Comunicato USI-AIT Calabria sulla “buona scuola” di Renzi.

Il piano Renzi sulla scuola è del tutto irricevibile, non c’è nulla da contrattare ma tutto da rigettare! Non abbiamo dubbi: questa è una ennesima trappola dei governanti per raggirare l’opinione pubblica, per distruggere creatività e lavoro ma soprattutto, per avere sudditi incapaci di ragionale, di essere autonomi ma solo flessibili canne al vento pronte a farsi schiavizzare per meglio servire – in nome del profitto – il padrone di turno. La scuola di Renzi è davvero abominevole ed è altrettanto stomachevole il suo tentativo di dissimulare la realtà. In primo luogo le famigerate 150.000 assunzioni, che parrebbero imposte in verità dall’Europa, non sono altro che numeri fittizi destinati a decrescere; già ora da più parti si rincorrono voci che recitano il famoso mantra “non ci sono soldi“. In ogni caso questi numeri altro non sono che fumo negli occhi per spaccare il fronte di lotta dei docenti soprattutto precari che sfiancati da ventenni di precariato ora si vedono sfumare una presunta ultima occasione di essere assunti stabilmente. Tuttavia questo è del tutto falso: chi verrà assunto da Renzi avrà delle cattedre composte anche tramite spezzoni. Nelle intenzioni esplicitate si avranno supplenti di ruolo, in verità si avrà un nuovo status giuridico per chi verrà immesso in ruolo dalla buona scuola di Renzi. Ma non solo. In realtà nel suo programmino Renzi dice una cosa che pare essere sfuggita a molti e riguarda la mobilità: non solo la creazione di una graduatoria nazionale (che in un solo anno dovrebbe, a detta di Renzi, svuotare le gae – cosa del tutto falsa come può immaginare chiunque viva nel mondo della scuola) da cui attingere ma soprattutto, questo strumento potrà essere usato dai DS per reclutare quei docenti che meglio rispondono alle esigenze della sua scuola! SE non è questa la chiamata diretta!!! Si parla di generici concorsi tanto inutili quanto vergognosi ma lo scopo reale è la chiamata diretta mentre per i docenti di terza fascia si prospetta l’autentica estinzione. Nel frattempo si avrà un congelamento degli scatti di anzianità fino al 2018, infatti si stabilisce che il nuovo criterio sarà il merito valutato direttamente dal DS, e solo il 66% del corpo docente potrà essere buono e meritare gli scatti mentre un 33% sarà destinato a non ricevere nulla in una inedita riedizione del famigerato “concorsaccio” di berlingueriana memoria già bocciato, a suo tempo, dallo sciopero del 17 febbraio 2001.

 

