Un cantiere di guai

C’era una volta operai e padroni, noi li chiamiamo ancora così. I padroni pagavano gli operai, di solito. C’era una volta, oggi c’è sempre meno vista la difficoltà con cui certi padroni pagano, come se il salario non servisse per vivere. Nella cantieristica navale ritardi e intoppi sono particolarmente frequenti. Come caso di scuola, prendiamo un’azienda con sede a Santo Stefano Magra (SP), la Style fitting yacht.

L’azienda lavora in cantieri edili e navali a Ginevra, Marsiglia, Genova, Venezia. A noi interessa il percorso di un operaio assunto a fine marzo. Il lavoro c’è, pare, almeno fino a tutto il 2017. Il contratto è a tempo determinato: 3 mesi. L’operaio firma e il giorno stesso parte per Ginevra. Il cantiere è nell’ospedale, ma a fine lavoro si torna in Alta Savoia (Francia) oltre il confine di stato. La paga è conglobata, con la compressione dei diritti che ciò comporta. Si guadagna €10,00 l’ora. Il lavoro consiste nel montare armadi e infissi. Nonostante siamo in Svizzera, il cantiere di lavoro è ai limiti della sicurezza a detta chi ci lavora. Lì non c’è alcuna solidarietà operaia. Un lavoratore si fa male? Colpa sua. Nessuno si ferma per vedere. Il contratto del lavoratore che consideriamo inizia il 29 marzo. Il lavoratore torna a casa a fine aprile. Chiede un cantiere più vicino: Genova. Sembra che il passaggio di cantiere si possa fare, poi deve ritornare a Ginevra, per motivi burocratici, gli dice chi organizza il lavoro. Cominciano difficoltà di comunicazione con l’azienda: tutto tace; passa il tempo e il lavoratore non viene rimandato in Svizzera. Resta ad aspettare.

E’ sotto contratto, difficile cercare lavoro. L’azienda spiega il ritardo con pratiche da completare in Svizzera. Una parte di salario arriva il 30 maggio, due mesi dopo il primo giorno di lavoro. Come avrà vissuto la famiglia del lavoratore nel frattempo? Da una visura all’Inps, risulta versata soltanto una prima parte di contributi, il 30 aprile. Quindi, ritardo nei pagamenti del salario diretto e del salario indiretto, per di più versati solo in parte: il lavoratore però ha lavorato ed è a disposizione! Dopo telefonate in cui spesso si attiva una segreteria telefonica, il terzo ed ultimo pagamento del salario avviene il 9 agosto, a seguito delle pressioni congiunte del lavoratore e di U.S.I.- A.I.T. locale.

Vedremo a cosa porterà l’esposto alla Direzione provinciale del lavoro.

Questi segnali arrivano dalla cantieristica. Si può parlare di yacht, fiere, lusso e crociere ignorando chi lavora nella cantieristica navale? La situazione di oggi farebbe quasi rimpiangere il “normale” sfruttamento di una volta. Il risultato del sistema dei subappalti è il ritardo dei pagamenti, la perdita dei diritti e che la classe operaia è polverizzata, ognuno va per sé e i padroni spadroneggiano. Il lavoro perde in qualità e significato. Le agenzie interinali piuttosto che creare buona occupazione offrono salari da fame a chi per andare a lavorare, in mancanza di mezzi pubblici, paga benzina, bollo auto etc. oltre alle spese per vivere. Scompaiono le differenze tra chi sa il mestiere e chi no, tra maestranze specializzate e manovali, ma ciò non porta ad una classe operaia più amalgamata e solidale. Anche tra gli imprenditori non si nota, ammesso ci fosse mai stata, una differenza tra chi viene dalla gavetta, ex-operai che conoscono bene il mestiere e sanno direttamente cosa vuol dire essere salariati, e quelli che vengono con altri percorsi.

Come il patròn di Ferrara Group, ex-gelataio, che aveva un sub-appalto dalla ditta Alvarez nei Nuovi cantieri Apuania di Marina di Carrara per costruire uno yacht. Le maestranze dell’Alvarez lamentavano continui ritardi nei pagamenti. A causa di questi inadempimenti la ditta Alvarez sarebbe stata allontanata dal cantiere di Marina. Il ritardo nei pagamenti non è l’unico problema, però. Il patròn di Ferrara group, ad esempio, ha mandato un operaio al lavoro senza le scarpe anti-infortunistiche. Ai Nuovi cantieri Apuania non volevano neanche farlo entrare a lavorare … E’ un episodio tra tanti.


Di fronte a tutto questo che fare?


Per Usi-Ait La Spezia e territorio Luca Albertosi

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