Milano: in piazza contro EXPO 2015

Si è svolto nella giornata del 1° luglio, a Milano in piazza Cordusio, dalle 17,30 un presidio di protesta verso l’Expo, organizzato dalla Rete Attitudine No Expo (un coordinamento di aree sociali antagoniste e di sindacati di base).

L’iniziativa era stata proposta sulla base di un documento dove si affermava: “Expo 2015 si mostra in quello che è: la più grande sospensione dei diritti e delle libertà dei lavoratori degli ultimi decenni, costruita e sottoscritta anche dalla giunta Pisapia e dai sindacati confederali, Cgil in testa. Sospensione o eliminazione definitiva?”

 

E seguono tutte le storture connesse con questa Esposizione Universale di Milano: “Licenziamenti politici passati sotto silenzio mediatico, la sorveglianza dei lavoratori da parte di Expo s.p.a. e questura, contratti capestro e pirata con retribuzione più basse del 30%, sfruttamento intensivo della manodopera “volontaria” e gratuita, mancato rispetto degli accordi e dei pagamenti. Fuori, sul territorio, Expo si conferma come l’ipoteca futura sul diritto di sciopero (con il terzo divieto in due mesi, ai danni dei lavoratori dei trasporti), la sospensione dei contratti integrativi (come nel caso dei lavoratori Ikea), l’applicazione sistematica di straordinari sottopagati o il mancato rinnovo del contratto nazionale (come sta accadendo nei McDonald’s di Milano); l’eliminazione del “problema precariato” tra i comunali, con il molto probabile licenziamento post-Expo.”

 

Hanno partecipato al presidio anche i compagni della FAI con lo striscione “Expropriamo Expo” e i compagni dell’USI con la distribuzione di un volantino in cui si denunciava il grave arbitrio, da stato di polizia, da parte del governo, tramite la questura, attraverso veline che, senza motivazioni alcune, vietavano l’accesso a dipendenti di entrare nell’area di Expo, diventando motivo di licenziamenti per circa 600 lavoratori e lavoratrici. Un situazione paradossale per cui nell’area dell’Expo possono entrare tutti a pagamento, ma non quei dipendenti misteriosamente etichettati.

 

E’ una battaglia che deve continuare sia contro il governo che contro le aziende che hanno illegittimamente disposto tali licenziamenti senza giusta causa, pretendendone l’assunzione e il pagamento dei danni subiti.

Enrico Moroni

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