Sciopero riuscito alla “Sacra Famiglia”

Ma i “pompieri sociali” sono già in azione



La Direzione Aziendale della struttura ospedaliera “Sacra Famiglia”, sotto la gestione della curia milanese, con sede centrale a Cesano Boscone, è da tanto tempo che tiene sotto pressione i propri dipendenti, imponendo loro l’aumento delle mansioni nei reparti, dove agli ausiliari oltre alla cura dei malati sono state aggiunte mansioni come il lavaggio dei piatti (tra un cambio di pannolone ed altro), compiti sottratti al personale degli appalti drasticamente ridotto, e trasferendo il personale dei reparti all’assistenza domiciliare. Tutto senza alcuna contrattazione sindacale, con lo scopo di aumentare i carichi di lavoro per ridurre i costi aziendali.

Adesso l’Azienda è tornata pesantemente alla carica, lamentando perdite amministrative da recuperare imponendo il passaggio di tutti i lavoratori dipendenti al contratto Uneba. L’azienda furbescamente aveva assunto i propri dipendenti nel tempo con tre tipologie contrattuali ognuna peggiorativa rispetta alle altre. La quota maggiore era stata assunta con il contratto Aris, successivamente con il contratto Uneba 1 e Uneba 2, peggiorativi. Tutto con l’evidente scopo di dividere ed indebolire i lavoratori. Adesso presentano il conto imponendo una unificazione al ribasso applicando a tutti il contratto Uneba per trovare giovamento dalle norme peggiorative, come ad esempio l’aumento dell’orario settimanale di lavoro portate da 36 a 38 ore.

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Sono attacchi che vengono portati avanti nelle varie aziende per sconfiggere i lavoratori azienda per azienda, facendo a gara a chi riesce ad ottenere le peggiori condizioni possibili per i propri dipendenti. Piangono miseria al solo scopo di peggiorare le condizioni di lavoro. Un trucco vecchio come il mondo.


E’ mai accaduto da parte datoriale che abbiano proposto: quest’anno c’è andata bene, abbiamo guadagnato molto, diamone una parte ai dipendenti. Mai!


In “Sacra Famiglia” vogliono invece l’unificazione dei contratti al livello del contratto peggiore. Un gioco al massacro. Rovesciamo il concetto e rivendichiamo un contratto unico, com’è giusto che sia, ma al livello di quello migliore. Tutti uniti e adeguatamente combattivi ce la possiamo fare!



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Si è riusciti a proclamare, alla fine, uno sciopero unitario dell’intera giornata il 15 novembre per respingere l’attacco aziendale, ma c’era già chi tramava nell’ombra. Lo sciopero è pienamente riuscito dimostrando la volontà di combattere da parte dei lavoratori. Fin dalle ore 9 del mattino si è creato un presidio molto partecipato da parte di lavoratori e lavoratrici davanti ai cancelli della struttura ospedaliera di Cesano Boscone, sventolando ciascuno le proprie bandiere e gridando a gran voce la propria rabbia e soprattutto “No! All’Uneba”, mentre un nostro delegato attraverso un megafono illustrava le ragioni della protesta. Tutto intorno alle mura e ai cancelli dell’ospedale sono stati affissi striscioni che soprattutto i nostri compagni avevano scritto. Un esponente dell’USI presente in segno di solidarietà ha espresso un caloroso saluto verso i presenti che oltre ad aver scioperato in difesa dei propri diritti hanno messo la faccia con la loro presenza e invitando tutti alla resistenza.

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Era già stata espressa in quell’occasione, accanto all’entusiasmo della riuscita dello sciopero, la preoccupazione nelle file dei nostri aderenti che alcuni sindacati, anche se formalmente presenti, avrebbero tradito come giuda andando a firmare un accordo di forte compromesso che già si vociferava. E così purtroppo è stato. All’indomani stesso dello sciopero fortemente riuscito la Cisl, Cgil, ISF e la stessa CUB hanno sottoscritto con l’Azienda, presentandolo addirittura come una vittoria, lo stesso accordo proposto dall’Azienda prima di arrivare al ricatto di passare all’Uneba. Un accordo che concede 4 giornate di ferie in meno e 3 anni senza incentivo alla produzione per Aris e Uneba, senza alcun impegno fra 3 anni a rinunciare al passaggio al contratto Uneba.

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Adesso USI-AIT, assieme a COBAS e FIALS si batterà fino in fondo affinchè nel Referendum del 30 novembre 1-2 dicembre questo accordo venga respinto dai lavoratori e si riprenda la lotta per la difesa dei propri diritti.


Enrico Moroni

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