Il futuro di un uomo in ostaggio …

I comuni si sa (dicono) non hanno soldi. Non è ben chiaro come questo accada, con tutte le gabelle che i cittadino deve pagare, ma tant’è hanno sempre ragione loro.

Gli appalti, cioè l’affidamento di servizi e forniture, sono gli escamotage che  – non solo loro – adottano per risparmiare. Sulla pelle dei lavoratori, ovviamente. I servizi cimiteriali sono uno di questi: un bel mercato che non può fallire, ma molto scomodo perché le norme di sicurezza previste sono lacci e catene che comportano costi, controlli e soprattutto rischi economici a cui – naturalmente- l’ente non può permettersi di esporsi. Niente di meglio che un appalto al massimo ribasso: chi vince vince e poco importa se la ditta o la cooperativa o chi altro non potrà con quella somma garantire tutto quello che è prescritto dal capitolato e dal contratto, a partire dagli stipendi. Importante è che il comune si sbarazzi di ogni responsabilità La sicurezza è delegata in toto, il tipo di contratto idem.

PARTIRE DA CIO’ CHE E’ UMANO…

Nicola ha lavorato molti anni nei servizi cimiteriali appaltati dal Comune di Senigallia, spesso con modalità fuori dal tempo e dalla ragione. Ma dopo aver appreso quali erano i diritti per la sicurezza e contrattuali, ha osato chiedere docce, attrezzature adeguate (montasalme e cala bare meccaniche), guanti e tute omologate CEE (quale eresia!), reperibilità pagate (essendo un servizio attivo24 ore su 24) rivolgendosi al nostro sindacato, l’unico che lo ha supportato fino in fondo. Altri prima di noi, fatta la tessera, lo hanno scaricato. La vecchia Cooperativa con cui lavorava, alla prima occasione, non interessata alla  nuovagara, si sbarazza di lui e degli altri licenziandoli esattamente il giorno prima dell’arrivo della nuova Ditta vincitrice. Non c’è tempo per difendersi: la clausola di salvaguardia prevede la riassunzione di tutti i lavoratori del precedente affidamento da parte di quella subentrante. Ma su Nicola da subito ci sono dei veti.Deve stare zitto, dice il padrone, e niente sindacato tra i piedi. Gli fa un contratto per un mese, poi non lo vuole più. E’ bravo, lavora, ma (sich!) parla!. Riusciamo farlo riassumere, ma la parola d’ordine è sempre quella: stare zitto.Glielo dice il padrone, glielo ripete il sindaco.Nicola è l’unico reddito di una famiglia di 5 persone. Il ricatto è grande. Ma lui non smetterà mai di parlare di diritti, sicurezza e legalità.

La Ditta che aveva vinto la gara con un ribasso del 46,5% (!!!), dopo la prima confusa mensilità non li retribuisce più. Il teorema è: poichè il Comune non paga lui, lui non paga gli operai! Resteranno senza la mensilità e la tredicesima a Natale. Solo a metà gennaio (per nostra pressione) il Comune se ne assume l’onere e li paga. Poi fino a marzo più nulla. Nel frattempo partono varie segnalazioni: dalle retribuzioni ai dispositivi di sicurezza che non arrivano o sono insufficienti. Ma si rappezza sempre tutto, e sempre all’ultimo momento.

IL FUTURO DI UN UOMO IN OSTAGGIO DEL PENSIERO MALATO

La catastrofe finale, però, si verifica l’11 di marzo, quando la mattina il mezzo di trasporto con il quale gli operai dovevano portare se stessi e il materiale al cimitero di Montignano, è a secco di benzina (nonostante un nostro fax di segnalazione fosse  giunto di prima mattina all’Amministrazione comunale).

Altre volte i lavoratori avevano messo a disposizione i loro mezzi privati sborsando  di tasca loro, ma questa volta no. Non hanno il becco di un quattrino. Alcuni sono costretti a rivolgersi  alla Caritas per dar da mangiare alla famiglia e i figli. Dare la colpa a loro è la cosa più semplice: consente di revocare l’affidamento alla ditta. Ma perché non farlo prima senza colpire ingiustamente l’immagine dei lavoratori? Perché chi avrebbe potuto anticipare il carico della benzina non lo fa? Perché?Quasi fosse un evento costruita ad arte, dal momento che al cimitero di Montignano si presenta l’ingegner Roccato con altri operai per dar luogo alle esequie e compaiono i giornalisti che, tranne alcune eccezioni, riporteranno più una versione istituzionale che quella vera e tragica dei lavoratori. A tarda notte l’appalto viene revocato ed affidato alla seconda in graduatoria con il ribasso del 40,0%: la Cooperativa Dinamica Centro Servizi di Foligno.

