12 dicembre: gli Anarchici non archiviano

A Milano la Manifestazione del 12 dicembre

Nel pomeriggio del 12 dicembre si è svolto a Milano il tradizionale corteo nell’anniversario della strage di Piazza Fontana, aperto come sempre dallo striscione anarchico che ricorda che “Pinelli assassinato, Valpreda innocente e piazza Fontana una strage di Stato”. Il corteo come sempre è partito da Porta Venezia attraversando le vie del centro, fino a passare tra il Palazzo Comunale e la Scala, girando nei pressi di piazza Duomo fino a concludere in piazza Fontana.

Un corteo molto vivace e comunicativo e particolarmente numeroso. Si parla di una partecipazione di circa 4 mila manifestanti. Molte le presenze dell’area dei Centro Sociali, di organizzazioni di base territoriali e con la partecipazione di gruppi dei partitini della sinistra. Molto marcata la presenza della componente Curda a anche palestinese. L’area libertaria era presente alla testa e in altre parti del corteo. All’interno molto consistente lo spezzone rosso/nero con lo striscione dei compagni della FAI, le bandiere anarchiche e dell’USI.

 

In piazza Fontana si sono svolti vari interventi sia di rivendicazione storica, sia del clima repressivo e guerrafondaio che siamo costretti a subire.


Tre giornate allo “Spazio Micene” in ricordo di Pinelli e all’insegna dell’antifascismo.


Si sono svolte nelle giornate del 12-13-14 le iniziative programmate attorno allo “Spazio Micene” dallo stesso Libero Spazio Micene, dalla Federazione Anarchica Milanese – FAI e dall’Unione Sindacale Italiana USI-AIT di Milano. Giornate che nel ricordo di Pinelli hanno declinato l’aspetto della lotta antifascista con proiezioni di filmati, murales, interventi vari nella zona vicina dove era vissuto Giuseppe Pinelli. Naturalmente la giornata più importante, come ormai avviene da diversi anni in quel luogo, è stata quella del 14 dicembre, nello “Spazio Micene”, iniziata alle 18,30 con l’intervento delle compagne/i Curde.

 

La scelta fatta del confronto e approfondimento della questione curda, come è stato detto nell’occasione, ha tre motivazioni:
1°- quello della solidarietà internazionale verso una popolazione che da tanti anni si batte per la propria liberazione sottoposta ad una pesante repressione con migliaia di morti, di incarcerati e torturati;
2°- e’ una occasione per praticare la solidarietà concreta attraverso una sottoscrizione a beneficio della costruzione della “casa delle donne” a Kobane;
3°- per fare un parallelismo tra la strage di piazza Fontana e la strage di Ankara all’insegna della repressione del potere brutale.

E’ stata una occasione importante seguita da un pubblico numeroso e particolarmente attento che ha ascoltato quella che è stata l’evoluzione della resistenza curda portatrice in questo momento di importanti valori emancipativi nella realizzazione nel territorio di forme di autorganizzazione, quale la pratica del municipalismo, del federalismo democratico, della lotta ecologista, della cooperazione, dell’uguaglianza di genere tra uomini e donne, tutti valori che sono l’antitesi del modello capitalista. Ciò spiega il perché dei scarsi aiuti che riceve, da parte dei governi “democratici”, la resistenza curda impegnata in prima persona contro lo Stato Isis.

Dopo una breve sosta in cui si è consumato una frugale cena, predisposta da quelli del Micene, alle 21 l’iniziativa è proseguita con la presentazione della mostra sulla strage di Stato predisposta dal circolo “Giordano Bruno”. La serata è continuata nel ricordo di Pinelli e del suo assassinio nei locali della questura milanese. E’ stato messo in evidenza che Pino, oltre essere anarchico e ferroviere impegnato nelle lotte sociali e per i diritti dei lavoratori come attivista USI, era stato anche un giovanissimo partigiano e si è trovato, dopo la strage di Stato, ad essere prigioniero proprio da quel questore Guida che era stato direttore di Ventotene, luogo di confine per gli antifascisti. Verrà defenestrato con tentativo d’infangarlo, tutto nella assoluta impunità.

 

E’ il paradosso di quella Resistenza tradita fin da subito, quando i partigiani che non volevano cedere le armi perché avevano capito il gioco sporco, venivano tenuti in galera, mentre i fascisti che si erano resi responsabile di gravi colpe venivano amnistiati dall’allora ministro della giustizia Togliatti, consegnando le fabbriche agli stessi padroni compromessi e i posti istituzionali a chi li aveva ricoperti in precedenza. E tutt’ora assistiamo ai larghi spazi che vengono concessi alle formazioni dichiaratamente fasciste, come se non bastassero le stragi di cui costoro si sono resi protagonisti.

 

La serata prosegue con la partecipazione di Marco Rovelli che racconta le storie di giovani partigiani descritti nel suo libro “Eravamo come voi”, non come figure di eroi mitizzati, ma esprimevano la normale esigenza di giovanissimi che, pur vissuti nel buio periodo fascista, hanno seguito l’istinto del richiamo della libertà. Racconti toccanti ai quali ha aggiunta l’emozionante storia del libro che sta scrivendo, di una guerrigliera curda morta, riportando testimonianze dirette del suo viaggio nelle zone della resistenza curda sottoposta ad ogni tipo di rappresaglia e di angherie da parte del governo Turco. Eppure quei guerriglieri, con il fucile in spalla, riescono a conservare il sorriso e soprattutto lo sguardo fiero di chi sa guardare al futuro. Marco Rovelli terminava questi racconti intonando, con voce forte e possente, canzoni di lotte sociali ed anarchiche, accompagnandosi con la chitarra, molto applaudito dal numeroso pubblico che riempiva la sala. L’ultima canzone, figli dell’officina, è stata cantata tutti assieme in piedi.

 

Claudia e Silvia Pinelli, presenti nella serata, hanno colto l’occasione per un saluto in ricordo del padre e un ringraziamento ai compagni e compagne che proseguono nel tempo in questa iniziativa nei luoghi della loro infanzia. Alle 10 di sera la manifestazione usciva dalla sala del Micene, come tutti gli anni, percorrendo in corteo, con le bandiere rosso/neredegli anarchici e dell’USI, le vie della zona e attorno agli isolati delle case popolari fino ad arrivare in via Preneste, sotto la lapide messa dai compagni in ricordo di Giuseppe Pinelli, all’entrata del caseggiato dove abitava. Qui ci si intratteneva a lungo con le canzoni di lotta e anarchiche, grazie soprattutto all’immancabile partecipazione del “Coro Micene” .

 

Ritornati nella sede del “Libero Spazio Micene” si dava l’annuncio di quanto raccolto nella sottoscrizione della serata a favore della “Casa delle Donne” a Kobane, 300 euro che sono state spedite il giorno successivo.

Enrico Moroni

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