Una scuola del genere, è evidente, non porta che a una ulteriore gerarchizzazione e verticalizzazione che deresponsabilizza tutti e permette però di controllare tutti all’interno di un vero e proprio stato di polizia. La scuola sarà una istituzione a misura aziendale, una scuola che affitterà i locali alle aziende per far soldi sulla falsariga della scuola in piazza pubblicizzata, in questi giorni, su tutti i tiggì nazionali; una sorta di bottega aperta da mattina a sera dove non ci sarà un lavoro collettivo per la crescita di tutti, ma solo una sorda lotta alla sopravvivenza per avere il merito, per avere i punti necessari a superare il compagno di banco o il collega. Una scuola del genere – autoritaria e cinica – noi non la vogliamo. Non c’è niente da contrattare con Renzi, niente da spartire o condividere con chi è possibilista rispetto a un piano del genere che distrugge l’unicità della persona e la piega ai voleri dell’azienda e del mercato.
Cosa fare?
Diciamo basta alle deleghe assolute – attribuite ope legis – ai dirigenti: riportiamo la discussione e il confronto reale nelle scuole. Non basta una giornata di sciopero per cambiare l’esistente soprattutto in virtù delle leggi vigenti che limitano, penalizzano e rendono illegale uno sciopero che sia veramente incisivo e vincente. Ribadendo l’importanza delle lotte quotidiane e costanti diffuse sul territorio portate avanti dagli stessi lavoratori e lavoratrici senza alcun “filtro” istituzionale” rifiutiamo la delega ed invitiamo i lavoratori e le lavoratrici della scuola a passare all’azione diretta!
Contrariamente a quanto affermato da “detrattori” di professione l’influenza libertaria (utilizzando l’azione diretta) all’interno della scuola – sia pur ridotta ad una sorta di “fiume carsico” – è stata, in alcuni casi, determinante ed incisiva. Esemplare, in questo contesto, la vicenda umana e professionale di Alessandro Galli, professore anarchico, di Bologna che, da solo, si oppose al giuramento di fedeltà allo Stato imposto da una legge fascista (la legge Reale) – obbligatorio per tutti i dipendenti statali che, dopo un periodo di prova, venivano assunti a tempo indeterminato.
Tanto premesso siamo per la nascita di specifici “gruppi di pressione” (in ogni scuola ci sono gli scontenti, i non allineati, quelli che sanno di non rientrare nel fatidico 66% di “meritevoli” stabilito, a tavolino, da Renzi, i “rompiscatole” a prescindere…) che agiscano su dirigenti e RSU sui seguenti temi (ai quali, ovviamente, se ne potrebbero aggiungere altri).

 

In una visione non centralista e burocratizzata della scuola la sezione italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori si pone tra gli obiettivi raggiungibili e condivisibili quello del preside elettivo (come in Spagna). La diversità che ci contraddistingue ci induce, però, a chiarire che il mezzo da utilizzare per raggiungere questo obiettivo non può limitarsi alla semplice richiesta al governo di introdurre tale prassi nell’ordinamento giuridico ma dovremmo adoperarci, fin d’ora, ad armonizzare i nostri mezzi al fine dichiarato ovvero a sminuire i poteri del manager cercando di:
– imporre collaboratori nominati dal collegio docenti (come accadeva fino alla fine del 1999) e non scelti dal datore di lavoro come imposto, per legge, da Luigi Berlinguer con il “placet” della CGIL che, allora, era diretta dal preside Enrico Panini;
– criteri di assegnazione del FIS;
– discussione preventiva in apposita assemblea di istituto della proposta datoriale (per quanto attiene il contratto di istituto) che – normalmente – il dirigente consegna alla rsu entro il 15 settembre di ciascun anno scolastico con la clausola che il contratto di istituto prima di essere sottoscritto dalle parti sociali (rsu, sindacati “esterni”, e dirigente scolastico) debba ricevere il parere favorevole dell’assemblea dei lavoratori;
– nel caso – assai probabile – in cui la rsu di istituto faccia “orecchio da mercante” perché ritiene che la contrattazione sia una “cosa propria di cui non dar conto a nessuno” mobilitarsi per la raccolta firme (all’interno dell’istituzione scolastica) per chiedere alla rsu l’immediata convocazione dell’assemblea dei lavoratori e – qualora si rifiutasse – convocarne una, in forma autonoma fuori dall’orario di servizio con apposita istanza diretta al dirigente scolastico a cui compete l’onere di intrattenere le relazioni sindacali. Va da sé che la presentazione di tale istanza (a prescindere dall’esito della risposta) equivale al riconoscimento di un nuovo soggetto sindacale all’interno dell’istituzione scolastica (che può chiamarsi comitato di base, dell’azione diretta, dell’autogestione;
– fare pressione sulla rsu e sul responsabile dei lavoratori per la sicurezza (Rls) sul rigoroso rispetto delle norme in materia di sicurezza degli edifici e delle strutture didattiche;
– denunciare ed opporsi al fenomeno della formazione delle cattedre di 19, 20, 21 e anche 22 ore, nonostante non sia previsto dalle norme contrattuali vigenti lucidamente denunciato in questo link.

USI-AIT Calabria

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