Brasile. Il 15 ottobre: ​​giornata di rivolta, non di festa

Riceviamo e diffondiamo la traduzione di questo volantino (qui l’originale) sulle mobilitazioni e gli scontri avvenuti di recente in Brasile a margine delle proteste degli insegnanti.


Non abbiamo nulla da celebrare. Festeggiare il 15 ottobre quando gli insegnanti hanno avuto le loro case perquisite dalla polizia federale? Quando sono stati perseguiti ingiustamente? Quando molti non si sono ancora ripresi dalla serie di aggressioni sofferte per strada, quando più di 400 lavoratori dell’educazione sono sotto minaccia di licenziamento, di perdere il salario che assicura che i loro figli non moriranno di fame?
Abbiamo solo il nostro coraggio, la nostra rivolta, e con lei abbiamo reso questo giorno un giorno storico.


Questo paese non dimenticherà il 15 ottobre 2013, quando la gente è scesa in strada – 50 000 hanno occupato l’Avenida Rio Branco [una delle principali vie del centro della città di Rio de Janeiro] – affrontando blindati, celere, Polizia Militare (PM), affollando le strade e combattendo con gioia e rabbia tutto l’apparato repressivo dello Stato assassino che ha già versato molto sangue. Con una marcia che ha avuto inizio di fronte all’assemblea legislativa [Alerj: Assemblea Legislativa di Rio de Janeiro] e ha attraversato il centro della città, abbiamo dato un grande esempio di resistenza e lotta, di coraggio e di organizzazione.

Auto della PM è stata data alle fiamme dai manifestanti.Ma questo giorno non sarà ricordato solo per la nostra lotta. Il giorno 15 ha visto lo Stato avanzare con il terrore e intensificare le misure di polizia già in corso: persecuzione, prigionie, torture. Anche prima del giorno 15, una insegnante è stata perseguitata dalla polizia federale per una “possibile relazione con le organizzazioni che praticano il terrorismo di stato”. 17 persone hanno ricevuto mandati di perquisizione e di arresto e l’Interpol ha annunciato che sta indagando sui gruppi anarchici a Rio. Nel giorno 15, più di 200 manifestanti sono stati arrestati, l’occupazione del Municipio è stata sgomberata, alcuni compagni – tra cui degli insegnanti – sono stati portati in ospedale e sono ancora li. Sono stati sparati dei colpi d’arma letali. Delle persone sono state colpite e ferite.

E’ anche importante ricordare come sia iniziata la grande violenza poliziesca del 15. Verso le ore 20.00 e la manifestazione terminava al ritmo di festa dei partiti elettorali, centinaia di persone si sono dirette verso l’Assemblea Legislativa per protestare contro la situazione della scuola pubblica e la persecuzione degli insegnanti (percorso deciso in assemblea e bloccato dalla direzione del sindacato). Mentre si attraversava l’Avenida Rio Branco e si passava davanti la Biblioteca Nazionale, tutti sono stati violentemente aggrediti dalla celere che ha cominciato a lanciare delle bombe sonore e fumogeni contro i manifestanti. Dato che le persone non accettano più l’espropriazione dei propri diritti e di essere picchiati, è cominciata la resistenza. Sono state costruite delle barricate. Per difendere la manifestazione sono state usate le pietre. L’accesso alla strada per i manifestanti è garantito da un muro di scudi improvvisati. Bandiere nere raggruppavano combattenti e lottatori. Abbiamo combattuto una vera battaglia. Mentre la PM continuava con la repressione, il popolo ha resistito, ha combattuto. E’ stato così per ore, fino alle prime luci del mattino. Un esempio da un lato della resistenza che dobbiamo seguire e dall’altro lato del tipo di repressione che dovremo affrontare da oggi in poi.

 

Quando il sindacato si trasforma in polizia del movimento

 

Da molto tempo stiamo denunciando la struttura varghista [riferimento a Getulio Vargas, presidente brasiliano populista e corporativista] dei sindacati e il loro legame con lo Stato. Ma al momento attuale, tutto ciò comincia ad essere evidente nel modo più chiaro e pericoloso. Purtroppo la direzione maggioritaria del Sindacato Statale dei Professionisti dell’Educazione [Sindicato Estadual dos Profissionais de Educação – SEPE] ha accettato il 15 ottobre il ruolo dello Stato all’interno della manifestazione. Oltre agli accordi con il comando della polizia militare, l’autorizzazione alla perquisizione dei manifestanti e la perpetuazione di uno falso stereotipo che divide gli insegnanti e black bloc – divisione coltivata dalla rete Globo [principale rete televisiva, appoggiò apertamente la dittatura militare] e dalla polizia per autorizzare il massacro – ha messo in cima al carro del sound system una rappresentante del governo statale, una vera infiltrata che ha trascorso tutto il tempo a fotografare i manifestanti che lei identificava come “vandali”. Come se questa collaborazione diretta con l’apparato della repressione non bastasse, i dirigenti sindacali reprimevano persone nel corteo con bandiere differenti, facendo quello che i media e lo Stato fanno. Non possiamo tollerarlo! Il sindacato non è fatto per controllare e reprimere la rivolta del popolo, ma per combattere al suo fianco! La direzione di questo sindacato ha minato sin dall’inizio le lotte o boicottato lo sciopero contro lo Stato, ignorando l’accampamento di fronte all’Assemblea Legislativa, calpestando le decisioni dell’Assemblea dei lavoratori, omettendo di fornire materiali per la diffusione dello sciopero. Ora si unisce allo Stato per sopprimere la lotta del popolo. Questo è imperdonabile!

