Wobblies coworking Bologna. Un obbiettivo di lotta

Nei caffè della catena Starbucks, alcuni anni fa,sono comparsi due fenomeni : la ripresa del sindacato rivoluzionario Industrial Workers of the World e le prime forme di coworking.

I sindacalisti wobblies quindi non sono finiti con il congresso del 1924, svolto in un’America in trasformazione (con la nascita della radio e del cinema di massa, l’introduzione del taylorismo, il consumismo introdotto negli stili di vita, l’integrazione deli immigrati di seconda generazione) ma sono ben vivi: negli Starbucks come in Occupy Wall street, dove il wobbly David Graeber è attivista ed ascoltato teorico. I lavoratori della conoscenza si riunivano a Starbucks per approfittare del WI FI gratuito che lì, una volta,ora non più, era offerto agli avventori. Lì sono iniziate le prime forme di coworking.

Sorvoliamo, per ora, sulla nocività del WI FI, denunciata dall’Organizzazione mondiale della sanità, e consideriamo solo il coworking. Ecco un obiettivo di lotta per i lavoratori della conoscenza invisibili e polverizzati sul territorio! Che possono coagularsi su obiettivi solidi, come costruire la moderna officina che è il coworking. E coagularsi individuando la controparte della contrattazione nel sindaco, figura capace di unificare in una vertenza territoriale, individui che la logica d’impresa ha disperso sul territorio. Una vertenza per cosa? Postazioni internet, locali e linea ADSL a carico del Pubblico, che ha mezzi e strutture, e sopporterebbe costi minimi o invariati. Infatti, a quanto risulta a Il cavatore, allargare l’ ADSL già in uso agli uffici pubblici ad una nuova postazione di coworking non varia i costi di quanto il Pubblico spende già.

Dunque, obbiettivo : ricomporre in una vertenza sul coworking tutto ciò che la fabbrica diffusa ha polverizzato e reso invisibile sul territorio; scaricare un parte dei costi di affitto, di pagamento dell’ADSL etc. che ciascun lavoratore autonomo della conoscenza sopporta individualmente e che spesso lo rendono, nei fatti, subalterno. Metodo: l’azione diretta, cioè non ridurre il coworking ad un punto su un programma elettorale, ma procedere portando il sindaco a sedersi, da controparte, a un tavolo sindacale.

E’ realistico questo obiettivo?

Per arrivare da qualche parte bisogna iniziare a camminare, diceva Errico Malatesta. Chissà che questo articoletto non sia un passo per migliori condizioni e più autonomia dei lavoratori autonomi della conoscenza, la traduttrice, la giornalista, la disegnatrice etc..

Infine, Bologna, inteso come Sergio Bologna. Cui va un grazie per il suggerimento su starbucks, coworking e IWW. Sapendo bene che il modo migliore di ringraziare è leggere e mettere a frutto le cose che Bologna scrive, tra le altre: l’antologia della rivista Primo maggio, da lui diretta tra il 1973 e il 1981 (ed.Deriveapprodi); Vita da free lance. I lavoratori della conoscenza e il loro futuro, scritto con Dario Banfi e il bellissimo saggio Conoscenza, cultura, competenza.

 

da IL CAVATORE Periodico anarcosindacalista

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