W IL PRIMO MAGGIO

La preparazione

Come USI CIT a Milano abbiamo iniziato un percorso del Primo Maggio da circa due mesi aderendo all’invito della “Camera del non Lavoro”, uno spazio occupato in cui ha sede anche il sindacato di base AdL Cobas di Milano, sulla base della proposta della riduzione del tempo di lavoro: 4 giorni di lavoro alla settimana, un obbiettivo per ridurre lo sfruttamento, migliorare la vita e ridurre l’impatto ambientale. Una proposta che unisce le istanze rivendicative storiche sindacali con quelle di aree ambientaliste radicali come “Ultima Generazione” presente nel percorso, per un Primo Maggio Eco-Sociale. Nel coordinamento che si è formato è stato deciso di organizzare 4 giornate di avvicinamento al Primo Maggio in diversi spazi cittadini. Il 22 aprile alla “Camera del Non Lavoro” si è svolto un incontro con interventi di Andrea Fumagalli (economista) Alfredo Agustoni (sociologo dell’ambiente e del territorio) con il coordinamento di Roberto Brioschi (compagno che collabora con USI). L’assemblea è stata molto partecipata da aree giovanili. Nell’intervento fatto come USI si sottolineava la opportunità di accompagnare la rivendicazione della riduzione del tempo di lavoro con quella di un salario dignitoso e della necessità di lanciare una campagna anche per la gratuità dei mezzi pubblici di trasporto come disincentivo all’uso inquinante dei mezzi privati. Il 28 aprile nella sede del “Ponte della Ghisolfa”, uno spazio libertario, veniva presentato un libro “Dentro la crisi del legame sociale”. Il 29 aprile allo “Spazio Micene” si è svolta una Assemblea Popolare, riassuntiva del percorso sul tema “Quatto giorni possono bastare” organizzata da “Ultima Generazione”. Dopo una breve premessa sulla metodologia dello svolgimento dei lavori si divideva in tre tavoli assembleari in cui approfondire il senso delle proposte e di come realizzarle, dove tutti erano chiamati ad esprimersi, con una incaricata per gruppo che raccoglieva le indicazioni. Successivamente si ritornava alla Assemblea Generale per confrontarsi sulle indicazioni emerse per arrivare ad una sintesi. Le proposte principali sono state quelle di portare una informazione all’interno delle aziende dove si è sindacalmente presenti e anche all’esterno dei luoghi di lavoro: per contrastare con la riduzione del tempo di lavoro la disoccupazione provocata dal sempre più veloce sviluppo tecnologico, per un minor sfruttamento e un minor inquinamento, rivendicando salari dignitosi, promuovendo forme di resistenza all’interno dei luoghi di lavoro con la pratica del rallentamento della produzione, per la garanzia di un reddito per tutti, per mezzi di trasporto pubblici gratuiti, per uno sciopero generale sui contenuti espressi. Si è conclusa l’assemblea con la decisione di continuare il percorso intrapreso anche dopo la scadenza del Primo Maggio, allargando il coordinamento ad altri soggetti sindacali e sociali, programmando tre assemblee sull’approfondimento dei contenuti, sulla metodologia del percorso, sulla comunicazione.

IL corteo del Primo Maggio

Per la manifestazione del Primo Maggio l’appuntamento era per le 14,30 in Piazza 24 Maggio per un STREET PARADE ECO-SOCIALE. Purtroppo, oltre ai padroni ed al governo, in quella giornata abbiamo avuto contro anche il cielo che, per la prima parte, ha piovuto. Erano presenti i sindacati AdL Cobas e USI CIT partecipi al percorso intrapreso. C’erano anche le bandiere di Sial Cobas e Conf. Cobas oltre la presenza di aree sociali e del “Ponte della Ghisolfa”. C’erano striscioni rivendicativi tra cui quello dei Curdi con le loro bandiere e bandiere palestinesi. Apriva il corteo il Camion sindacale con un grande striscione che rivendicava LA SETTIMANA LAVORATIVA DI 4 GIORNI. Un corteo comunicativo che intervallava musiche e canzoni di lotta con interventi sui temi che avevano caratterizzato il percorso di preparazione. Dopo un lungo tragitto si è tornati al punto di partenza nella zona fluviale della Darsena.

Storia e attualità del Primo Maggio

Le origini del Primo Maggio ci portano alla rivendicazione della giornata di lavoro di 8 ore, nella Chicago del 1886, quando gli operai in sciopero uscivano in massa dalle fabbriche per manifestare la loro protesta. La reazione padronale fu così pesante e spietata che furono assassinati 5 compagni anarchici, condannati all’impiccagione, perché erano alla testa di quelle lotte.

Oggi siamo di fronte ad una evoluzione tecnologica inarrestabile, come quella dell’intelligenza artificiale, le cui conseguenze sono facilmente prevedibili: enormi profitti per il padronato e la cacciata dai luoghi di lavoro di migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici, gli stessi che sono stati gli artefici di tanto progresso tecnologico.

E’ tempo che la rivendicazione della riduzione del tempo di lavoro diventi una priorità. E’ la miglior difesa dell’occupazione e dell’ambiente: una settimana di soli 4 giorni di lavoro a parità di salario. Una rivendicazione che deve essere accompagnata da quella del reddito di lavoro adeguato e non paghe che non permettono di arrivare alla fine del mese, anche perché erose dell’economia di guerra.

E’ tempo anche che deve cessare questa spirale di guerre in continua espansione, sottraendo le principali risorse alla soluzione dei nostri principali problemi, dalla sanità, all’istruzione, al diritto alla casa. Una spirale che ci sta trascinando verso un vortice senza ritorno: quello della terza guerra mondiale.

Basta guerre. Basta spese militari. Sfruttati di tutto il mondo, uniamoci!

Enrico Moroni

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