SE QUESTA E’ UNA COOPERATIVA…

Essa però assumerà (non si sa con quale criterio) solo due dei quattro aventi diritto, glissando il vincolo di salvaguardia sostenendo di avere soci lavoratori che non lavorano (!) e che giornalmente faranno i pendolari da Foligno a Senigallia! (300 km andata e ritorno!). E per alcuni giorni infatti essi ci saranno. Ma dopo meno di un mese la Società Cooperativa Dinamica Centro Servizi procederà a due nuove assunzioni ex novo attraverso agenzia interinale, con contratto a chiamata e flessibile nelle 24 ore mentre la clausola invece prevede l’assunzione prioritaria dei lavoratori del precedente appalto.

Questo è un atto molto grave già in sé, ma ancor più grave perché adottato da una cooperativa. E corre Il sospetto che sia una pesante discriminazione proprio verso questa persona, il cui unico “difetto” è stato quello di rivendicare le giuste norme di sicurezza necessarie per una prestazione particolare e a rischio come quello dei servizi cimiteriali: un autentico “Testimonial di garanzia” sulla sicurezza per la cooperativa…O no?

 

SE CASCA LA BARA CI SCAPPA IL MORTO…

Il Comune di Senigallia, invece di difendere gli esclusi, dà ragione alla Cooperativa sostenendo – a torto – che qualora siano utilizzati macchinari e attrezzature complesse alcuni lavori si possono eseguire con un numero inferiori di operai. In realtà l’appalto prevede già un congruo numero di macchinari, tra cui un calabare inclinato per le sepolture nelle tombe ipogee di cui da anni fino ad ora non si è ancora vista neppure l’ombra mentre i lavoratori hanno sempre proceduto con il sistema delle corde: un operaio entra nella tomba (in uno strettissimo spazio) e riceve dall’ alto un feretro (da 120 a 160 kg in su, e la normativa di sicurezza consente un sollevamento carico di max 25 kg a persona!). Anche una mente semplice, ma non stupida, ne coglie l’alto rischio per l’incolumità e la stessa vita: un malore, uno scivolamento di chi sta sopra, una corda difettosa…

Il lavoro dei necrofori è uno di quelli che, per fatica e stress, andrebbe considerato tra i più gravosi. I lavoratori infatti affrontano quotidianamente l’aspetto della morte: la sepoltura, la vestizione, la pulizia dei resti dopo l’ispezione cadaverica, il trasporto delle bare, la tumulazione, l’estumulazione e la riduzione della salma dopo molti anni dal decesso (per farla entrare nel medesimo loculo accanto ad una altra). Spesso vengono utilizzati invalidi di ogni tipo, perché il lavoro “sporco” (anche se sporco non è, perché chi lo fa – avendoli noi conosciuti di persona – sono spesso  persone dotate di grande sensibilità e delicatezza) va delegato a chi questa società malata considera poco consapevole se non addirittura stupido. Ma così non è.

 

NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO AL PROPRIO DESTINO

La salute è un bene primario ed essa è sicuramente più tutelata  se si ha un reddito ed un lavoro, e se nel lavoro vengono rispettate le norme per la sicurezza e la salute degli addetti, nonché della sua famiglia. Non è immaginabile che oggi, nel 2015, in servizi di questo tipo non ci sia la disponibilità di docce dopo essere stati in contatto con liquidi chimici e biologici di cadaveri riesumati dopo vent’anni, né che non vi sia mai stato un servizio di lavanderia (avevamo chiesto una lavatrice!) per le tute sporche che invece girano nelle case per essere lavate privatamente mettendo a rischio  familiari e bimbi! . Questo ed altro sono state le battaglie che Nicola in prima persona ha fatto e per le quali oggi viene brutalmente punito, invece di essere premiato.

Infine la sua appartenenza alla categoria dei lavoratori svantaggiati (che dovrebbe invece proteggerlo) fa risaltare ancora più crudele la sua eliminazione, come fosse un erba nociva da estirpare.

 



NOI NON CI STIAMO E LOTTEREMO FIN ALL’ULTIMO RESPIRO PER OTTENERE NON UN PRIVILEGIO MA UN SEMPLICE DIRITTO: AL LAVORO E ALLA VITA, PERCHE’

 

SE TOCCANO UNO TOCCANO TUTTI

 

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