AIT: a proposito di un congresso …

L’USI-AIT denuncia quanto accaduto all’ultimo “Congresso dell’AIT” a Varsavia.


 

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Anche in quest’occasione, chi dice di rappresentare l’AIT ha confermato le sue caratteristiche: burocrazia, autoritarismo, paranoia, settarismo.

Infatti, in quest’occasione sono state espulse tre sezioni (USI-Italia, CNT-Spagna, FAU- Germania) che, da sole, rappresentano il 90% degli aderenti all’AIT stessa, e un’altra sezione, la FORA, Argentina, è stata momentaneamente sospesa perché non allineata.

Chi ha deciso questo?

Una decina di sezioni apparentemente “nazionali” (in alcuni casi di una decina di membri, o poco più), e nessuno può smentirci. Tutte insieme faranno forse 300 lavoratori, a essere generosi. Di alcune di queste, nessuno ha notizia di una qualsiasi parvenza di attività, non diciamo di lotta.
In particolare, denunciamo l’attività di individui – non vogliamo dire intere “sezioni” visto che vediamo sempre le stesse quattro persone – appartenenti a ZSP (Polonia) e Kras-(zprom) (Russia), sezione quest’ultima esistente solo sul web e di cui sappiamo di una sola individuale iniziativa, una conferenza in un’università statale, mentre altri in Russia vivono gli effetti della dittatura putiniana…

Per giustificare tutto ciò, come da lugubre tradizione, accusano ora noi di … riformismo!

Riformismo di che?

Come conciliare questo termine con la reale attività che da anarcosindacalisti svolgiamo? Le offese e le menzogne sono i soli, ridicoli strumenti che questi compagni … del web e non di strada hanno. Snaturare l’AIT facendola diventare un’organizzazione politica specifica ultrapurista, significa non avere nessun contatto reale con i problemi dei lavoratori, significa avere grande confusione tra organizzazione politica specifica e organizzazione anarcosindacalista, significa non dare un significato alle parole e a ciò che si fa. Un progetto al quale – senza rinnegare nulla e senza fare un passo indietro su pratiche e valori anarcosindacalisti – il proletariato italiano non avallerà da spettatore silente.

Oggi invece, basta guardare gli strumenti di propaganda dell’attuale segreteria: a offesa si somma offesa, senza alcun ritegno per la verità storica, l’ascolto, il rispetto e la logica, e noi non lo dimenticheremo…

Vogliamo anche sottolineare la carriera dell’attuale segretaria: aderente all’AIT solo nel dicembre 2009 (!) dopo aver creato una spaccatura in Polonia, in solo sei anni ha distrutto l’AIT stessa! Le prime accuse contro questa improvvisata “freelance” sbucata dal nulla e bazzicante contemporaneamente più posti (…), furono di chi le contestò un utilizzo personalistico di una ancora non esistente pagina fb dell’AIT. Da lì, le accuse di diverse sezioni di tentativi di infiltrarsi in discussioni interne, arrivando poi ad allargarle fino a creare spaccature che potevano e dovevano essere evitate. Negli ultimi due anni, infine, l’espulsione di tutti coloro che non sono allineati, ossia le sezioni storiche e più grandi, che vedendo questa involuzione ed avendo una reale base a cui rendere conto, avvertivano tutte queste contraddizioni. Allo stesso tempo, si è impossessata dell’enorme cassa AIT, frutto del sacrificio di tantissime compagne e compagni soprattutto delle sezioni oggi espulse, che gestisce in modo molto discutibile (…). All’ultimo congresso, ignorando la prassi libertaria di rotazione degli incarichi, la segreteria AIT è rimasta alla ZSP.

