SE QUESTE SONO COOPERATIVE…

Quando l’etichetta non è il contenuto

Dinamica Centro Servizi Società Cooperativa Foligno (capitale sociale 383.336,18 €).2013

Valore della produzione 7.391.654 €, utile/perdita 1.160 €. Ricavi 7.387.061 € (2013).

È la “cooperativa” che non ha assunto 2 lavoratori cimiteriali (tra l’altro svantaggiati) protetti da clausola sociale nell’appalto dei servizi cimiteriali di Senigallia dopo aver vinto, seconda classificata, una gara giocata al casinò del massimo ribasso e li ha sostituiti con due interinali flessibili a chiamata all’altrettanto massimo ribasso con la connivenza della amministrazione comunale.

Cooperativa questa? Che si sottrae agli obblighi di legge ed umani? Cooperativa? Che esclude proprio un lavoratore che ha sempre lottato per la sicurezza chiedendo solo l’applicazione delle leggi dello stato? Cooperativa? Che lascia nella miseria più nera un onesto lavoratore, unico reddito di una famiglia di quattro persone? Cooperativa?

No questa roba non è una cooperativa, lo sappiamo bene noi dell’USI: le cooperative nascono per l’auto aiuto, senza fondi dello stato, in un momento di crisi nera (vera) alla fine dell’800, per salvare dalla fame il popolo espulso dalla sopravvivenza della cosiddetta in(ri)voluzione industriale che portò alla rovina numerosi artigiani e costrinse a lavori sempre più massacranti.I lavoratori infatti vennero sottoposti a condizioni di sfruttamento disumane.

Fu allora che si realizzarono associazioni volontarie e i lavoratori coraggiosi costituirono società operaie o società di mutuo soccorso, che prevedevano il versamento settimanale di un contributo da cui poi gli associati avevano diritto ad un’assistenza reciproca, mutua, in caso di malattia, infortuni o morte. Da queste esperienze derivarono le prime forme di cooperazione, come ad esempio le cooperative di consumo, per procurarsi gli alimenti essenziali di qualità e a prezzi contenuti, quelle di acquisto di beni e servizi, nonché quelle di lavoro e di produttori.

Nella prima metà del XIX secolo dunque nasce l’idea di un’economia cooperativa, mirante a rendere accessibile anche ai lavoratori l’acquisizione dei mezzi di produzione.

No, non può essere una cooperativa solo perché si appiccica un’etichetta di comodo che non ha più valori (ereditata solo perché era nata tale) e non è neppure una brutta copia: 437 dipendenti, il numero di soci non è dato sapere se non quello delle tre Società partecipate proprietarie (“socie” di altro tipo però):
Co.S.I.F. Consorzio servizi integrati Foligno (dal 2005) Capitale sociale 38.940,00 €
SEICER srl (dal 2003) Capitale sociale 700.000 €
Angel Service Società consortile a R.L. (dal 2012) Capitale sociale 500.000,00 €

No, un etichetta non è il vero contenuto se assomiglia di più ad una società di capitali.

E’ un incongruenza che non si può sentire. O sono cooperative o sono spa: ambedue le cose contemporaneamente appaiono paradossali allo stesso modo di quando i ministri (del PD) sfilavano in corteo contro se stessi. Una condizione inaccettabile che deriva da premesse apparentemente accettabili per mezzo di un ragionamento apparentemente accettabile e che quindi inganna tutti.

Nelle società di capitali infatti vi è una tendenziale irrilevanza della persona del socio che deriva dalla mancanza di una sua responsabilità per le obbligazioni sociali e si riflette sulla mancanza di poteri gestori al socio in quanto tale. Mentre invece le cooperative sono imprese che dovrebbero mettere al primo posto le persone rispetto al denaro, il lavoro rispetto al capitale e i soci avrebbero diritto a partecipare alle assemblee decisionali secondo il metodo “di una testa e un voto”.

Invece ci sono solo Consigli di Amministrazione che redigono e decidono.

No. Queste non sono Cooperative, se non hanno conservato quella dimensione umana e solidale e assembleare con la quale e per la quale erano nate.

Mariella Caressa

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