Monfalcone: sulla centrale a carbone

NO AL RICATTO

LAVORO-SALUTE

 

Quanto accaduto all’ILVA a Taranto, a Servola con la Ferriera, ora succede alla centrale a carbone di Monfalcone: ancora una volta i sindacati di regime vogliono farci accettare come ineluttabile l’alternativa tra lavoro e salute.

Accettando acriticamente i dati forniti dall’ARPA, in uno studio poco minuzioso e su cui sussistono dubbi di imparzialità, i sindacati di categoria di CGIL-CISL-UIL si schierano ancora una volta a favore della multinazionale, legata alla Compagnia delle Opere, A2a appoggiandone il piano industriale che vuole riconvertire completamente a carbone la centrale elettrica di Monfalcone.

In questa indagine dell’ARPA l’accumulo di metalli nei terreni, nell’acqua e nelle persone non sono dati significativi e la diossina non compare fra i potenziali inquinanti. È inammissibile che la misurazione della diossina sia stata effettuata una sola volta in 60 anni a Monfalcone. Questo composto cancerogeno si sprigiona con gli sbalzi di tensione – sempre più frequenti – e sono innanzitutto i lavoratori a rischiarne le conseguenze respirandola.

Per questo chiediamo:

  • una indagine seria ed imparziale sulle emissioni della centrale a tutela di lavoratori e cittadinanza che faccia chiarezza su 60 anni di informazioni contrastanti e di parte;

  • il blocco del progetto del “tutto carbone” estendendo la riconversione a gas anche agli attuali gruppi 1 e 2 come previsto dal “Protocollo d’intesa per la centrale a carbone di Monfalcone Regione-Provincia-Comune-Endesa” del 2004 con il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

 

SALUTE E LAVORO NON SONO MERCE DI SCAMBIO O STRUMENTO DI RICATTO!


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da Il Piccolo del 2 novembre 2013

«Centrale a “tutto gas” Si rispettino gli accordi»


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