Tra perle, pirla e porci.

Prima la cronaca:
Venerdì 30 Gennaio una quindicina di sbirri di vario genere (forestale, carabinieri) venivano a fare un controllo documenti a chiunque incontrassero sul loro cammino, e perquisizione di quelle case che trovavano al momento vuote, (qui si usa non chiudere a chiave le porte quando si è momentaneamente assenti) Già un anno e mezzo fa un’ operazione del genere dava il via a sei denunce di occupazione e a due fogli di via, e ieri ( 11/2)  la conferma che anche queste ultime identificazioni sono sicure denunce,altre 16!
Queste operazioni al di là del semplice logoramento, hanno lo scopo di rinviare all’ infinito una possibile concessione, visto che le Comunità Montane (l’ ente competente per questo genere di cose) non può, per suo statuto, intrattenere rapporti con chi si trova in condizione di illegalità nei suoi confronti.
C’ è poi la questione di uno degli stabili che, ristrutturato circa 10 anni fa, ha gia subito una volta l’apposizione dei sigilli,ormai caduti in prescrizione, da tale vicenda partì una trattativa con la Regione Toscana. Oggi intendono riapporre suddetti sigilli. Già sullo scorso numero in un comunicato si informava di ciò, al momento in cui scriviamo un primo tentativo degli sbirri è stato rintuzzato, e stiamo ora aspettando la seconda “ondata”.
Andando sulla questione della trattativa finalizzata alla concessione per l’utilizzo di un’ estensione di 120 ettari di terre e di otto stabili compresi, bisogna dire che, a livello istituzionale, c’è lo stanziamento di 800.000€ che sarebbero destinati a finanziare il progetto di chi dovesse aggiudicarsi il bando. E questo è uno dei motivi che vede l’attuale sindaca fascista di Palazzuolo sul Senio, il paese a noi vicino e sede del comune,così impegnata nel cercare di allontanare i circa 30 residenti attuali, essendo lei in cordata con appartenenti alla C.M. promotrice di un progetto con finalità di sfruttamento turistico della zona..
Nella nostra proposta sociale c’è poi il secondo e forse più importante motivo, dell’ impegno di buona parte degli appartenenti alle diverse istituzioni interessate: Comune, Comunità Montana, Regione Toscana, nel cercare di allontanarci.
Parte di noi ( non tutti purtroppo: anche qui come ovunque individualismo egoista, diversità di coscienza, e semplice stupidità mietono vittime!)
sostiene la possibilità di voler gestire in prima persona e senza intermediari prezzolati il territorio in cui viviamo.
La storia più antica e quella recente, la conformazione geografica, condizioni politiche e sociali sosterrebbero questa nostra volontà se non fosse che si mette in moto questo perverso meccanismo che fa si che chi ha la coscienza necessaria per capire quanto importante sarebbe l’ autogestione di un territorio di queste dimensioni, non è poi disposto o disponibile per venire a farlo,e chi invece perchè libero da qualunque altro impegno, ora si trova qui lo fa in larga parte senza l’ indispensabile livello di coscienza che serve ad allontanare dalle nostre vite l’ intromissione statale: perle ai porci, come dicevo nel titolo o peggio, l’ accusa di rivendicare un privilegio invece che il diritto di poter vivere liberamente una proposta sociale.
Il motivo che nel 2004 sottraeva alla privatizzazione questo territorio che fin allora era di proprietà demaniale,è stato quello di: “sopravvenuta evidenza di un trascorso di usi civici” regola di origine medioevale che dà diritto a una comunità locale di usufruire del territorio circostante a scopo “agro-silvo-pastorale” per il proprio sostentamento, regola che ora noi stiamo con estrema fatica cercando di reintrodurre.
E questo è ora l’appello che facciamo anche attraverso le pagine di questo giornale:il porre la consuetudine degli usi civici come un qualcosa di ormai desueto dà facile gioco a chi vede esclusivamente nella proprietà privata la possibilità di vita e lavoro, mettendo fuori gioco la possibilità di poter gestire direttamente le proprie attività e favorendo così gli interessi di tutte quelle figure intermedie che per proprio interesse impongono la loro presenza
Bisogna invertire la tendenza alla dipendenza dal mercato, modificare stili di vita che ci vedono complici involontari di un processo di mutazione epocale, divenire consapevoli di che potenziale si potrebbe liberare se solo si decidesse di prendere in mano la propria esistenza. altro che banale contrapposizione tra città e campagna si tratta di, salvando una cultura, affermare un agire che per forza diventa rivoluzionario!
Maurizio Zapparoli

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