L’USI e lo sciopero dell’Ottobre 1969

Durante l’autunno caldo del 1969 l’USI attraversa una breve estate di sviluppo e crescita, il tutto sarà stroncato dalla strage di stato del dicembre 1969, dall’assassinio del suo militante Giuseppe Pinelli (che agli inizi dell’anno da vita a una importante nuova sezione USI a Milano) e dalla caccia alle streghe che segue,

Il 25 aprile 1969 vengono messe due bombe a Milano. Una (che esplode e causa alcuni feriti) allo stand della FIAT alla fiera e una alla stazione centrale. Le indagini, condotte dal commissario Luigi Calabresi, si indirizzano subito sugli anarchici (pur senza alcuna prova) e alcuni compagni, tra cui Paolo Braschi, sono arrestati e tenuti in carcere (successivamente per quelle bombe saranno condannati i nazisti Freda e Ventura).

In pratica quei fatti sono la prova generale, condotta dallo stato con i servizi segreti e la manovalanza nazifascista, che porterà nel dicembre alla stage di Piazza Fontana.

Nell’autunno i cinque anarchici in carcere protestano con lo sciopero della fame e un movimento di solidarietà si sviluppa attorno a loro.

L’USI è in prima fila nell’azione di protesta e di solidarietà con i compagni arrestati.

 

Il 9 ottobre 1969 nel genovesato l’USI, estende a tutta la giornata lo sciopero di poche ore (proclamato dai sindacati confederali CGIL-CISL.UIL) agganciando la questione delle rivendicazioni sindacali (come USI indirizzate per sostanziali conquiste operaie) allo sciopero anche per solidarietà con le vittime della repressione e per i compagni in carcere.

 

Scrive Libero dall’Olio (segretario nazionale dell’Unione e attivissimo sindacalista nella realtà genovese):

“Lo sciopero dei militanti dell’USI di protesta contro la repressione e di solidarietà con i compagni anarchici arrestati, della durata di tutta la giornata (mentre la CGIL, CISL, UIL aveva preavvertito lo sciopero di 4 ore ed anche 3 in varie altre aziende) ha il significato di vero impegno di sviluppare il concetto nel suo contenuto sul ‘movimento operaio’ per l’emancipazione e libertà sociale”.

 

L’azione dell’USI ha un certo rilievo nelle fabbriche genovesi dove da tempo opera e principalmente all’Italcantieri dove con l’autunno caldo l’Unione ha ricostruito un’attiva sezione. Viene organizzato davanti al cancello d’entrata un banchetto per la raccolta di firme in solidarietà con gli arrestati (duecentoventi operai dell’Italcantieri firmano in poche ore l’appello), un migliaio i volantini diffusi, manifesti affissi sui muri (messi davanti anche a tutte le altre fabbriche della zona) e tanti lavoratori che discutono attorno al banchetto dell’USI. Un altro grosso volantinaggio viene fatto al corteo che arriva in piazza De Ferrari punto d’incontro dei metalmeccanici del genovesato.

 

L’importanza di quello sciopero è, anche se minoranza, non aver avuto esitazione nel rilanciare modalità e contenuti della lotta, unendo il terreno della conflittualità e vertenzialità sindacale con quello della solidarietà alle vittime della repressioni e quindi al terreno dello scontro sociale e antifascista.

 

Archivio nazionale USI (Ancona)

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