava di buon auspicio per il movimento operaio torinese. La sveglia la dettero la Lancia e la Michelin seguiti dalla CEAT, Pirelli, Rabotti, Pinin Farina ecc. alla FIAT si vedevano già le prime schermaglie, alla sezione SPA STURA in febbraio erano riusciti a bloccare per due ore un’intera linea di montaggio, alle FERRIERE FIAT gli operai addetti alla manutenzione avevano fermato il lavoro ed altri piccoli episodi facevano sentire che alla FIAT, nonostante tutto, lo spirito di lotta non era ancora completamente scemato…

si arriva alla seconda metà di giugno lo sciopero per la categoria dei metallurgici riesce in tutta Italia; a Torino la percentuale degli scioperanti va dal 50 al 100%. Solo alla FIAT non si sciopera (sembra che abbiano aderito soltanto due o trecento persone). Lo sciopero viene ridichiarato per martedì 19 e sabato 23 giugno. L’agitazione si estende, martedì a Torino altri stabilimenti scendono in lotta, le percentuali degli scioperanti salgono, in tutti gli operai nasce una speranza nuova, alla FIAT si dice che sfiorino i settemila. Arriva il sabato, l’atmosfera è tesa già dal giorno prima. Terzo giorno di sciopero, è veramente la vittoria. Le macchine dei sindacati portano le notizie agli altri operai dei vari stabilimenti, a Mirafiori (FIAT) la percentuale degli scioperanti supera il 90%, alle Ferriere, alla SPA centro, alle Acciaierie, alla FIAT OSA, alla SPA stura la percentuale più bassa è dell’80%…il secondo turno lo sciopero è totale…la riuscita dello sciopero manda in bestia Valletta e i suoi sgherri. Infatti quando l’agitazione riprende il 26 e 27 giugno la FIAT opera la “serrata” accusando gli operai scioperanti di non aver rispettato la “libertà di lavoro” di tutti.

Fra trattative e rotture si arriva al 5 luglio, viene dichiarato lo sciopero per il 7, 8, 9 c.m. Ma ecco che subentra il fatto nuovo, nella notte fra il 5 e il 6 la UILM firma il contratto separato con la FIAT nel tentativo di rompere l’unità che si era creata…….

…..il tentativo di rompere l’unità di lotta non riuscì e gli operai della FIAT scioperarono in massa dimostrando che non erano affatto disposti a ritirarsi dalla lotta. Alcuni attivisti e componenti la Commissione Interna della UIL vengono malmenati per la giusta indignazione degli operai.

Alcune macchine con altoparlanti (senza sigla di nessun sindacato) vengono fatte circolare attraverso le sezioni FIAT invitando gli operai che ivi stazionavano a recarsi presso la sede della UIL in piazza Statuto perché li vi era un oratore che avrebbe loro parlato. Solo una piccola parte aderisce a questo invito (duecento circa) e alla spicciolata si recano in detta piazza arrivandovi verso le ore 15,30.  Da quell’ora a quando arrivarono gli “scagnozzi” del reparto celere di Padova l’attività si limitò a fischi ed insulti nei riguardi delle canaglie della UIL, ma, quando gli “scagnozzi” di Padova (in numero di 400) arrivarono sulla piazza i lavoratori sentirono chiaro ed inequivocabile la sfida che a loro veniva lanciata ed i fischi si spostarono per salutare degnamente i nuovi arrivati.  Dopo 15 minuti dal loro arrivo, il commissario che li guidava, indossata la sciarpa tricolore e, in “nome” del popolo italiano, ordinò i poliziotti di sciogliere i gruppetti di manifestanti. Contrariamente a quanto si poteva pensare, con questa carica i dimostranti non accennavano ad andarsene, anzi, aumentavano a vista d’occhio, e la battaglia ebbe inizio.

Verso le 21, durante una pausa viene fatta circolare, sul luogo della battaglia, una macchina della FIOM, che invitava gli operai a recarsi alla Camera del Lavoro (situata nelle vicinanze). Due o trecento persone aderiscono, e lì vi trovano l’onorevole Sulotto del PCI che, atteggiandosi ad oratore e sostituendosi ai “vigili del fuoco” cerca di placare gli animi dicendo ai lavoratori che non dovevano accettare le provocazioni di Valletta ed altre “fesserie” di questo genere. Evidentemente le regole di buona creanza non erano le prerogative degli operai perché lasciarono Sulotto e i suoi discorsi, dirigendosi verso Piazza Statuto per riprendere la battaglia interrotta.

Nulla fu lasciato di intentato per mandare a casa quelle “canaglie”, ma non ci fu niente da fare, ogni tentativo trovò la reazione immediata dei lavoratori. Il segretario della Camera del Lavoro (Garavino) con due suoi compari venuti sulla piazza rischiarono il linciaggio da parte della “canaglia” indignata dal loro comportamento pompieristico.

La battaglia si fece più cruenta dopo le ore 22 cioè, quando la “canaglia” iniziò a svellere le paline segnaletiche, i cartelloni pubblicitari e altri accessori che servivano magnificamente per bloccare le vie d’accesso alla polizia. Sempre a quell’ora si iniziò a rompere i lampioni, disselciare le strade dai cubetti di porfido per usarli a mò di proiettili contro la polizia.

La battaglia durò fino alle cinque del mattino successivo. Il bilancio è risultato il seguente: oltre 400 persone fermate, delle quali 36 processati per direttissima ed altri denunciati a piede libero. Il numero dei feriti civili era imprecisato, quello dei poliziotti sulla piazza era rilevante per la partecipazione, comunque incoraggiante si aggirava sul centinaio.

Nel pomeriggio del lunedì la lotta si riaccese ancora più accanita (il numero di poliziotti sulla piazza era assai aumentato per la partecipazione di carabinieri e altri reparti provenienti da altre città), in questo frangente della lotta sono state fermate oltre 800 persone delle quali 46 processate per direttissima e un numero imprecisato denunciati a piede libero……..

……Con la lotta di “Piazza Statuto” Torino operaia ha riscattato gli anni di umiliazioni subite. I “ragazzi”, quei ragazzi che si sono generosamente battuti in piazza Statuto, sono stati definiti “teppaglia” da tutti i pennaioli di destra e di sinistra, da tutti i politici di destra e di sinistra che hanno sentito il bisogno, interrogando il governo per tranquillizzare le loro luride coscienze, di condannare il gesto generoso e spontaneo di ribellione dei “ragazzi” di piazza Statuto. E’ stato detto che non erano tutti metallurgici, forse per i benpensanti della politica un operaio metallurgico è diverso da un muratore e da un tessile; ebbene noi ci rallegriamo perché in piazza Statuto c’erano i lavoratori di tutte le categorie, perché questo ci conferma che i lavoratori sanno, quando è necessario, unirsi e lottare per la causa comune.

Democratici ad oltranza – rivoluzionari da corridoio – parolai e pennivendoli – tartufi della confindustria

L’atto di ribellione dei “teppisti” di piazza Statuto, vuol essere un avvertimento affinchè sappiate che esistono ancora uomini disposti a scendere in piazza per prendersi ciò che a loro è stato tolto. Ricordatevi il nostro grido è VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALE. VIVA L’INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI

Il militante dell’USI

Gerardo Lattarulo

 

(Torino, luglio 1962)

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