GUERRA ALLE SPESE MILITARI

Nel momento in cui il governo italiano dei tecnocrati, in rappresentanza della cordata dei Banchieri e dell’Alta Finanza, si appresta ad altri pesanti tagli nel settore della sanità, della scuola, dei servizi sociali, con la cancellazione di altri migliaia di posti di lavoro, la domanda che sorge spontanea è: PERCHE’ NON SI TAGLIANO LE SPESE MILITARI!

 

L’Italia è impegnata in missioni militari in molti scenari di guerra, in particolare nell’Afghanistan dove svolge un ruolo attivo nel fronte di guerra.
L’Italia si è impegnata nell’acquisto di 140 F35, micidiali apparecchi di ultima generazione che ci succhieranno 12 miliardi di euro. Acquisto di 8 aerei senza pilota (1,3 miliardi). Acquisto di 100 elicotteri Nh-90 (4 miliardi). Acquisto di 10 Fregate Fremm (5 miliardi). 2 sommergibili militari (1 miliardo). Un programma per i sistemi digitali dell’esercito che costerà oltre 16 miliardi. 
Al posto di ognuno di questi aerei di guerra si calcola che si possono costruire e far funzionare 83 asili nido. Il totale delle spese militari in Italia sono valutate sui 40 miliardi.
Come mai tutti questi professori che stanno al governo, specializzati in “tagli” a danni di lavoratori e lavoratrici, pensionati/e, disoccupati/e non pensano mai di tagliare spese militari inutili, anzi dannosissime, investendo a favore della salute, dell’istruzione, negli asili nido e per garantire la casa a tutti.
La sinistra in parlamento su tali argomenti si fa bella solo a parole, ma poi tace e si allinea alle disposizioni del governo che sostiene.
I sindacati confederali (Cgil, Cisl, Uil) neanche ne parlano tanto è la loro subordinazione al sistema di cui fanno parte.
Siamo anche molto allarmati perché ben conosciamo il ricorso alla guerra da parte del capitale di fronte a crisi, come quella attuale, che non riesce a superare. 
Vogliamo additare come un buon esempio quello delle maestranze della “Morellato”, piccola azienda in provincia di Pisa, si occupa soprattutto di “foltovoltaico”, che pur essendo in questo momento in difficoltà ( i dipendenti sono in cassa integrazione) hanno rifiutato una commessa per la “refrigerazione dei missili”, perché contraria alla loro etica.
E’ un esempio da seguire se vogliamo attivarci nella prospettiva di “un altro mondo è possibile”.
Invitiamo lavoratori, lavoratrici e la popolazione tutta a levare alta la voce per opporsi ai tagli sociali e per dichiarare “guerra alle spese militari”, non solo con la protesta verbale, ma soprattutto con azioni di lotta efficace.

 

 
 
La Segretaria Nazionale


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