Se pensiamo a cosa rappresenta(va) l’AIT, e a cosa oggi si è ridotta, con le storiche e più grandi sezioni espulse, e un presente fatto di sezioni totalmente irrilevanti per padroni e governi, che però sono riuscite a prendere la cassa … pensare male si farà peccato, però questa “carriera” suscita forti sospetti …

Oggi strumentalmente – e per fini di puro mantenimento dello status quo – si sciacquono la bocca di termini quali anarcosindacalismo, solidarietà. D’altro canto “l’internazionalismo nella
solidarietà
” di questi figuri l’abbiamo constatato personalmente nel rifiuto di aiutare l’USI (restituendo quindi solo una piccolissima parte di tutto ciò che abbiamo versato, a differenza loro) nel suo progetto di aiuti autogestiti e fuori dai circuiti istituzionali ai terremotati del centro Italia, tra cui si trovano anche compagni e compagne iscritti all’USI.

Anche questo, non ce lo dimenticheremo, e resta come perenne vergogna per questi ducetti e ducette e per il loro piccolo gregge che alza la mano per votare.

Chi ha vissuto l’involuzione degli ultimi anni dell’AIT avrà constatato la deriva burocratica e autoritaria: un continuo votare ossessivo su punti e sottopunti, a colpi di maggioranza e minoranza, senza alcuna possibilità di dibattito e di attenzione ai reali problemi della classe lavoratrice. A noi questo votificio non appartiene, come rifiutiamo le logiche partitiche di vincoli a maggioranza contro l’autonomia delle sezioni: vi ricordiamo che l’Internazionalismo nasce proprio in opposizione agli autoproclamati uffici centrali. Oggi nel simulacro di AIT c’è un vero e proprio blocco di potere di lillipuziane sezioni, che grazie ad un sistema di voto da epoca vittoriana, impedisce una più ponderata rappresentanza federalista di tutte le lavoratrici e i lavoratori.

Sette amici slovacchi votano (e quindi contano, per queste assurde logiche) più di 6000 lavoratori spagnoli; tre russi equivalgono a 1000 lavoratori tedeschi o italiani. Questo è l’anarcosindacalismo di cui oggi parlano?

Così come non ci piace la paranoia del nemico: chi invece di lottare, confrontarsi con gli altri lavoratori, si preoccupa ossessivamente di fantomatici “parallelisti” ovunque, prima altri oggi ovviamente noi, o si interessa soprattutto dei rapporti che hanno altre sezioni che non si conoscono e minaccia espulsioni continuamente, ci suscita solo noia e compatimento. Questo è il sindacalismo rivoluzionario di cui oggi parlano?

Chi li ha conosciuti sa bene chi sono.

Essendo però ben diversi da questi settari, vogliamo allo stesso tempo tendere una mano a tutte quelle sezioni che, ancora interne all’attuale AIT, hanno sempre collaborato con noi fino all’altro giorno: a differenza di questa gente, noi sappiamo cosa significano rispetto, autonomia, storie, percorsi, rapporti. Per questo per noi i compagni e le compagne restano tali, anche se le strade, speriamo momentaneamente, si dividono, e sappiamo distinguere l’autoritarismo di singoli individui con la realtà di interi sindacati. L’Idea grande che portiamo nei nostri cuori, di un mondo libero e liberato è più grande delle meschinità e degli interessi di pochi servi del potere.

Adesso noi ci impegneremo nella ricostruzione di una AIT reale e non virtuale, conflittuale e non sloganistica, orizzontale e federalista e non centralizzata, trasparente nel sistema di quote associative e di voto e non interessata; un’Internazionale coerente, in cui gli aderenti trovino uno spazio di confronto tra esperienze di lotta diverse e non un centro direzionale autoproclamato a cui omologarsi pena scomuniche ed espulsioni.

L’USI nasce nel 1912 ed è parte dell’AIT dal 1922, questa è la nostra storia.

Quanto è accaduto è gravissimo, e invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori libertari del mondo a riflettere seriamente su quanto sta avvenendo. Allo stesso tempo, però, vogliamo sperare che questa fase sia foriera di un futuro migliore, liberi da burocrati e piena di speranza e lotta.


USI-AIT



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