PIATTAFORMA CONTRATTAZIONE TERRITORIALE – USI Parma Cooperative sociali

Dopo i presidi di questi ultimi mesi ed un lungo lavoro assembleareche ci ha portato a confrontarci con i nostri/e iscritti/e nelle coop.di Parma (presenti in 7 coop. del territorio, con numeri e radicamentodifferente), presentiamo pubblicamente la nostra PIATTAFORMA TERRITORIALE rispetto alla contrattazione di secondo livello, che presenteremo alle centrali coop. Autorganizziamoci!

Piattaforma contrattazione territoriale
Nelle grandi coop. Sociali di Parma (e non solo) di fatto è impeditoche ogni lavoratrice e lavoratore, oltretutto spesso suoi soci/e,abbiano libera, costituzionale e legittima rappresentanza sindacale.A causa di accordi capestro firmati dalle centrali cooperative eavallati da tutti i governi, di qualunque colore politico siano, con isindacati cd. “maggiormente rappresentativi” (CGILCISLUIL), solo chifirma il CCNL può ambire ad avere rappresentanza sindacale in azienda,ma… lo può firmare solo chi accetta ogni condizione da loro imposta,tra cui gli accordi del gennaio 2014, che barattano ulteriormentediritti (tra cui quello di sciopero) con possibilità dicontrattazione.La rappresentanza è il vero nodo centrale nel dibattito sul mondo dellavoro e la difesa dei lavoratori: i nostri interlocutori lo sanno equindi cercano, in ogni modo, di limitarlo, soprattutto se, inparallelo, si cresce come credibilità e consenso. Tra chi è moltointeressato a limitarci i diritti stanno proprio i sindacaticonfederali, che vedono perdere terreno e ciò per loro significa,molto concretamente, potere: economico –la baracca deve pursopravvivere- e politico- dobbiamo “contare” sempre più.Il giochino che sta alla base è questo: la cooperazione sociale è unsettore sempre più importante, perché assorbe servizi e competenze chelo stato, per motivi di risparmio, sta progressivamente cedendo; lacooperazione è allo stesso tempo un settore che, data la fittiziapresenza di “soci”, ossia “imprenditori di se stessi” (sic), èparticolarmente sensibile ad (auto)limitazioni di diritti collettivied individuali ottenuti a costo di dure lotte nel passato; il settore,centrale e strategico sul piano economico e teorico (vedi tutte ledotte elaborazioni sul welfare privato, leggi: i ricchi starannomeglio i poveri faranno come potranno) è anche un campo pressochè“vergine” sul piano sindacale: alta precarietà e ricattabilità, pocapresenza sindacale: il rischio è che possa diventare invece un terrenonon diciamo neanche di radicalizzazione, ma basterebbe dirivendicazione e consapevolezza; ergo: si favoriscono sindacati che datempo hanno fatto la scelta di concentrarsi sull’elargizione diservizi piuttosto che sulla difesa dei diritti dei lavoratori, se nonin circostanze rituali e obbligate, cercando in ogni modo diostacolare o impedire la nascita di altre forme di autorganizzazione.D’altra parte, le centrali cooperative e i sindacati cd.“maggioritari”(noi crediamo di avere oggi in alcune realtà più iscritti/e di alcunesigle “maggiormente rappresentative”) sono filiazione diretta diprecisi mondi politici e culturali derivati dalla prima repubblica edarrivati, con le dovute trasformazioni nominalistiche, fino a noi. Ilrapporto tra essi è stretto a più livelli: finanziario, economico,politico. I CDA degli uni e degli altri, per non dire le figure-chiavedirigenziali, spesso sono oggetto di accordi, consulenze, scambio dipersone e potere. Attenzione: parliamo di “sistemi organizzativi”, nondi singole figure che, prese nel loro operato, cercano nellaquotidianità di operare con coerenza e dignità: questi noi lirispettiamo, pur non condividendoli. Anzi, a volte preferiamo questefigure di sindacalisti onesti confederali che certi personaggiideologici, settari e surreali di alcune sigle del sindacalismo dibase, ma questo è un altro discorso.Il nostro sistema di diritto del lavoro ancora non può esimersitotalmente, sul piano formale e letterale, dai dettami costituzionali,per cui non possono scrivere (ancora) chiaramente: “noi comandiamo,voi lavorate, le problematiche sulla manodopera le affidiamo a chivogliamo”. Per cui il CCNL in teoria prevede che laddove non esistanoRSU (come infatti succede nelle coop, anche se non tutti sanno che nelprivato le RSU sono tutto fuorchè un’istituzione democratica, con unterzo dei