Il Referendum contestato alla Sacra Famiglia

Come è noto fra i dipendenti dell’Istituto della Sacra Famiglia nei giorni 22-26 giugno si è svolto un Referendum per approvare o respingere l’intesa sottoscritta da Cgil, Cisl, Uil e AdL Varese. I quesiti posti erano due: 1°- Accettazione del nuovo accordo (CIA). 2°- la rinuncia al contratti Aris da parte dei dipendenti che l’avevano con l’accettazione del contratto peggiorativo dell’Uneba, con qualche integrazione per ridurre le perdite. L’Uneba era il contratto con cui l’azienda aveva assunto il personale dopo il 2008.

Questa decisione impropria di dividere i votanti separando i dipendenti a seconda del contratto di lavoro prevedeva per il secondo quesito la votazione dei solo dipendenti ex Aris. Il Referendum avrebbe dato per il secondo quesito, che prevedeva la rinuncia al contratto Aris, una vittoria molto risicata dei rinunciatari con 374 si rispetto ai 318 no, con una differenza a favore del si di soli 56 voti. Ma durante lo svolgimento delle votazioni da parte della Commissione elettorale sono stati identificati 11 dipendenti che, pur avendo accettato da tempo il passaggio volontario al contratto Uneba, si sono furbescamente presentati a votare nel gruppo degli ex Aris.

A questo punto è stata fatta richiesta dalla Presidenza della Commissione elettorale nei confronti dell’azienda, mentre erano in svolgimento le votazioni, a fornire gli elenchi di quanti dal 2008 al 31/12/2019 erano passati volontariamente dall’Aris al contratto Uneba. Cosa che l’azienda si è rifiutata di fare, limitandosi a dichiarare che erano solo 11 i dipendenti che avevano fatto tale scelta. Pertanto è stato inviato un esposto sotto scritto da Cobas sanità e USI Sanità unitariamente per invalidare il risultato del referendum a seguito delle irregolarità registrate dalla stessa Commissione elettorale.

Successivamente la Commissione elettorale si è riunita, in seconda convocazione, il 17/07/2020 con la presenza dei delegati USI e Cobas firmatari dell’esposto e la presenza totale di 6 membri della Commissione. In base alle valutazioni espresse nell’esposto e di altre irregolarità registrate durante il Referendum la Commissione elettorale, con voto unanime, ha dato un giudizio favorevole sulla validità dell’esposto. I Confederali (Cgil, Cisl, Uil + la ruota di scorta AdL Varese) sottoscrittori dell’accordo, fino a questo momento avevano evitato di esprimersi sull’esito referendario per l’imbarazzo della sconfitta subita soprattutto nella sede centrale di Cesano Boscone, dove sono concentrati il grosso dei dipendenti ( 650 dipendenti ex Aris su un totale di 935) per cui in pratica la loro è stata una “vittoria di Pirro”.

Dopo la presa di posizione della Commissione, sono stati costretti a uscire allo scoperto con un comunicato per offrire una ulteriore stampella alla azienda, contro la Commissione elettorale e sostenendo, come dichiara l’azienda, che sono “solo 11 i voti irregolari”.​ E come fanno ad affermarlo? Hanno forse la “palla di vetro”, dal momento che la documentazione non è stata mai fornita? Quanta fiducia si dà all’operato della Direzione Aziendale e proprio nel momento in cui stanno emergendo le prime contraddizioni nella gestione del nuovo accordo. E’ recente, infatti, la ribellione degli educatori, ai quali era stato garantito di mantenere le 36 ore di lavoro del vecchio contratto, in quanto non turnisti, mentre sono state imposte le 38 ore settimanali del nuovo contratto Uneba. Un evidente segnale di come l’azienda intende mantenere i suoi impegni.

USI e Cobas andranno avanti nel contestare un Referendum che considerano farlocco, utilizzando anche le vie legali fin dove è possibile. I Confederali e i loro amici di merenda, paladini dell’azienda, se ne facciano una ragione.

Enrico M.​

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