Riflessioni sul jobs act …

Ad un anno dalla sua applicazione

 

In Italia la riforma del lavoro, la cosiddetta Jobs Act, è stata introdotta il 7 marzo 2015.

Questa riforma ha completamente cancellato l’art.18 (che vietava il licenziamento senza giusta causa), ed introduce la videosorveglianza negando così la privacy del lavoratore (che di fatto è stata anche cancellata dallo statuto dei lavoratori).

E i sindacati statali, quelli confederali, cosa hanno fatto? Nulla. Hanno avuto lo stesso comportamento (tenaci) come con la riforma Fornero, ossia inducendo uno sciopero generale dopo aver avallato la riforma.

Noi ci domandiamo, che senso ha?

In Francia solo per l’ipotesi di una riforma del lavoro simile a quella italiana, sono scesi in piazza a Parigi circa 500.000 lavoratori tra cui 100.000 giovani. Hanno protestato contro i licenziamenti facili e soprattutto contro la nuova legge dell’orario del lavoro quella delle 48 ore settimanali lavorativi.

Attualmente in Francia se un lavoratore superasse le 35 ore settimanale, le ore in eccedenza sarebbero pagate come straordinario.

Noi dell’USI-AIT appoggiamo totalmente le lotte dei lavoratori francesi, noi siamo totalmente contrari alla nuova riforma del lavoro, siamo contro al nuovo orario di lavoro di 48 ore settimanali che comporta conseguenze negative a qualsiasi individuo che tralascia per il lavoro la loro vita socio-familiare.

Noi dell’Usi siamo favorevoli alle 30 ore di lavoro settimanali a parità di stipendio.

A differenza dei sindacati compiacenti o statali, che la loro lotta sta diventando una lotta burocratica. Basti pensare che vogliono fare una raccolta firme per un referendum contro la riforma del lavoro (chi ci crede? Vedi il referendum acqua pubblica) senza interpellare i lavoratori e decidendo il tutto dall’alto dai capi, sottocapi etc., noi optiamo una lotta (con la partecipazione attiva dei lavoratori) come è stato in passato conquistando nelle piazze quei diritti cosiddetti acquisiti che attualmente piano piano lo stato e i sindacati compiacenti cancellano.

I lavoratori, se volessero, potrebbero non essere sottoposti ad una schiavitù lavorativa voluta e dovuta dai padroni con l’avvallamento dello stato e dei sindacati compiacenti!

Usi-Sanità Siena

Costantino Borgogni

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