Sciopero generale dei sindacati conflittuali
Si è regolarmente svolto, l’annunciato corteo organizzato in occasione dello sciopero generale indetto per oggi dai sindacati di base.
La partecipazione ha risentito dei “niet” del ministro Graziano Delrio, e anche questo in fondo racconta bene la fase storica che stiamo attraversando: un tizio pesantemente coinvolto nel processo di ‘ndragheta Aemilia, che si è distinto per quella sorta di abolizione delle Province contro cui si sta muovendo l’Unione Europea (ne parleremo), viene messo da PD di Renzi prima e Gentiloni poi nelle condizioni di sancire quanto e come possano manifestare dei lavoratori. A pensarci bene c’è tutta la nostra epoca storica, in questa sorta di cameo politico.
Nonostante tutto ciò i sindacalisti dell’Usi-Ait, il sindacato degli anarchici si è concentrato soprattutto nella nostra città (accendiamo dei Cieri alla Madonna, anche solo per questo), hanno guidato il corteo a partire da barriera Bixio, battezzata come punto di concentramento. Dopo un passaggio laterale al monumento alle barricate (Antonio Cieri era uno dei combattenti), si è concluso in via ponte Caprazucca, strada nella quale ha sede l’Unione Parmense degli Industriali.
“ Siamo venuti qui – ha detto al microfono Massimo Franzoni, sindacalista Usi-Ait – per “dialogare” con quelli che non sono i padroni delle industrie e delle aziende, ma sono i padroni della città. Lo sono totalmente, questa città è fatta a loro immagine e somiglianza. Questo sciopero sarà molto partecipato in alcuni comparti, come quello trasporti e quello della logistica, che sono quelli maggiormente conflittuali oggi: tutto il resto è in questo momento un po’ sotto anestesia, in narcosi. La nostra classe di riferimento ha paura, di perdere il lavoro e un po’ di tutto. Noi siamo qui a portare avanti una consapevolezza, e cioé che siamo noi che mandiamo avanti il Paese. Loro mandano avanti le loro aziende: finché gli fa comodo qui, poi le mandano da un’altra parte e ci dicono che il lavoro non c’è più”.
GIORNALISMO MONOLOCALE: un passaggio al volo “Franzo” lo ha dedicato alle testate giornalistiche assenti, cioè tutte fuorché la nostra. Questo particolare è particolarmente narrativo, sia dal punto di vista del marketing che da quello politico.
Dal punto di vista del marketing: l’editoria in campo giornalistico è sottesa allo sviluppo del maggior numero di lettori rispetto ai singoli contenuti, e alla loro trasformazione in uno “zoccolo duro” cui vendere prodotti attraverso la pubblicità. E’ molto fredda come descrizione, ma in estrema sintesi il giocattolino funziona così.
Un esempio pratico? Il Parma calcio. Per quanto molti cuori palpitino per i colori gialloblu, è un fatto di marketing che il Parma in B valga X lettori, mentre il Parma che vince una Coppa (perché non sognare?) valga X elevato alla decima potenza. Oggi come oggi il Parma è, sul piano delle visualizzazioni, una notizia come un’altra, che le testate locali si dividono fratto 15 ( il numero totale delle stesse ) e con la Gazza che mangia la fetta più grossa (Piovani è Piovani, Grossi è Grossi…gli altri quotidiani hanno ciò che avanza). Ne deriva che anche solo dal punto di vista del marketing uno sciopero generale valga parecchie volte di più di un pareggio del Parma calcio. Stiamo parlando di visualizzazioni.
Ed è in questo che sta la vittoria politica dei sindacalisti di base: il loro messaggio è talmente “immediato”, talmente assimilabile dal cittadino comune, almeno nella parte intuitiva, talmente dirompente nella propria “antica novità” da costringere le testate ad una unica soluzione: non farsi proprio vedere. Anche in un venerdì mattina in cui Parma non presenta praticamente null’altro cui andare.
Nonostante la vocazione mercatale dell’editoria consista nel non lasciare al competitore un target di pubblico, preferiscono regalare a Rosso Parma l’intera fetta di mercato che diventare veicoli di diffusione delle istanze anticapitalistiche che vengono esposte. A noi chiaramente va benissimo: a Parma sono confluiti sindacalisti di almeno 7 città differenti, confidiamo in una diffusione del “brand” Rosso Parma che altri si possono giusto sognare. Non scriviamo meglio di loro (anzi!), semplicemente siamo meno scemi.
