Che succede alla Meddix di Benevento?

Che succede alla Meddix!?

Lunedì 2 dicembre i “ragazzi della Wind” si sono recati come al solito al lavoro. A sbarrargli la strada le due guardie giurate che da un po’ di tempo garantiscono la “sicurezza” (del padrone!). Alla porta, non li lasciano entrare. Dicono che questi sono gli ordini. Chiamano la polizia. Dei vertici aziendali non se ne vede l’ombra. I ragazzi chiedono di parlare con qualcuno, loro che sono stati accusati di essere “contrari al confronto”. Dopo 20 minuti, quando la stessa polizia comincia a spazientirsi, si fanno vive le tre dame che negli ultimi mesi sono entrate nella corte di Saibeni. Il “gran capo” si guarda bene dal farsi trovare in zona quando c’è da fare il lavoro sporco. Arriva anche la Digos. Non li vogliono più li. “Questa è proprietà privata, dovete uscire!”. Si raggiunge l’accordo di avere un confronto con le signore… in strada, paradossalmente. L’obiettivo d’altronde è semplicemente quello di scongiurare le maniere forti per sbatterli fuori. Ed infatti una volta in strada lo scambio di battute è fugace. Ai lavoratori viene detto che la campagna è stata chiusa, che possono tornare a casa, che il 15 del mese riceveranno “quel che gli spetta”. La storia finisce li.

E la storia potrebbe finire li, eppure ha dei precedenti, ed avrà degli sviluppi. E’ una storia che affonda le sue radici nella nascita stessa della Meddix SRL e nelle politiche del suo titolare, Paolo Saibeni. Lui viene da Milano grazie alla conoscenza di un avvocato cittadino, candidato alle ultime elezioni amministrative nelle file del PDL, di cui consiglierà l’elezione ai suoi operatori (sic!). Viene a Benevento, perché qui ci trova “l’Albania”. Depressione economica, quindi disoccupazione, fame di lavoro, clientelismo imperante, assenza totale di conflitto sociale: l’ideale per fare profitti! A maggior ragione se supportato da una legislazione nazionale in materia di lavoro molto ambigua che garantendo ampi margini di manovra in materia di “flessibilità”, in ultima istanza incrementa la precarietà lavorativa e quindi lo sfruttamento.

Ma si sa che “i porci non s’abboffano mai!”, e così, come in passato quando venivano raggiunti i famosi “obiettivi” usciva sempre fuori qualcosa per cui bisognava alla fin fine produrre di più, oggi per accumulare ulteriori profitti, vuole applicare un accordo siglato il Primo Agosto a livello nazionale da CGIL, CISL, UIL e Assocontact che istituzionalizza una contrattazione separata per i co.co.pro che gli impedisce di accedere al contratto generale di categoria: cioè il Contratto Collettivo Nazionale delle Telecomunicazioni. Quello che gli spetterebbe, quello che nella sostanza, oltre che nella forma, li farebbe risultare lavoratori dipendenti con tutte le garanzie del caso: stabilità, retribuzione “dignitosa”, ferie, malattie, contributi previdenziali, ecc…

Ma veniamo a noi, e a perché i lavoratori Wind vengono messi alla porta. L’azienda ha diffuso la menzogna, che naturalmente subito è stata fatta propria da certi creduloni con le fette di salame sugli occhi, che la campagna Wind abbia chiuso per colpa dei lavoratori. Da fonti molto attendibili, pare invece che i lavoratori non c’entrino proprio nulla con questa storia. Il mandato Wind è in chiusura (che significa che: ancora non è chiuso!) a causa di alcune giocate di Saibeni che a Wind non sono piaciute, e che hanno di conseguenza incrinato il loro rapporto fiduciario. Il motivo che sta dietro all’allontanamento dei “ragazzi di Wind” è da ricercarsi altrove quindi. I “ragazzi di Wind” sono quelli che per primi tra giugno e luglio hanno smascherato Saibeni e il suo tentativo di far firmare a TUTTI i lavoratori una conciliazione (che ricordiamo fu spacciata per una semplice ricevuta di pagamento del mese!) che li avrebbe privati della possibilità di rivalersi in sede legale, o che comunque gli avrebbe dato una ulteriore posizione di forza in una eventuale contrattazione per il miglioramento delle loro condizioni lavorative. E poiché per l’applicazione di quello schifo di Accordo del Primo Agosto la sottoscrizione di una conciliazione è vincolante, e Saibeni vuole quanto prima chiudere la partita apprestandosi a farlo pare il 19 dicembre, si è sbarazzato nel frattempo (o ha provato a farlo!) di chi può mettergli i bastoni tra le ruote, facendo in modo che,  così come a luglio TUTTI  i lavoratori (vecchi e nuovi che fossero) avevano rifiutato la sottoscrizione della conciliazione, il 19 Dicembre non solo facciano lo stesso, ma vadano oltre, rifiutando anche l’applicazione dell’Accordo-truffa e mettendosi nella condizione di far quadrato e far applicare quei miglioramenti salariali che farebbero comodo a TUTTI i lavoratori ma per i quali, almeno per il momento, ci si sta battendo attivamente ancora in pochi.


Il tempo delle umiliazioni è finito. Per cambiare basta solo volerlo! Organizziamoci!


Alcuni Arrabbiati

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