Meddix Benevento: dire “Basta” è già una prima vittoria

Il più grande spettacolo dopo il Big Bang… SIAMO NOI!

“…io e te, che andiamo controvento. Io e te, io e te, che stiamo in movimento. Io e te, io e te, che abbiamo fatto un sogno che volavamo insieme, che abbiamo fatto tutto e tutto c’è da fare, che siamo ancora in piedi in mezzo a questa strada […]”

 

Qualcuno all’inizio diceva che si trattasse delle farneticazioni di chi, a seconda delle occasioni, veniva dipinto come un pericoloso sovversivo o semplicemente un “figlio di papà”. Poi è stato detto che si trattava di quattro “sfigati” che non volevano lavorare. Poi che erano “quelli di Wind”, che non riuscivano a guadagnare come prima. E adesso che sono stati ben in 30 a rifiutare il ricatto di Padron Saibeni, cosa inventeranno sul loro conto i maestri della mistificazione e della calunnia?

Certo, il prologo di questa prova di coraggio, questi 30 eroi la pagheranno, in un tempo in cui quando il lavoro manca è una merda, e quando c’è, è una merda lo stesso (come d’altronde ha dimostrato l’esperienza alla Meddix). Ma non ce la sentiamo di contrapporre a ciò trionfalismi riguardo le vertenze legali che compenseranno almeno sul piano economico (e non proprio con qualche spicciolo!) gli oltraggi e gli affronti subiti dai lavoratori a causa delle “politiche aziendali” di Saibeni, e dalla sua sete di profitto.

Ma se il risultato della giornata del 19 Dicembre 2013, non è stata la Rivoluzione, ma il licenziamento di 40 lavoratori Meddix, perché definirli eroi?! Forse qualcuno già lo sa. Forse qualcuno lo capirà con gran ritardo. Forse qualcuno non lo capirà finchè non saremo riusciti a demolire il mondo in cui a Saibeni piace sguazzare.

Saibeni ha perso, perché dovrà vedere dove sbattere la testa, chi provare a comprare, quali santi in paradiso far intervenire di fronte a 30 vertenze legali che potrebbero dimostrare che i contratti a progetto alla Meddix nascondono un lavoro subordinato/dipendente a tutti gli effetti, che da un lato significherebbe sborsare parecchi soldi, dall’altro potrebbe attirargli addosso rogne legali come quella che si è abbattuta sulla Mastercom a Milano, chiusa dalla Guardia di Finanza per lavoro nero ed evasione fiscale.

Ma la giustizia borghese, in quanto tale, può avere anche esiti differenti. E’ per questo che molto più interessante per noi è la vittoria dei lavoratori. Certo, tanto avrebbero potuto fare ancora (e purtroppo non hanno fatto…) per ottenere in quella giornata un risultato migliore. Ma sappiamo che comunque tanto hanno fatto scagliandosi contro il proprio Tempo, contro le dinamiche fatte di rassegnazione e clientelismo che dominano il nostro territorio e la nostra città, contro la propria inesperienza rispetto ad una situazione in cui si sono trovati per la prima volta e meccanismi che, non per niente, Saibeni e quelli come lui da anni affinano giorno dopo giorno, per fare in modo che la macchina dello sfruttamento continui la sua corsa.

Nonostante non si siano alzate barricate la linea è stata tracciata: da un lato gli sfruttatori ed i loro servi (crumiri, sindacati concertativi, guardie), dall’altro Uomini e Donne che hanno saputo dire basta. Quei 30 lavoratori hanno vinto, perché hanno affermato che lo sfruttamento, che ché ne dica qualcuno, è reale e non si inventa; così come i ricatti del padrone, a cui è possibile dire NO! Quei 30 lavoratori hanno dimostrato che il mondo che si pretenderebbe finito per sempre con “la fine delle ideologie”, è ancora li, intatto come un tempo, con tutte le contraddizioni che il trionfo dell’ideologia padronale tenta, evidentemente in vano, di nascondere. Se sono stati “solo” in 30 a rifiutare di legittimare la precarietà, il seme della disobbedienza e della lotta è stato sparso e la primavera prima o poi ritorna. Certo, ora loro sono sul marciapiede, forse senza soldi, ma non hanno più chi gli controlla la pausa, ed hanno tempo per aspettare chi, se non oggi, domani, gli andrà a far compagnia per un motivo o per l’altro, ma senza avere “più nulla a pretendere”.

Hanno vinto perché non hanno confuso i propri interessi di Classe con quelli del padrone, perché hanno fatto quell’esperienza che forse gli permetterà di tuffarsi con maggior impeto contro le contraddizioni del Capitalismo la prossima volta che queste gli si presenteranno davanti. HANNO VINTO PERCHE’ HANNO SCELTO CON CORAGGIO LA DIGNITA’ DELLA RIBELLIONE ALLA MORTE LENTA DELLA SCHIAVITU’ SALARIATA!

Unione Sindacale Italiana – A.I.T.

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