OPERAI CONTRO: a spiegarci la ratio di fondo è anche un altro oratore, operaio metalmeccanico e sindacalista . “ Non è che siamo pochi qui – dice, con piglio deciso -, ma nella realtà lo sciopero non è più uno strumento tanto utilizzato dai lavoratori, non è più patrimonio dei lavoratori. Questo avviene per due motivi principali: in primis perché alcuni sindacati non lo considerano più uno strumento da utilizzare, e si rifiutano di fare sciopero anche quando ce n’è un effettivo bisogno. Diciamo che non tutti i sindacati sono disposti a dichiarare sciopero o ad aderire ad uno sciopero nazionale come questo. Il secondo motivo è invece molto più allarmante, e riconduce alla legislazione che questi governi ed i sindacati della triplice fanno passare. Quando qualcuno dichiara che questa manifestazione è poco partecipata non sta tenendo conto che quei signori, con le leggi che fanno approvare ogni giorno, impediscono di fatto alla gente di scioperare. Lo sciopero ancora non è illegale, lo possiamo ancora fare, ma è chiaro che se devi lavorare per 400 euro al mese e hai un contratto di sei mesi…ma ti viene in mente di scioperare, per caso? Sono queste le condizioni in cui lavoriamo”.
Un sorriso amarotico, quello che sorge sulle bocche dei parmigiani: dalla Cgil locale è uscita la deputata Patrizia Maestri, già segretaria generale del sindacato della Camusso in questa zona. La Maestri, da componente della Commissione Lavoro della Camera, ha redatto fisicamente la versione finale ed emendata di quel Jobs Act che oggi diversifica lavoratore e lavoratore, anche quando chiamati a svolgere la stessa funzione, nella stessa macchina, nella stessa fabbrica e nel medesimo momento.
“ Nelle industrie – racconta a tal proposito il sindacalista Usi-Ait – viene inserito un sacco di personale pagato un terzo dei lavoratori come me che hanno i contratti vecchi, e che adesso si sentono quasi dei privilegiati: io prendo 1.214 euro, non sono un riccone. Ma adesso, accanto a me, nell’azienda, nell’organico e inseriti pienamente nel ciclo produttivo compagni che guadagnano la metà, un terzo.
E cosa deve fare un sindacato? Un sindacato deve portare avanti quelle rivendicazioni che ritiene giuste, non quelle che ritiene alla portata data la congiuntura, perché la congiuntura la stabiliscono loro!”. Il braccio indica l’Unione Parmense degli Industriali. Magari lo fossero, industriali. L’aeroporto di Parma piuttosto che tanti altri luoghi di lavoro ci raccontano immancabilmente la loro mediocrità di performance, il loro avere perennemente la mano tesa rispetto a fondi pubblici.
LA LEGISLAZIONE ANTISCIOPERO DI QUESTI ANNI RENZIANI: “ Lo sciopero di oggi – ha aggiunto Lorenzo Coniglione, che abbiamo già conosciuto come redattore di Umanità Nova – è la continuazione di qualcosa iniziato da tempo, che ha visto a giugno il blocco del lavoro nella logistica e nei trasporti: quello sciopero ha messo in grande difficoltà i nostri avversari di classe, e si è quindi tornato a parlare di inasprire la legislazione antisciopero. Ed è rifacendosi alle prerogative determinate da quella legislazione antisciopero, non solo supinamente accettata ma anche voluta dai sindacati della triplice, che il ministro Delrio ha potuto ridurre la durata dello sciopero da 24 a 4 ore”.
Eh, per l’appunto. In questa guerra tra noi e loro il concetto di “loro” si è fatto straordinariamente nitido, definito.
I LAVORATORI DELLA FRONERI ED IL PRESIDIO ANTIRAZZISTA: un ultimo intervento, di chiosa, ha assunto una catatura locale, proprio in virtù di tutto ciò che è stato precedentemente detto: “ in questi giorni abbiamo assistito ad una grande novità – ha dichiarato un intervenuto al microfono -, che non si vedeva da tempo in questa città perennemente ovattata: esattamente due settimane fa il conflitto sociale strisciante che c’è in questa città è emerso in piazza Garibaldi, quando i dipendenti dell’ex Italgel, la Froneri, un’azienda in mano a delle multinazionali tra cui la Nestlè, hanno deciso di intervenire nella trattativa che li riguardava . Siccome i vertici della Froneri hanno ribadito la volontà di chiudere i lavoratori hanno deciso di mettere le mani in faccia a quel padronato. Sono operai non politicizzati, che probabilmente alla lotta ci sono arrivati disperati. Io invito tutti i partecipanti a questo corteo a recarsi alla Froneri, per pensare assieme a loro a come reagire a questa cosa”.
Un accenno conclusivo è stato fatto per invitare tutti anche alla partecipazione del presidio antifascista ed antirazzista che l’Officina Popolare Parma ha organizzato per domani, in piazza Garibaldi.
Il corteo si scioglie, la giornata prevederà dei momenti di convivio in Ateneo Libertario con i compagni venuti da fuori Parma: queste giornate sono anche l’occasione per riguardarsi in faccia, per confrontarsi sul come vada nelle singole città, ed è importante, molto importante. Nello stato di abbandono in cui versa la parte più debole della nostra collettività, questi esseri umani rappresentano per alcuni versi il metro di differenza tra un domani migliore potenziale e un oggi fattivamente neofeudale.
FONTE: Rosso Parma