delegati affidati d’ufficio ai tre “grandi” anche seprendessero zero voti) sono titolari di ogni diritto le RSA, ossia leRappresentanze sindacali Aziendali. Queste sono poi definite dalloStatuto dei Lavoratori, e quindi sono un nostro DIRITTO. Lacontrattazione territoriale, in un ulteriore articolo, dice che,sempre in assenza di RSU (ma se domani facessero le elezioni delleRSU, noi comunque oggi non potremmo parteciparvi, anche se fossimo il99%, per altre limitazioni, e così via, in un tunnel senza fine), èdemandata alle RSA.Nonostante ciò, le coop. cosa fanno? In primo luogo, demandano, perchéin verità non hanno grandi risposte da darci: e rinviano alle CentraliCoop…allora noi ci rivolgiamo ad esse, che a loro volta sono anchepreoccupate dai veti del sindacalismo confederale, e ri-demandano…alle singole Coop. Ma soprattutto, le coop “Interpretano”. Einterpretano che no, neanche le RSA possiamo fare a pieno titoloperché non abbiamo firmato contratti nazionali che non potremmoneanche firmare, in verità. Almeno, aggiunge il CCNL, dovremmopartecipare alla fase di trattativa territoriale: e allora facciamolo,giochiamoci anche questa carta, con la nostra consueta caparbietà eserietà, e vediamo cosa si inventeranno poi.Poi, va detto, per onestà, che non tutte le Coop sono uguali: ci sonoquelle che capiscono che sì, sfilare il 25 aprile e dirsi antifascistinon fila così facilmente con ogni divieto alla libera espressionesindacale di tanti lavoratori/trici, e almeno i diritti individuali equalcuno “collettivo” te li concedono (assemblea retribuita, qualcheinformazione a fatica, qualche permesso, ecc). Noi siamo ottimisti eda qui vogliamo partire. Lo ribadiamo per l’ennesima volta: noi nonabbiamo le cooperative – se così possiamo definirle- come “nemico”,così come non crediamo nel dogma della richiesta di statalizzare iservizi come ripetono fideisticamente altri. Le vediamo come qualunquedatore di lavoro, con il quale avere un confronto tra due partidiverse e distinte: noi rappresentiamo un sindacato: autorganizzato,libertario, di base, orizzontale.Non mendichiamo nulla, rivendichiamo dignità e obbiettivi. L’unicaarma che ci rimane è la mobilitazione dal basso, far capire allecooperative che devono trattare anche con noi data la nostra realepresenza sul luogo di lavoro, e cercando, come in questo caso, dipercorrere ogni possibilità, dalla mobilitazione diretta alla vertenzaclassica, consci delle contraddizioni del sistema che ci opponemodalità autoritarie da regime, perché la libertà di ognuno di noi adessere rappresentato da chi vuole non ce la possono togliere.PROPOSTA PIATTAFORMA TERRITORIALEUSI Parma, in coerenza con quanto previsto dal vigente (pessimo) CCNL, chiede:1) di avere ogni informazione, ogni sei mesi, sull’andamento delsettore; sull’assetto dei servizi e sul dato occupazionale; suirapporti con l’ente pubblico; su eventuali innovazionisull’organizzazione del lavoro;2) di verificare l’applicazione delle norme contrattuali, le leggisociali e le condizioni di lavoro;3) di partecipare ad ogni decisione inerente: ambiente, salute esicurezza sul lavoro; formazione professionale; inquadramentoprofessionale; gestione orario di lavoro; diritto allo studio4) di essere coinvolta circa la qualificazione e riqualifica,aggiornamento delle figure professionali;5) un adeguamento di circa il 30% delle attuali tariffe inerentil’utilizzo del mezzo proprio per ragioni di servizio;6) un adeguamento del 30% delle indennità di soggiorno;7) confronto sui profili professionali nei servizi in cui siamo presenti;8) definizione dei protocolli in caso di sciopero;9) confronto sull’istituto della banca-ore, tale da permettere unaumento delle attuali “finestre” esistenti;10) eliminazione di ogni forma di “notte passiva” laddove esistente;11) quantificazione di un tempo-standard di cambio divisa daconsiderare nell’orario di servizio;12) eliminazione possibilità di proroga a 36 mesi per i contratti atermine, ma recepimento del decreto dignità;13) confronto sull’attuale sistema di sospensione contrattuale inessere nei servizi scolastici, finalizzato a soluzioni menopenalizzanti per i lavoratori/trici;14) eliminazione reperibilità non retribuita15) definizione indennità per educatori scolastici quando l’utente è assente

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