11 febbraio a Milano
Milano 11 febbraio: il corteo promosso dalle comunità curde
Possiamo ritenere pienamente riuscito il corteo promosso dalle comunità curde per la liberazione di Ocalan e dei prigionieri politici in Turchia che si è svolto a Milano sabato 11 febbraio (in contemporanea a quello internazionale a Strasburgo) al quale hanno partecipato diverse migliaia di manifestanti. Molto numerosa la presenza dei curdi che si sono mobilitati a livello nazionale, assieme ad altri manifestanti venuti anche da altre località.
Il corteo partito da Porta Venezia, molto vivace e comunicativo, ha percorso le vie del centro per arrivare Largo Cairoli (piazza Castello) dove si sono svolti gli interventi finali. Lo spezzone rosso/nero composto da anarchici, libertari e compagni dell’USI è stato partecipato, circa un centinaio anche di fuori Milano, con striscioni, bandiere, interventi al megafono e ricco di slogan (L’Unione Europea finanzia la Turchia, profitti e sangue per la democrazia; femminista e proletaria, rivoluzione sociale libertaria; le vostre galere non serviranno a niente, mille Rojava in tutto il medio oriente; l’autogestione non è un’utopia, mille le comunità dell’anarchia).
La partecipazione dei compagni dell’Unione Sindacale Italiana vuole rivendicare il sostegno alla Resistenza Curda, in quanto internazionalisti ci sentiamo solidali con tutte le popolazioni che si ribellano alla sottomissione e con tutti i lavoratori in lotta per i loro diritti e l’abolizione dello sfruttamento in ogni parte del mondo. La “nostra patria è il mondo intero” riteniamo che abbia un valore importante ieri, oggi, sempre.
Ci sentiamo, poi, particolarmente legati alla Resistenza Curda, soprattutto a quella Resistenza che ha fatto propria la pratica del Confederalismo Democratico, gettando all’ortiche ogni forma di nazionalismo e rifuggendo da ogni forma di Stato. Il Confederalismo Democratico, che le comunità curde stanno praticando nella regione della Rojava e non solo, si basa sulla autogestione nel territorio, nella pratica del municipalismo dal basso, nel federalismo che superara lo Stato, nella convivenza tra le diverse etnie e diverse culture, nell’uguaglianza praticata fra uomini e donne, nello sviluppo ecologico del territorio. E’ musica per le nostre orecchie, in quanto l’USI si riconosce pienamente in questa forma organizzativa fino all’eliminazione di ogni forma di sfruttamento: né servi, né padroni sono i nostri principi di fondo.
Sono principi che esprimono una lotta di liberazione autentica indicando una via concreta di uscita dal sistema capitalistico, dove padroni e governi dominano sulle popolazioni in tutto il mondo. Sono principi di effettiva liberazione che trovano nel governo turco, del fascisteggiante Erdogan, una feroce repressione verso le comunità curde con persecuzioni, incarcerazioni e torture. E trovano anche il sostegno in questo ruolo repressivo di tutti quei governi cosiddetti democratici che temono il pericolo di quanto si sta realizzando in Rojava.
Questo spiega il perchè la Resistenza Curda, che sta combattendo in prima persona contro il fanatismo dello Stato Isis, viene colpita alle spalle dall’esercito turco, mentre la Russia di Putin, gli USA e gli stati europei, tra cui il governo italiano, lasciano mano libera.
Il governo turco, guidato da Erdogan, ha attuato un vero e proprio colpo di stato e sotto l’etichetta di governo democratico, pratica le metodologie proprie del regime fascista per distruggere le comunità curde, arrestando e torturando le sue rappresentanze, fino a coinvolgere in tale repressione i stessi deputati eletti, ma anche contro ogni forma di opposizione presente, sopprimendo ogni organo di informazione non sottomessi, tra cui la stampa anarchica come MEYDAN e incarcerando i compagni anarchici che proprio in questi giorni stanno attuando lo sciopero della fame come forma di protesta estrema, ai quali diamo tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno.
E’ una vera e propria guerra dichiarata quella del governo turco contro le comunità curde in particolare. Noi siamo contro tutte le guerre che sono sempre messe in atto per sporchi interessi e mai per i principi umanitari che vengono proclamati. Le vittime principali delle guerre sono le popolazioni inermi, mentre sono causa di grossi sacrifici al nostro interno, perché sottraggono ingenti risorse, causa di miseria per larghi strati della popolazione. Basta guerre! Basta frontiere! Solo l’autogestione generalizzata, con un mondo senza padroni, può garantire la vera pace.
Enrico Moroni