Morire di povertà

Una lunga solitudine quella che abbiamo visto scorrere davanti ai centri dell’impiego di tutta le Marche. Da Ascoli fino ad Ancona, centinaia di “over 30” hanno trascorso la notte all’addiaccio nella speranza di poter accedere ad una borsa lavoro di 650 euro lorde della durata di sei mesi. Il primo criterio di selezione la consegna delle domande. Terrificante ed umiliante costringere chi già vive nella disperazione ad esporsi ancora di più, a mettere in bella mostra, per non dire alla berlina, la loro drammatica situazione. Lunedì abbiamo assistito per l’ennesima volta alla distruzione del concetto di essere umano.

Perché coloro che hanno pensato e strutturato il bando sono totalmente privi di umanità, privi di quelle minime accortezze che si usano tra simili, al pari di un buongiorno o di un buonasera che ci si scambia incontrandosi per strada. Non prevedere che genere di conseguenze avesse potuto provocare la scelta dell’ordine cronologico è l’ulteriore riprova del fallimento di questa società, in cui una volta che sei tagliato fuori dal lavoro non vali più nulla. Da dove è uscita questa porzione di umanità(?) così elementare, così crassa, con limiti morali e culturali così feroci? Evidentemente non arriva a concepire altre modalità di relazione umana e civile. Avrebbe mai permesso tali pietose scene se a presentare le domande fossero stati degli esseri produttivi? Perché è proprio questo il punto, non vi è al centro l’essere umano, ma solo esseri produttivi e esseri non produttivi. Oppure esseri italiani contro esseri stranieri, e ancora, esseri cattolici verso esseri musulmani…. Potremmo continuare all’infinito questa nenia di morte. Nessuno è salvo in questa storia poiché la nostra identità di essere umano è data proprio dall’unione di queste innumerevoli categorie, gioco forza finiremo sempre da qualche parte “sbagliata”, avremo sempre qualcuno che ci vesserà, ci considererà non degno di essere considerato essere umano e si sentirà autorizzato a sfruttarci. Come ad esempio la regione Marche con il suo pseudo bando per il reinserimento lavorativo. Però un merito a questa storia va dato, anzi forse due. Il primo l’aver chiaramente disvelato che non esistono politiche per il rilancio dell’occupazione ma solo atti di sfruttamento a tempo determinato (un contributo di 600 euro è ampiamente sotto il così detto salario minimo) a cui si possono contrapporre solo pratiche di lotta diretta, strutturate dal basso, determinate e gestite da chi vive sulla propria pelle l’oppressione e non da una classe dirigenziale che intercetta in questa grande catastrofe che stiamo vivendo solo la preoccupazione di perdere il controllo sulla massa con il conseguente rischio di non ricondurla più all’obbedienza.



Per questa disumanità mantenere l’attuale ordine sociale è preferibile a qualsiasi mutamento, un mutamento che auspichiamo possa partire anche da quella notte passata al freddo, dove una umanità autentica ha dimostrato una grande reciproca solidarietà, speriamo che in quelle ore si siano creati contatti, allacciati rapporti, condivise esperienze. Perché nessuno muoia ancora da solo, in un parcheggio, dentro la sua auto che da un mese era divenuta la sua casa, come è accaduto ieri a Civitanova Marche. E’ necessario aggiungere altro?

Federazione USI-AIT Marche

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