Una scelta coerente, una scelta di classe

E’ ormai palese da molto tempo che le forze padronali in stretta alleanza con i vari governi e la sostanziale condivisione dei sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil), foglia dopo foglia, ci stanno rapidamente spogliando di tutte le principali conquiste ottenute dalle lotte del movimento dei lavoratori e lavoratrici, fino alla sterilizzazione di ogni forma di protesta. Ai padroni piace vincere facile!

La crisi dichiarata a gran voce è solo unicamente e pesantemente subita dalla classe lavoratrice e dalle categorie più povere della popolazione. Lo sappiamo prima ancora che lo documentino le statistiche che i ricchi si arricchiscono con la crisi.

Proprio sull’onda di quel successo lo stesso “cartello” ha proclamato lo Sciopero Generale nella giornata del 27 ottobre, con un percorso che prevedeva come tappa importante la convocazione di una Assemblea Generale dei delegati e militanti di base sostenitori dell’appello che promuoveva quello sciopero. L’ USB, che ha subito una scissione, quella di SGB, come conseguenza della firma del famigerato accordo, diffondeva un documento a partecipare allo Sciopero Generale già dichiarato purchè si spostasse in avanti, a metà novembre, prendendo a pretesto il fatto che la settimana successiva al 27 avevano un incontro internazionale, un pretesto francamente poco credibile, mentre si sapeva da oltre tre mesi della indizione dello sciopero. In questa scia s’infilavano anche la Conf. Cobas – anche loro sottoscrittori del medesimo accordo sulla Rappresentanza fasulla – con un proprio documento in cui proponevano di spostare lo sciopero a una settimana prima di USB per scioperare pur con una loro autonoma piattaforma e proprie modalità organizzative.

Insomma, l’importante non erano più i contenuti dello sciopero, ma quello di cambiare la data. Lo scopo vero di tali manovre era quello di riottenere una “legittimità”, per uscire dalla discriminazione frutto delle loro scelte opportunistiche.

USB nel frattempo, dopo aver strombazzato la ricerca dell’unità dello sciopero, dichiarava per conto proprio uno sciopero nazionale di tutto il settore pubblico nella giornata del 17 novembre.

Premesso che nessuno è contrario all’allargamento dello Sciopero Generale, auspicando una protesta più allargata possibile, ma come è possibile accordarsi con chi rema contro al mantenimento di una conflittualità sindacale, aiutando il potere ad incatenare le lotte. Tutti i sindacati, anche con piattaforme proprie, possono partecipare alla giornata di sciopero indetta dai sindacati conflittuali. La vera sudditanza è quella di aver avallato l’accordo sulla falsa Rappresentanza concordata tra Confindustria e sindacati confederali a rischio che diventi legge come auspica il governo.

Sicuramente si è prodotta una dolorosa lacerazione nel fronte del sindacalismo di base con chi per opportunismo ha sottoscritto quegli accordi indecenti sulla Rappresentanza sindacale, è inutile nasconderlo, un muro molto alto è stato eretto. Ma ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Non a caso nel documento unitario presentato all’apertura della gremitissima Assemblea Nazionale dei delegati e militanti svoltasi il 23 settembre a Milano si sottolineava che “… gravi sono le responsabilità anche di quelle sigle di “base” che, dopo aver aspramente criticato l’accordo del 10 gennaio sulla Rappresentanza, l’hanno opportunisticamente sottoscritto, rompendo, così, il fronte di unità con il sindacalismo conflittuale e favorendo le manovre padronali per la restrizione del diritto di sciopero.

I tanti interventi che si sono stati nel corso dell’Assemblea raccoglievano consensi sottolineati da applausi quando si sottolineavano i concetti di cui sopra e si confermava la data del 27 ottobre per lo Sciopero Generale.

Tutti coloro che auspicano il massimo unità del sindacalismo di base dovrebbero nei loro appelli rivolgere un perentorio invito verso chi ha sottoscritto l’infame accordo a ritirare la propria firma. E’ l’unica condizione possibile per ristabilire un dialogo unitario.

La coerenza deve essere la bussola che ci guida se vogliamo uscire dal guado.

L’Assemblea terminava approvando una mozione in cui si affermava:”Le organizzazioni che hanno promosso l’assemblea e i partecipanti decidono di impegnarsi per far diventare lo sciopero del 27 l’occasione per unificare le lotte in corso e avviare un ciclo di lotte adeguato a contrastare le disuguaglianze prodotte dal sistema capitalistico e di rilanciare i conflitti in un percorso di costruzione di lotta di classe.

Dobbiamo lottare con le unghie e con i denti per riappropriarci dei diritti rubati, ma dobbiamo anche allargare la nostra visione nella prospettiva che un altro mondo è possibile.

Quando nelle nostre bandiere dell’USI – AIT riportiamo la scritta “né servi, né padroni” non è un semplice slogan ma un preciso obbiettivo da raggiungere. Senza la ripresa di una forte carica ideale non si fanno grandi conquiste come da sempre ci ha insegnato la storia.

Solo se riusciamo ad eliminare le scorie di una produzione inutile e dannosa, come sono dannose le guerre e le spese militari, e solo se riusciamo a imporre con la critica e la nostra lotta uno sviluppo produttivo utile e necessario legato all’interesse di tutta la società e non al profitto di pochi, usciremo dal tunnel in cui ci hanno costretto.

Abbiamo bisogno di far crescere un movimento che affronti seriamente ed efficacemente la questione della disuguaglianza sociale, perché solo in una società profondamente egualitaria ed autogestionaria ci può essere reale giustizia sociale.


Enrico Moroni


FONTE: Umanità Nova 15 ottobre 2017

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