28 giugno: UN ACCORDO CONTRO I LAVORATORI

Con questo accordo CGIL CISL e UIL hanno sancito il triste e definitivo passaggio alla lex mercatoria (quella del dio=denaro-che-governa-il-mondo) cancellando per sempre nel concetto e nei fatti i diritti di chi lavora. Con esso si accredita quel cosiddetto “diritto pattizio” tale per cui è possibile firmare tra le parti quasi qualsiasi cosa escluso, ma per poco; la deroga all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Per poco, perché nel pubblico impiego la cosiddetta legge Brunetta ha già istituito, con buona pace e indifferenza di tutti, il licenziamento senza giusta causa nel caso in cui un lavoratore non dovesse accettare un trasferimento.(e la manovra finanziaria prevede la mobilità obbligatoria per c.a 2 milioni di dipendenti statali…).

E’ di pochi giorni fa la sentenza del Tribunale di Torino che, dando torto alla FIOM di Pomigliano d’Arco, ne riconosce la validità giuridica accreditando un contratto aziendale contrario e peggiorativo di quello nazionale, estorto con un referendum ricattatorio e truffa: o accetti la riduzione dello stipendio, la riduzione delle pause, ecc. o l’azienda chiude in Italia e se ne va in America e voi non avrete più lavoro!

Il contratto collettivo nazionale si estingue per lasciare il posto alle vertenze aziendali, ai licenziamenti “condivisi” e gestiti dai Confederali, lasciando i lavoratori sempre più soli e frammentati. La contrattazione nazionale aveva il pregio di ricompattare la categoria e farla sentire più forte ed unita ed il contratto era anche uno strumento giuridico legale per la difesa del singolo. Ora tutto questo non c’è più.

Il lavoro non è, come usa oggi da un po’ troppo tempo a questa parte, una elargizione caritatevole e pelosa, (per cui ai morti di fame si può dare anche cibo scaduto) ma uno scambio di prestazioni, uno scambio di doveri e di diritti, di retribuzioni e garanzie a misura d’uomo e di umanità. Il lavoro non rende liberi ma neppure schiavi. Migliaia di lotte, di scioperi e di morti hanno costellato la strada per la conquista (mai perfezionata) di questo principio. Oggi delle associazioni che si arrogano il diritto di farsi chiamare sindacati dei lavoratori hanno chiuso il cerchio, spazzando via anche l’ultima speranza, dopo aver fatto rientrare dalla finestra i contratti giornalieri, interinali, quelli a tempo, quelli intermittenti, “renitenti e penitenti” (eliminati con le lotte degli anni 60 e 70), firmando per noi, senza autorizzazione, un accordo a misura di padroni, fatto per i padroni, che sancisce la sacralità del guadagno, del profitto e dello sfruttamento. Infatti obiettivi dell’accordo sono: la competitività dell’impresa e le necessità produttive da conciliare con il rispetto dei diritti dei lavoratori. Ma di quali diritti si parla? Se in questi anni sono stati falciati le pensioni, la malattia (v. interinali e cooperative colorate di ogni tipo), la maternità (vergognosamente ridotta), la mensa, la sicurezza del posto e sul posto, l’indennità integrativa (nel ’93 un governo socialista con la complicità dei sindacati concertativi, CGIL compresa, seppelliva definitivamente la Scala Mobile, un automatismo, non perfetto, di recupero del potere salariale). L’elenco è troppo lungo…

La CONCERTAZIONE è una parola che fa venire mal di denti al solo pronunciarla. Un capestro condiviso che implica: se si trova un accordo, comunque non vale nulla, e se non lo si trova tanto meglio: il padrone può fare quello che gli pare. (nome scientifico = “decisione unilaterale del datore di lavoro”).

E’ ora di dire BASTA! E’ ora di tornare alla CONTRATTAZIONE, di sceglierci le nostre rappresentanze (dei lavoratori) e non quelle volute dallo Stato, dai padroni e dai finti sindacati con dirigenti che non hanno mai lavorato in vita loro! (Cofferati, Bonanni, Camusso, Angeletti insegnano).

Difficile da farsi? Certamente. Ma NECESSARIO. Perché non è accettabile farsi rappresentare da chi lavoratore non è, da chi non ha mai lavorato, da chi firma accordi infami che calpestano i diritti di chi fatica veramente per sopravvivere, ed ingrassa il profitto dei padroni e il loro didietro inutile di funzionari inutili.

E’ ora di dire BASTA! Basta anche alla CGIL, che mente sapendo di mentire, e promette ciò che sa che non manterrà.

E’ un’ora brutta, perché non c’è altra alternativa che prendere la propria vita nelle proprie mani, e, come nell’800, ricominciare da capo, senza delegare a nessuno il proprio destino.

Il sindacato nasceva come organizzazione dei lavoratori. Punto. Non come macchina di funzionari (traditori) da foraggiare.

IL SINDACATO SONO I LAVORATORI STESSI,

E L’EMANCIPAZIONE SARA’ OPERA LORO. ALTRIMENTI NON CI SARA’.

Unione Sindacale Italiana – Fed.Regionale MARCHE – Sede in Via Podesti 14, Ancona

L’Unione Sindacale Italiana, nata nel lontano 1912, è l’unico sindacato che non ha funzionari pagati, come sancito dallo Statuto. Né prebende politiche di ogni genere, non potendo i suoi iscritti candidarsi alle elezioni. Ed è l’unico sindacato che proibisce qualunque forma di delega in bianco, concependo ogni rappresentante un mero portavoce esecutore della volontà decisionale assembleare. Principi che si attuano al suo interno e vengono difesi in ogni luogo quando si realizzano.

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