 

Il grido di rivolta! Centinaia di migliaia per le strade!
Per l’educazione!

 

7 ottobre 2013. Chi dimenticherà questa giornata? Dopo lo sgombero dell’occupazione della camera, realizzata dai docenti della rete comunale, ancora una volta Rio si è sollevata, portando un centinaio di migliaia di persone in piazza. E ‘stata una manifestazione che entrerà nella storia del paese (con la solidarietà di varie città). É nata in un contesto di lotte che risale ai moti del giugno e che ha ripreso vigore in una settimana di intensi combattimenti e scontri tra il popolo e lo Stato. Il 30 settembre, c’è stata una grande manifestazione in solidarietà con gli insegnanti e il personale che sono stati aggrediti. Il popolo ha preso il Teatro Comunale, mostrando da che parte sta, e quando è sceso in marcia lungo Avenida Rio Branco è stato attaccato dalla Polizia Militare. Il giorno dopo, l’altro braccio dello Stato – il Municipio – ha attaccato ancora una volta la gente, approvando a porte chiuse – e con una città sotto assedio – il piano di lavoro e salari proposto dal prefetto. Queste due giornate, con il livello di violenza raggiunto dalla Polizia Militare, sarebbero potute diventare un massacro, ma non lo sono state. Non lo sono state per i professionisti dell’istruzione e per altri manifestanti che hanno resistito con coraggio, e non lo sono state nonostante le centinaia di bombe, proiettili di gomma, manganelli, shock, che non sono riusciti a domare la rivolta della categoria e di tutti quelli che erano lì per sostenere la lotta dell’istruzione. In questi giorni di confronto, ciò che è venuto alla luce è il stato potere che ha l’ organizzazione dei lavoratori, la mobilitazione di base e la capacità del popolo di rivoltarsi. Siamo ogni giorno più forti, sempre pronti a cambiare il Paese e costruire il potere popolare.

 

Lascia passare la rivolta popolare” [Deixa passar a revolta popular” – noto slogan]


 La lotta del giorno 7 è stata una lotta per l’istruzione. Chi ha convocato la manifestazione? Una categoria? Un sindacato? No! Ciò che ha guidato le persone nelle strade è stata la rivolta del popolo, la sua indignazione contro la violenza commessa da parte dello Stato nei confronti degli educatori ed educatrici nella scorsa settimana e contro tutte le violenze che il popolo subisce tutti i giorni. Il risultato non poteva essere diverso: migliaia in strada e centinaia, tutti affrontando i simboli di oppressione del governo dittatoriale. Vogliamo sottolineare questo: nessuno è rimasto ferito, nessuna persona senza fissa dimora è stata aggredita, nessuna persona è stata vittima di razzismo, nessuna donna è stata espropriata dei propri diritti politici, nessuna coppia omo è stato attaccata per il suo diritto ad amare, nessuna di queste violenze, che lo stato commette quotidianamente è stata commessa. Cosa è successo allora? Le bombe sono state lanciate in un luogo – la Camera – che approva le leggi senza la partecipazione del popolo e contro di lui ; le banche che guadagnano miliardi sul nostro lavoro sono state vandalizzate ; autobus vuoti, di aziende che traggono profitto dalla nostra sofferenza quotidiana, sono stati incendiati; noi, lavoratori, dobbiamo lamentarci di questo? No! Quello che vediamo oggi è un altro esempio di rivolta popolare contro QUESTO GOVERNO CHE DEVE CADERE.
Non possiamo più sopportare questo sistema e questa dittatura! Per questo stiamo lottando, per questo stiamo combattendo, per questo stiamo creando un nuovo mondo.jumpBRA15 10 013

 Non ci lamentiamo della rottura dei vetri delle banche; dopo tutto, non siamo banchieri. Sono loro che ci caricano con tassi altissimi di interesse quando contraiamo prestiti, costretti dai salari da fame che guadagniamo. Non ci lamentiamo per la Camera dei Consiglieri Carioca bruciata. Dopo tutto, non siamo consiglieri sporchi che fanno accordi con il governo per approvare un progetto di legge che ci umilia e sfrutta. Non ci lamentiamo per il Circolo Militare dato alle fiamme.

Dopo tutto, sono stati questi militari che in nome di un presunto “ordine”, hanno sfruttato sempre più i lavoratori in questo paese e che hanno torturato migliaia di manifestanti che hanno combattuto contro la dittatura. Non ci lamentiamo per il bus date alle fiamme. Dopo tutto, non siamo la Famiglia Barata [grandi impresari di Rio de Janeiro], che utilizza i lavoratori che svolgono due funzioni (autista + bigliettaio) e obbliga i lavoratori a spendere più del 30% dei loro magri salari sui mezzi di trasporto. E ‘spaventoso vedere gruppi che riproducono il discorso della Rete Globo e praticamente difendono questi centri di oppressione dalle bombe che hanno ricevuto. Non vogliamo una sinistra che faccia da polizia in mezzo a noi! Noi ora dobbiamo, come professionisti dell’educazione, organizzare e rafforzare questo sciopero che non può fermarsi. Non ha ancora ottenuto nulla. Potenziamo la lotta e strappiamo la vittoria! Aumentiamo i picchetti! Combattiamo la criminalizzazione!

 

Organização Anarquista Terra e Liberdade – OATL

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Per approfondire l’argomento (in portoghese)

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